Metà della barriera corallina giapponese è sbiancata
AmbienteA rivelarlo è il ministero dell'Ambiente nipponico che si è detto preoccupato per le temperature medie dei mari che rimangono alte e pessimista sulle possibilità di recupero dei coralli
È emergenza sbiancamento dei coralli anche in Giappone dove il 49,9% della maggiore barriera nell'area di Sekisei, a sud dell'arcipelago, sarebbe stata colpita alla fine del 2017. Lo ha rivelato il ministero dell'Ambiente nipponico che si è detto preoccupato per le temperature medie dei mari che restano alte e, allo stesso tempo, poco ottimista sulla reversibilità del fenomeno dello sbiancamento. (Lo Speciale "Un mare da salvare").
Poche possibilità di recupero
Nel rivelare che quasi la metà della principale barriera corallina giapponese è completamente sbiancata alla fine del 2017, il ministero dell'Ambiente nipponico ha indicato che si tratterebbe di un valore sostanzialmente più basso rispetto al 91,4% dei coralli tra le prefetture di Ishigaki, nell'isola di Okinawa e le isole Iriomote alla fine del 2016. Ma sarebbe comunque preoccupante. Anche perché le temperature medie dei mari non accennerebbero a diminuire, così come la percentuale dei coralli sbiancati. Per questa ragione, ha spiegato il portavoce del ministero, "non possiamo essere ottimisti sul loro recupero". Gli ecosistemi corallini, infatti, non starebbero mostrando alcun segnale di guarigione e attualmente sono in condizioni critiche.
Lo sbiancamento deri coralli in Giappone
L'aumento della temperatura media delle acque è il fattore principale che comporta il fenomeno dello sbiancamento dei coralli. Quest'ultimo riguarda, in particolare, il processo di simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe fotosintetizzanti che li nutrono. Già in precedenza, inoltre, una ricerca commissionata dal ministero dell'Ambiente nipponico e condotta nel 2017 aveva rivelato lo sbiancamento del 30% dei coralli nei pressi dell'isola di Okinawa, lungo le isole Amami nella prefettura di Kagoshima, registrando un aumento del 10% rispetto alle rilevazioni precedenti. La causa? Il riscaldamento degli oceani.