Scarse dichiarazioni da indagati
(ANSA) - TRIESTE, 11 SET - Sono ancora in corso le ricerche delle armi impugnate e utilizzate lo scorso sabato mattina nel corso della sparatoria in centro a Trieste. Non sono state ancora trovate quelle utilizzate dalla famiglia di operai kosovari che avrebbe fatto la spedizione punitiva, né la pistola che, stando ai fotogrammi di quegli istanti visionati dalla Polizia, avrebbe impugnato anche uno dei componenti della famiglia aggredita. "Non abbiamo ancora chiuso il cerchio sulle armi", ha confermato il Procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo. Le indagini dovranno chiarire certamente quali armi siano state utilizzate e come siano state reperite". Un elemento quest'ultimo sul quale gli inquirenti non si sbilanciano. Allo stato si esclude tuttavia che i componenti dei due gruppi familiari fossero in possesso di porto d'armi.
Intanto, secondo quanto si è appreso, le dichiarazioni rese dagli indagati sarebbero molto scarne e scarse ed entrambi i gruppi familiari avrebbero minimizzato le proprie responsabilità, addossandole rispettivamente ai rivali come conseguenza della diatriba sorta già nei mesi scorsi e sfociata in pregresse denunce incrociate. Nei prossimi giorni, proseguiranno le attività investigative dirette a sentire possibili testimoni che possano aiutare a fare luce sull'intera vicenda. Gli investigatori stanno scandagliando i rapporti tra le due famiglie, che da anni risiedono nel capoluogo giuliano.
Un lavoro che richiederà molto tempo: "Le indagini sono in pieno svolgimento. Non siamo prossimi alla chiusura", ha confermato il Procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo. (ANSA).