Il neo-regista: "Non è facile essere figli d'arte"
(di Francesco Gallo) (ANSA) - VENEZIA, 11 SET - "Tre stili mischiati: Buster Keaton, una piece francese familiare dal respiro naturalista e una commedia italiana come 'Brutti sporchi e cattivi'. Pietro Castellitto è giovane, è vero, ma non ha fatto un film giovane".
Così Massimo Popolizio, come il più bravo dei critici, descrive con estrema lucidità al Lido la sorprendente opera prima di Castellitto 'figlio', 28 anni, che con I predatori ha fatto un esordio intelligente e originale.
Presentato in concorso in Orizzonti alla 77° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia il film, in sala dal 22 ottobre con 01, ha una morale semplice: una famiglia nazi-fascista con tanto di negozio di armi e una borghese radical chic, pari sono in quanto a capacità predatoria.
Così è almeno per i borghesi Pavone, con padre medico (Popolizio) e autoritaria madre regista (Manuela Mandracchia) e per i Vismara con capofamiglia (Giorgio Montanini) alle prese con il culto del fascismo e quello delle armi. Tra tutto questo la follia-filosofica di un ragazzo Federico (lo stesso Pietro Castellitto) giovane assistente di filosofia, figlio dei 'politicamente corretti' Pavone, molto arrabbiato per una cosa per lui affatto marginale: è stato lasciato fuori dal gruppo scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche.
"Non è un film antifascista, ma casomai anti borghese anche se i fascisti che faccio vedere sono molto colorati è perché lo squadrismo cambia faccia, diventa sempre più raffinato, ma non la sostanza. Ma una cosa è certa: a loro servono le armi per essere predatori, ai borghesi no", spiega Castellitto.
Cosa significa essere 'figlio d'arte'? "C'è chi, a differenza di me, frequenta i posti giusti per trovare lavoro, ma per chi vive la mia condizione gli altri vedono solo vantaggi. Non è così, a volte si prova vera frustrazione quando quel mondo in cui ti affacci ti conosce già e ti giudica". (ANSA).