Riforma Orlando, detenuti in sciopero della fame e della spesa

Cronaca
I detenuti, in sciopero della fame e della spesa, hanno sottolineato la forma "non violenta" della protesta (Foto d'archivio)
LaPresse_carcere

Protesta non violenta ad Avellino e a Palermo per "garantire condizioni più umane e meno degradanti". Tra i problemi in cella c'è la mancanza di medici specialisti esterni. Nel capolugo siciliano visita del sottosegretario Davide Faraone

Alcuni detenuti, per il momento solo di Avellino e Palermo, hanno cominciato uno sciopero della fame e della spesa. Lo hanno fatto per chiedere al governo di portare a termine "l'iter di approvazione dei decreti legge della cosiddetta Riforma Orlando". Una protesta “non violenta” che sperano possa servire a garantire "condizioni più umane e meno degradanti" del regime detentivo e il diritto alla salute.

La protesta della Casa Circondariale di Bellizzi

In occasione della recente visita nel carcere di Avellino del garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello, era stata sottolineata la necessità di incrementare la presenza di medici specialisti esterni per ridimensionare i tempi di attesa ai quali devono sottostare i detenuti malati: nel corso del 2017, sono state 455 le visite esterne e 90 i ricoveri presso strutture ospedaliere. Ogni detenuto che viene sottoposto a visite e cure all'esterno del carcere, viene accompagnato in media da tre agenti della Polizia Penitenziaria, il cui organico sottostimato (208 su una pianta organica che ne prevede 297) non consente tempestività ed efficacia all'assistenza sanitaria.

Sciopero della fame anche dei detenuti a Palermo

Massiccia l'adesione nelle due strutture detentive di Palermo: Pagliarelli e Ucciardone. Nel carcere già noto come Pagliarelli, lo scorso anno intitolato ad Antonio Lorusso, agente di polizia penitenziaria assassinato dalla mafia insieme al procuratore Scaglione, in 766 detenuti su 1.350 hanno aderito allo sciopero della fame. Un'adesione massiccia anche all'Ucciardone, carcere intitolato al maresciallo degli agenti di custodia Calogero Di Bona, ucciso dalla mafia nell'agosto 1979, dove 212 detenuti su 463 hanno rifiutato il cibo e la direttrice ha scelto di consegnarlo alla “Missione Speranza e Carità di Biagio Conte”. "Oggi ho incontrato i detenuti di Pagliarelli e dell'Ucciardone – ha spiegato il sottosegretario alla Salute Davide Faraone sul suo blog - Ho sentito da loro parole e richieste che stanno scritte nella nostra Costituzione”.  "Fabio al Pagliarelli - scrive Faraone – ha commesso tanti errori, lo ammette, e vuole pagare il suo conto con la giustizia, tutto, ma lo vuole fare 'non da animale', ma con un trattamento non contrario al senso di umanità. Gabriele sottolinea che la rieducazione del condannato passa anche da pene alternative, Antonino chiede soltanto di essere curato e dice che mancano non solo i farmaci per patologie gravi, ma anche le compresse contro l'influenza o i gastroprotettori e che la doccia fredda continua a distruggere i suoi polmoni”.

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