'Ipotesi revoca permesso soggiorno a responsabili. Città sicura'
(ANSA) - TRIESTE, 06 SET - "Trieste è una città altamente sicura" e "con un'ulteriore assegnazione di 50 militari e 6 poliziotti" da parte del Ministero dell'Interno, destinati ai controlli sul territorio in Friuli Venezia Giulia, "sarà possibile prestare più attenzione ad alcune aree meno monitorate" della città, lontane dal centro storico e dalla movida. Lo ha sottolineato il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, al termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato per oggi dopo la sparatoria avvenuta sabato in centro a Trieste.
Quanto accaduto in via Carducci, ha ribadito il prefetto, è collegato "a una faida tra due famiglie kosovare, che coinvolge una ventina di persone in tutto e che non incide sul livello di sicurezza della città. L'attenzione va indirizzata a ciò che è possibile fare per prevenire ulteriori episodi o seguiti di questa" vicenda "e ciò che concretamente faremo è verificare la possibilità di revocare i permessi di soggiorno di chi si è reso protagonista di queste vicende sebbene non penalmente responsabile".
Al Comitato hanno partecipato, tra gli altri, anche il procuratore Capo di Trieste, Antonio De Nicolo, e il sindaco, Roberto Dipiazza. "Un'attenzione particolare - ha aggiunto Valenti - sarà data al settore dell'edilizia, campo in cui queste famiglie sono titolari di ditte, sia con un'azione congiunta di polizia e Gdf sia attraverso un protocollo di intesa con Regione, cassa edile e sindacati per promuovere una maggiore circolarità di informazione e trasparenza sul regime degli appalti dei privati".
Inoltre, puntualizza Valenti, "ho rivolto una sollecitazione alle forze di polizia tutte affinché segnalino al Questore sistematicamente le cattive frequentazioni di bar ed esercizi pubblici per sospendere o revocare la licenza a quei bar che rappresentano il punto di ritrovo dove si radunano persone con precedenti e che delinquono". L'attenzione si concentrerà infine anche sulle "modalità di ingresso dei minori stranieri kosovari sul territorio nazionale, che arrivano alla soglia dei 18 anni e poi grazie alle ditte edili ottengono la conversione di permesso di soggiorno in permesso di lavoro: andremo a verificare la modalità con cui questa conversione avviene. Anche se nell'ultimo periodo questo fenomeno si è ridotto". (ANSA).