Il Tribunale dispone la confisca di quasi 1 miliardo euro agli imputati
Paga Gianni Zonin, e pagano tre ex dirigenti per il crac della Banca Popolare di Vicenza, simbolo della triste stagione delle 'popolari venete', che mise sul lastrico decine di migliaia di risparmiatori.
Dopo un processo durato due anni, con 116 udienze, 8.000 parti civili, il Tribunale di Vicenza ha messo la parola fine (in primo grado) sulle responsabilità del maxi-dissesto che tra operazioni-baciate e mala-gestio fece crollare nel 2017 la 'Popolare Vicentina', per tutti identificata con il suo patron, l'imprenditore Gianni Zonin.
Quattro le sentenze di condanna, ma anche due assoluzioni. Il collegio giudicante ha condannato a 6 anni e 6 mesi l'ex presidente della BPvi, Zonin, (l'accusa aveva chiesto 10 anni). Quanto agli altri imputati, l'ex vicedirettore generale Emanuele Giustini è stato condannato a 6 anni e 3 mesi (i pm Salvadori e Pipeschi avevano chiesto 8 anni e 6 mesi), gli altri ex vice dg Paolo Marin e Andrea Piazzetta a 6 anni (chiesti 8 anni e due mesi). Assolti invece l'ex consigliere Giuseppe Zigliotto e l'ex dirigente Massimiliano Pellegrini, perché il fatto non costituisce reato. I reati contestati agli imputati erano di falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Tra gli imputati del processo non figurava l'ex dg Samuele Sorato, la cui posizione è stata stralciata, per gravi motivi di salute, e fa parte di un altro procedimento.
Con la sentenza emessa il Tribunale di Vicenza ha disposto la confisca di beni dei condannati per un ammontare di 963 milioni di euro.
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