È morto il regista George A. Romero, il padre degli zombie

Cinema

Paolo Nizza

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Uno dei più grandi cineasti del genere horror è deceduto a causa di un cancro ai polmoni.  Un autore rivoluzionario che cambio le regole del cinema horror. Tra i suoi film più famosi  e amati: La notte dei morti viventi, La citta verrà distrutta all'alba,  Zombie

 

Il mondo del cinema è in lutto. Il regista George A. Romero, il padre di tutti i film sugli zombie, è morto all'età di settantasette anni dopo una breve ma intensa battaglia contro un cancro ai polmoni. A dare il triste annuncio è stato il suo socio in affari Peter Grunwald. Stando a quanto riportato, Romero sarebbe morto circondato dall'affetto dei suoi cari mentre ascoltava la colonna sonora di Un Uomo Tranquillo, uno dei suoi film preferiti.

Nato a New York il 4 febbraio 1940 da padre cubano e madre statunitense di origini lituane, sono sedici gli horror che Romero lascia in eredità.

Certo il suo esordio datato 1968 fu epocale. La notte dei morti viventi cambiò la storia del cinema. Zombie, fortissimamente Zombie. Dopo questo film i morti hanno cessato di riposare in pace. Immortalata da un'abbacinate bianco e nero, una minaccia straordinaria travolge una realtà ordinaria. Assediati dai macilenti Revenants, gli esseri umani sono costretti a confrontarsi con la propria disumanità. E così l'espressione homo homini lupus ("l'uomo è un lupo per l'uomo") si carica di afflati cannibalici

Nel 1973, Romero firma un'altra pietra miliare del cinema della paura: La città verrà distrutta all'alba. Attraverso il filtro del genere horror, la pellicola denuncia le tensioni, le contraddizioni, le paure di America socialmente dilaniata dalla guerra del Vietnam. Il film rinuncia ai titoli di coda per trasportarci subito nella cittadina di Evans City, in Pennsylvania. Un luogo infettato da un'arma biologica che trasforma gli esseri umani in assassini. Ma la cura per questo virus si rivelerà peggior del male. Crazies (il titolo originale del film), getta una luce davvero inquietante su chi siano davvero i pazzi in questa perturbante storia di morte, follia e violenza.

Quattro anni dopo, nel 1977, George riscrive a modo suo il mito del Vampiro. In Vampyr, infatti, non ci sono marsine immacolate, canini aguzzi, sguardi ipnotici e virginali fanciulle dal collo appetitoso, Nel film l'epigono di Dracula è Martin, un solitario diciottenne che droga le ragazze e poi, molto prosaicamente, taglia loro le vene per succhiarne il sangue. Insomma un malato, reso tale da uno zio psicotico che lo apostrofa con l'epiteto di Nosferatu. Girato con un budget risibile, ambientato a Braddock, cittadina della Pennsylvania assai brutta. Il film è interpretato in gran parte da amici e familiari della troupe. Proprio la scarsezza di mezzi, l'assenza di allure e gli effetti speciali di Tom Savini, qui alla sua prima collaborazione con Romero, rendono Vampyr molto disturbante, e un raro fiore del male nel giardino del genere vampiresco.

Il 1978  l'anno di Zombi. Si sa: quando non ci sarà più posto all'Inferno, i morti cammineranno sulla Terra. E siccome i Revenant sono puro istinto pensano bene di scorazzare in un luogo che conoscono molto bene e che hanno molto amato: il centro commerciale. L'uso smodato del colore rosso nelle scene splatter, la musica dei Goblin, lo humour nero trasfigurano il film in un attacco al vetriolo alla società dei consumi. Coprodotto da Dario Argento, Zombi è un pamphlet surrealista che mette alla berlina il cervello rettile teorizzato da Alain Resnais in Mon Oncle D'Amerique. In queste senso sono illuminanti le parole pronunciate nel film dal dottor Milliard Rausch:

"La domanda spontanea, la prima domanda che ci si pone, è se sono cannibali. No, non sono cannibali. Il cannibalismo nel vero senso della parola implica un'attività tra specie simili, ma queste creature non si possono considerare esseri umani, e non si uccidono tra di loro. Si nutrono soltanto di carne viva, hanno poca intelligenza e nessuna capacità di ragionamento. Gli restano alcune capacità elementari e hanno reminiscenze di quando erano in vita. Secondo alcune notizie queste creature userebbero degli attrezzi, anche in questo caso si tratta di azioni semplici e molto primitive, e cioè l'uso di oggetti come clave o simili. Ma posso dire che anche alcuni animali fanno un uso rudimentale di simili arnesi. Queste creature sono guidate soltanto da puro istinto emotivo, il loro unico motore è il desiderio di cibo. Il cibo che li sostiene. Non dobbiamo essere indotti a credere che costoro siano membri della nostra famiglia o nostri amici, non lo sono, non provano alcuna emozione. Questi mostri devono essere uccisi a vista, distrutti senza pietà!"

Nel 1982, Romero tenta un esperimento ambizioso, stuzzicante e piuttosto folle: trasportare la saga dei cavalieri della tavola rotonda nel mondo borchiato dei bikers. In Knightriders, al posto dei cavalli ci sono le Harley Davidson. A proposito del film George dichiarerà:

il mio lavoro più personale. La storia ruota attorno a una persona che vuole rimanere coerente ai propri valori nonostante i danni che subirà. Io stesso, per molto tempo, ero determinato a girare tutti i film a Pittsburgh, la mia città. Anche se c'erano grossi problemi economici, ero pronto a rinunciare al successo finanziario per seguire le mie idee."

Una chicca da riscoprire, impreziosita da un cameo di Stephen King e signora.

E Stephen King tornerà anche in Creepshow, questa volta però nelle vesti di sceneggiatore. King verga cinque storie del terrore che Romero trasforma in un film a episodi in cui l'umorismo macabro danza con la paura. La fotografia di Michael Gornick che esalta i colori accessi e la recitazione sopra le righe di tutto il cast rispecchiano alla perfezione il bizzarro mondo pop dei fumetti della EC Comics che hanno ispirato il film.

Nel 1985, Romero torna agli amati morti viventi con Il giorno degli zombi. Il capitolo che chiude la trilogia iniziata nel 1968, è forse il più cupo e disperato. Il globo terracqueo è ormai in mano ai non morti. In un’ex base militare, un gruppetto di superstiti cerca un antidoto all'epidemia. Tra duelli che rimandano al western e attacchi al presidente Reagan e alla sua politica, il film regala alcune chicche come lo zombie che ascolta Beethoven e tenta di leggere una edizione economica delle Notti di Salem di Stephen King.

Gli zombi si paleseranno ancona nella filmografia di Romero. Nel 2005, il regista gira La terra dei morti viventi. Si sono poi aggiunti un quinto ed un sesto capitolo: Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi (Diary of the Dead), uscito nelle sale americane nel febbraio 2008; Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti, uscito nel 2010. Ma i tempi sono cambiati e i morti viventi sono ovunque specie a Hollywood e dintorni. Peraltro lo scorso maggio, Romero aveva annunciato un nuovo capitolo della saga. Road of the Dead, una sorta di mix fra Road Warrior, Rollerball e Ben Hur. Una sorta di versione horror dei survival talent. Ma per Romero, purtroppo, la gara finisce qui. All'età di settantasette anni ci lascia un regista che attraverso la paura ha messo a nudo tutto il nostro orrore. Un maestro non riconciliato. Un cineasta che ci ha insegnato quanto il genere horror possa essere una cosa terribilmente seria. E non solo un divertissement per teen in cerca di brividi.

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