L'Ue si divide sui mais Ogm: l'Italia vota sì, ma la mozione non passa

Ambiente
Un attivista di Greenpeace protesta contro gli Ogm (Getty Images)
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Stallo sull'autorizzazione per la coltivazione di tre nuove colture mais. Greenpeace attacca il nostro paese: “Pura ipocrisia votare a favore”

L'Unione Europea si divide sugli Ogm. Il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Paff) non ha raggiunto la maggioranza qualificata necessaria ad approvare, o respingere, la richiesta di autorizzazione a coltivare tre varietà di mais geneticamente modificate all'interno del territorio dell'Unione.

 

I nuovi Ogm – Nel corso della seduta, svoltasi a Bruxelles il 27 gennaio, il Paff è stato chiamato a votare per l'ammissione nelle colture europee di tre qualità di mais Ogm resistenti ai parassiti: il Pioneer 1507, il Syngenta Bt11 e il Mon 810. Per quest'ultimo, già in uso, si chiedeva il rinnovo dell’autorizzazione. E' stata la prima votazione eseguita con le nuove regole che consentono ai Paesi membri di vietare la coltivazione all'interno del proprio territorio anche in presenza di un'autorizzazione comunitaria, il cosiddetto opt-out.

L'Italia, insieme ad altri 16 Paesi, ha scelto di votare a favore dell'autorizzazione, riservandosi la clausola dell'opt-out. Oltre all'Italia, si sono pronunciati a favore anche altri Paesi che vietano le coltivazioni ogm sul proprio territorio, come i Paesi Bassi. Germania e Belgio hanno scelto di astenersi, probabilmente a causa delle divisioni sul tema all'interno delle rispettive coalizioni di Governo. La Francia, invece, ha guidato il fronte del no.

Rimane dunque confermata la profonda divisione in Europa sulla questione Ogm, che ora ritorna in Commissione Europea per un nuovo esame. Un portavoce ha fatto sapere che l'organo esecutivo dell'Unione “intende ora riflettere sulle prossime tappe”. Attualmente la normativa europea in materia di Ogm è molto restrittiva: l'unica coltivazione ammessa è proprio quella del Mon 810, di cui ha usufruito soprattutto la Spagna e, in misura minore, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Per quanto riguarda le importazioni ci sono invece 58 Ogm autorizzati tra cui soia, mais, cotone, colza e barbabietola da zucchero.

 

Il voto italiano – Il voto favorevole all'introduzione delle tre colture espresso dai rappresentanti italiani ha suscitato grande dibattito. L'Italia è infatti uno dei paesi europei in cui è stata vietata la coltivazione di organismi geneticamente modificati. Già in passato, inoltre, Coldiretti ha mostrato come secondo un sondaggio il 73% degli italiani si sia detto contrario all'uso di Ogm nel nostro Paese. “Il voto italiano a favore della coltivazione dei tre mais Ogm, oltre a dare la zappa sui piedi all’agricoltura europea, è pura ipocrisia, dato che in Italia queste colture sono già vietate”, ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia. L'ambientalista, da sempre schierata contro la possibile introduzione degli Ogm, si è poi rivolta al ministro Maurizio Martina, titolare delle Politiche agricole, per chiedere di spiegare quello che definisce un “autogol”. “Gli europei, con gli italiani in testa - ha ribadito la Ferrario - chiedono agricoltura sostenibile, e non quella intensiva e dannosa per l’ambiente promossa dalle multinazionali dell’agrochimica”. L'organizzazione ambientalista ha poi auspicato che l'Europa volti pagina sugli Ogm una volta per tutte, per concentrare i propri sforzi sull’agricoltura ecologica.

 

Martina: siamo contrari ad autorizzazioni - Il Ministero delle politiche agricole ha preso le distanze dal voto a favore, confermando "il suo approccio rispetto alla coltivazione di Ogm in campo, dando come indicazione di voto l'astensione, che equivale da sempre alla contrarietà nel comitato competente Ue dove votano i Ministeri della salute europei" si legge in una nota del Ministero. 

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