Il governo interviene dopo la confusione generata dal calcolo della tassa dei rifiuti: promette una spiegazione in tempi brevi della corretta modalità di applicazione. Non è ancora chiaro quanti siano i Comuni che hanno sbagliato i conti e fatto pagare più del dovuto
Sulla Tari interviene il governo. E promette un chiarimento in tempi brevissimi per spiegare le modalità di corretta applicazione e mettere fine, così, alla confusione che si è generata sul calcolo della tassa dei rifiuti. Confusione che ha portato alcuni Comuni a un’applicazione sbagliata. Il documento di chiarimento, spiegano fonti del ministero dell'Economia (Mef), servirà a evitare interpretazioni diverse da parte di singoli Comuni.
L’errore di alcuni Comuni
L’intervento urgente del Mef è arrivato dopo l'errore commesso da alcune amministrazioni comunali, con il conteggio sbagliato della quota variabile del tributo sui rifiuti. Alcuni enti, in pratica, hanno moltiplicato illegittimamente la tassa: hanno applicato più volte su un singolo immobile, calcolandola anche su garage, soffitte e cantine, la quota variabile che caratterizza questo tributo. Il risultato è un balzello gonfiato, in alcuni casi fino a raddoppiare. Non è ancora chiaro quanti siano i Comuni incorsi nell'errore. Il Codacons indica con sicurezza almeno 7 città: Milano, Genova, Ancona, Siracusa, Catanzaro, Rimini e Napoli, sottolineando che il numero potrebbe essere molto più vasto. Ma Genova, ad esempio, si smarca affermando che “la Tari prevista dal Comune è legittima e su tali utenze non viene applicata due volte la parte variabile della tariffa legata all'utenza domestica”.
Tra rimborsi e indennizzi
Al ministero delle Finanze si chiarisce che sono già previste le modalità per chiedere i rimborsi qualora un Comune non applichi la tassa in maniera corretta, ma i consumatori vanno all'attacco anche sul fronte degli indennizzi per le spese eventualmente sostenute. La Lega Nord, poi, ha proposto un intervento con un emendamento alla manovra per chiarire le modalità di applicazione del tributo. Insomma, la confusione è parecchia.
Tari diversa da luogo a luogo
Anche perché le regole nell'applicazione delle diverse componenti della Tari sono molto diverse da luogo a luogo. “I Comuni – spiega il segretario confederale della Uil Gugliemo Loy – nel fissare la tariffa (dal 2013) hanno avuto la flessibilità di individuare o meno il parametro ‘inquilini’ e le grandi città, in maggioranza , lo hanno inserito. Le pertinenze tassate dalla Tari sono 13,4 mln anche se non tutte sono soggette al sovra costo. Un sovracosto che, dove applicato, è mediamente del 5 per cento in più, circa 16 euro”. Per Loy la soluzione potrebbe essere che i Comuni che abbiano applicato indebitamente il sovracosto lo detraggano dalla prossima bolletta.
La scoperta dell’errore
Il merito di aver strappato a livello parlamentare il velo su questo errore va al deputato M5S Giuseppe L'Abbate. Il suo commercialista gli aveva segnalato l'anomalia commessa nel Comune dove risiede, Polignano a Mare. Lui ha chiesto chiarimenti con una interrogazione alla quale il ministero dell'Economia in Commissione Finanze ha dato una risposta, sicuramente tecnica, ma chiarissima nel senso e nelle conseguenze. “La parte variabile della tariffa – ha spiegato il sottosegretario Pierpaolo Baretta – va computata solo una volta considerando l'intera superficie dell'utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze situate nello stesso comune”.
L’esempio
L'esempio portato dall'interrogazione era quello di un appartamento di 100 metri, con un garage di 30 metri e una cantina di 20 metri. In concreto il comune aveva applicato i 2 euro della quota fissa sui 100 metri e sul 50 per cento della superficie di garage e cantina. Ma poi aveva applicato su ogni singolo cespite catastale i 141 euro della quota variabile, che così veniva moltiplicata per tre. Risultato: una stangata di 673 euro contro i 391 che, in base al chiarimento del ministero dell'Economia, dovevano essere pagati.
Chi ha pagato di più?
Per comprendere se si è pagato di più bisognerà prendere i bollettini di pagamento inviati dai Comuni che riportano anche i calcoli della tariffa applicata sulle singole unità immobiliari e sulle pertinenze: quest'ultime non devono contenere la quota variabile. Se questa invece è riportata si può richiedere il rimborso. C'è tempo fino a 5 anni (quindi lo si può fare retroattivo) e il Comune può compensare il dovuto sulle bollette future o restituire il maggior importo pagato in 180 giorni.