Giornalismo: Molinari, con analisi dati professione evolve

Friuli Venezia Giulia

A Pordenonelegge Atlante del mondo che cambia

(ANSA) - PORDENONE, 17 SET - "La differenza che intercorre tra ricercare informazioni su Google e radiografare i dati come fanno analisti e intelligenze artificiali è la stessa che passa tra setacciare la sabbia con una paletta e sfogliare un libro".
    Parola di Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, che presentando a pordenonelegge il suo "Atlante del mondo che cambia" (Rizzoli) si è soffermato a lungo sull'importanza dei dati e sul loro utilizzo nel giornalismo. "In media, ogni due giorni l'uomo e le sue tecnologie creano un volume di dati pari alla quantità di informazioni generate dall'umanità intera fino al 2003. Orientarsi in questo oceano può sembrare impossibile, e in effetti trovare dati catalogati da fonti attendibili e riuscire a decifrarli sono entrambi compiti ostici" ha spiegato il giornalista e scrittore.
    "È una sfida avvincente che mostra quanto ancora il mondo del giornalismo si possa evolvere". "Spostandomi in giro per il mondo - ha raccontato Molinari - ho avuto la fortuna di veder nascere il data journalism: una professione che richiede il tempo, la premura e l'umiltà di studiare i dati, ma anche la formazione di nuove figure professionali che accompagnino il giornalista tradizionale. Il Wall Street Journal, ad esempio, sta testando unità di lavoro formate da un giornalista che dirige l'inchiesta, un analista che studia i dati ed un ingegnere che programma i criteri della ricerca. Io, sia con La Stampa che con Repubblica, ho iniziato un dialogo con il Politecnico di Torino e con la Bocconi, che a quanto mi risulta sono le prime università italiane a laureare analisti di dati.
    La tecnologia esalta il nostro lavoro, non lo sminuisce, ed ha comunque bisogno di essere supportata dalla qualità di chi la utilizza". (ANSA).
   

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