Iva evasa per 155 milioni: 176 aziende coinvolte, 30 misure cautelari

Cronaca
I controlli sono stati eseguiti da Guardia di finanza e Agenzia delle Entrate (archivio Ansa)
gdf

Le società che emettevano false fatture erano legate a quattro associazioni criminali che operavano tra Lombardia ed Emilia. Scoperti anche quasi 1.400 lavoratori irregolari

Una maxi-evasione dell'Iva è stata scoperta dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle Entrate, in Lombardia ed Emilia Romagna, nel corso dei controlli sui falsi crediti di imposta eseguiti nel corso degli ultimi mesi: 176 le aziende e le società coinvolte nella frode ai danni dello Stato, 30 i destinatari di misure cautelari, 135 le persone denunciate. Individuati anche 1.370 lavoratori irregolari.

I risultati delle indagini

Nel corso delle verifiche sono state individuate quattro organizzazioni criminali attive in alcune province della Lombardia e dell'Emilia Romagna e cui appartenevano le società, la maggior parte delle quali “cartiere”, intestate a prestanome e utilizzate esclusivamente per la creazione di fatture false. Sono state ricostruite illecite compensazioni del credito d'imposta per 186 milioni di euro ed è venuta alla luce un'evasione dell'Iva pari a 155 milioni. Effettuati provvedimenti di sequestro preventivo di beni mobili, immobili, aziende, disponibilità finanziarie e altri valori per un totale di 200 milioni di euro.

I reati contestati

Le misure cautelari di cui sono destinatarie 30 persone vanno dagli arresti in carcere e ai domiciliari ad altre forme di limitazione della libertà personale. I reati contestati – riportano le agenzie di stampa – sono vari: associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta, occultamento e distruzione di documenti contabili, omessa e infedele dichiarazione, indebita compensazione, truffa e bancarotta fraudolenta, riciclaggio, auto-riciclaggio e reimpiego di denaro e altre utilità di provenienza illecita.

Il modus operandi

Le analisi svolte dagli uomini della Guardia di Finanza in collaborazione con la struttura antifrode dell'Agenzia delle Entrate - collaborazione avviata nell'ambito alla legge di revisione del sistema fiscale, la 23/2014 – hanno consentito di accertare come operavano le società scoperte. Uno schema che era sempre lo stesso: con la collaborazione di professionisti compiacenti (tra cui notai), queste aziende creavano crediti tributari fittizi che venivano poi ceduti a una serie di imprese in modo da compensare i crediti d'imposta. Entrate e Gdf fanno sapere che questo genere di attività prosegue “anche in altri territori”, ponendo la lente in particolare proprio sul “coinvolgimento di professionisti cosiddetti facilitatori della frode”.

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