Al museo Revoltella di Trieste le opere donate di Stultus

Friuli Venezia Giulia

Sgarbi, artista tutto da scoprire in tempio pittura Novecento

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(ANSA) - TRIESTE, 16 DIC - Sono stati realizzati tra il 1930 e il 1954 e documentano un periodo di particolare vitalità e originalità del linguaggio artistico del pittore triestino Dyalma Stultus. Sono una collezione di dieci dipinti, donati dalle figlie, che sono entrati a far parte del patrimonio del Museo Revoltella di Trieste, affiancando le opere di noti artisti concittadini come Arturo Nathan, Leonor Fini, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Giannino Marchig, Oscar Hermann-Lamb, Edgardo Sambo, Edmondo Passauro. A raccontarli al pubblico è ora una mostra "La donazione Stultus", inaugurata il 16 dicembre alla presenza del critico d'arte e sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo.
    Intellettuale raffinato e sensibile - ricordano i promotori della mostra, curata da Susanna Gregorat - fin dai suoi esordi artistici, Stultus è stato apprezzato e stimato da alcune personalità più rappresentative della cultura triestina d'inizio secolo, quali Giani Stuparich, Anita Pittoni, Silvio Benco e Italo Svevo, che lo ospitò frequentemente a Villa Veneziani e che gli donò nel 1927 una copia de "La coscienza di Zeno" con la seguente dedica: "Al giovane pittore Dyalma Stultus. Ammirazione e auguri. Ettore Schmitz 29-I-1927". Si trasferì a Firenze nel 1941, dove si affermò. Condizionato dalla pittura del pittore torinese Felice Carena, accolse ulteriori suggestioni dal contesto artistico-culturale toscano e dal linguaggio novecentista, mantenendo tuttavia uno stile personale e di profonda interiorità.
    "Oggi qui Dyalma Stultus è vivo", ha esordito Sgarbi, ricordando il pittore come "un artista tutto da riscoprire, perché rimasto sempre ai margini anche per la sua doppia identità, sospeso com'era tra quella triestina e quella fiorentina, quindi con un linguaggio che non può essere detto né connesso ai grandi artisti triestini riconosciuti e studiati e neppure con i toscani che ha frequentato. Questa mostra rappresenta un risarcimento all'artista triestino in quel tempio della grande pittura del Novecento qual è il Museo Revoltella".
    (ANSA).
   

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