In romanzo esordio le testimonianze raccolte da donne Kamchatka
(ANSA) - PORDENONE, 16 SET - "Ho voluto dipingere uno spettro integrale della violenza, che la mostrasse in tutte le sue sfumature: la violenza sessuale e domestica non è solo quella che finisce sulle prime pagine dei giornali o manda le donne all'ospedale. Nel mezzo ci sono una miriade di sfaccettature".
Lo afferma Julia Phillips, autrice del fortunatissimo romanzo d'esordio "La terra che scompare" (Marsilio), finalista del National Book Award dello scorso anno e nella top dieci dei libri del 2019 secondo il New York Times.
Phillips inaugura le conferenze digitali in collegamento di pordenonelegge, proposte in questa edizione 2020 per connettere il pubblico locale con autori da tutto il mondo.
Il romanzo di Phillips è ambientato in Kamchatka, aspra terra nella quale l'autrice americana ha vissuto per un periodo. Lì ha raccolto testimonianze della dura vita che le donne del posto devono affrontare, in una comunità in cui è quasi impossibile per loro autodeterminarsi. Per una decina d'anni l'autrice ha lavorato in una onlus per le vittime di abusi.
"Quand'ero in Kamchatka, mi sono resa conto che ciò che stavo venendo veniva filtrato dalla mia mente e dai miei occhi di americana, e che molte delle questioni che mi si presentavano davanti erano identiche alle dinamiche del mio Paese d'origine", ha raccontato la Phillips. "Dopo il movimento #MeToo, argomenti che prima erano relegati alla sfera privata sono usciti allo scoperto, ma la strada da fare nel percorso di guarigione e di assunzione delle responsabilità, individuale e nazionale, è ancora lunga". (ANSA).