Caporalato, 4 arresti in Puglia: sfruttavano le braccianti

Cronaca
Gli arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri (Ansa)

I sospetti avrebbero usato le lavoratrici nella raccolta di uva e ciliegie con paghe ridotte, sottoponendole poi a minacce e facendosi pagare anche il trasporto. Il ministro Martina: "È la prova che la nuova legge funziona"

Quattro persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati sono state arrestate a Brindisi, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale della provincia pugliese su richiesta della Procura. Il caporalato si sarebbe concentrato, in particolare, sullo sfruttamento di manodopera femminile nella raccolta delle ciliegie e dell'uva.

Il caso di caporalato

Le indagini sul presunto caso di caporalato si sono avvalse anche di videoriprese effettuate presso un'azienda agricola di Turi (Bari), dove sarebbero state impiegate le braccianti. È stato dunque possibile documentare come alle lavoratrici, tramite minacce e intimidazioni, fossero richieste prestazioni superiori a quelle previste, a fronte di retribuzioni inadeguate. Secondo gli inquirenti le donne, almeno 15 (tutte italiane tranne due straniere) e tutte in stato di bisogno, venivano  prelevate da Villa Castelli (Brindisi) e da altri comuni del Brindisino e del Tarantino per essere condotte nel Barese. Qui avrebbero lavorato per più di 8 ore al giorno, a fronte delle 6 ore e mezzo previste dal contratto, scalando poi dalla paga anche 8 euro per il trasporto. Invece della paga prevista di 55 euro giornaliere, avrebbero percepito 38 euro. L'inchiesta è partita dalla denuncia di una di loro che ha raccontato agli investigatori di essere stata picchiata per aver chiesto la regolarizzazione del contratto. Indagini sono in corso per verificare se vi siano responsabilità da parte di personale dell'azienda committente. Con minacce e intimidazioni, secondo quanto emerso, gli "intermediatori" avrebbero approfittato dello stato di bisogno delle braccianti. "Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano", si ascolta in un'altra conversazione intercettata. "Femmine, mule e capre tutte con la stessa testa", dice un altro caporale. Nel corso dell'operazione sono stati posti sotto sequestro anche i veicoli utilizzati per commettere il reato.

Il ministro Martina: "La nuova legge sul caporalato funziona"

Soddisfatto dell'operazione il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, in realzione soprattutto alla nuova Legge contro il caporalato varata nel 2016. “La legge contro il caporalato - ha dichiarato il ministro - sta dando risultati concreti a difesa dei diritti dei lavoratori. Gli arresti di oggi dimostrano che questo provvedimento era necessario soprattutto in un settore delicato come quello agricolo. Non possiamo mai abbassare la guardia, lo dobbiamo anche alle tantissime imprese agricole che ogni giorno operano nella legalità”. Ora “serve un impegno costante che coinvolga tutti. Dobbiamo proseguire in questa direzione migliorando la collaborazione tra le istituzioni per aumentare i controlli, vigilare affinché vengano tutelati i diritti dei lavoratori stagionali e verificare il rispetto dei contratti”.

Il viceministro: "Troppe le azioni criminose in questo settore"

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, secondo la quale si tratterebbe della "dimostrazione più evidente che la legge di contrasto al caporalato è giusta e necessaria. E che adesso comincia a dare i suoi esiti". In particolare, "le videoriprese effettuate lungo gli itinerari a corredo dell'indagine parlano di minacce ed intimidazioni. Fin da subito avevamo ritenuto la norma contro il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il riallineamento retributivo nel settore agricolo una risposta di civiltà alle tante, troppe azioni criminose compiute sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori vittime di caporalato. La scelta coraggiosa compiuta dal Governo era inequivoca". Certo, "naturalmente il caporalato non si sconfigge solo per norma. È necessario e fondamentale che a contrastarlo sia un'alleanza convinta e inossidabile tra istituzioni, imprese - dell'intera filiera - popolazione, territori più complessivamente intesi". Perchè, prosegue, "lo ribadisco convintamente, la legge non ha nessun intento punitivo nei confronti delle imprese ma afferma un principio ineludibile di civiltà".

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