Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi, il 24% no
(ANSA) - TRENTO, 03 MAG - "Nel 2021 i ristoranti in Trentino erano 1.142; erano 1.102 nel 2020 e 1.084 nel 2019.
Rispetto all'Italia la nostra provincia segna un'inversione di tendenza: infatti, a livello nazionale dal 2019 si sono perse circa 14.000 imprese della ristorazione, 40.000 se consideriamo il più ampio settore dei pubblici esercizi. Il calo ha riguardato anche gli addetti: la pandemia ha lasciato sul campo una fuoriuscita di 240.000 lavoratori. Il dato significativo è che il 50% di questi era a tempo indeterminato. La composizione della forza lavoro nella ristorazione è composta al 60% da lavoratori part-time e per il restante full-time. Il 10% sono lavoratori stagionali, il 26% a tempo determinato, il 64% a tempo indeterminato. Più della metà dei lavoratori, compresi i titolari, è donna". Così il presidente dell'Associazione ristoratori del Trentino, Marco Fontanari, durante la conferenza stampa nella sede di Confcommercio in occasione dell'assemblea annuale di categoria.
Il settore sta vivendo un momento di grandi cambiamenti, dopo 24 mesi di pandemia, alle prese con una stagione di rincari, in costante ricerca di personale qualificato, ma i ristoratori trentini vogliono guardare al futuro con ottimismo: nel giorno dell'assemblea annuale dell'Associazione, la categoria traccia un bilancio e guarda avanti. E lo fa con il restyling del logo ed una nuova campagna associativa.
"In un sondaggio tra i nostri associati il 40% ritiene che la ripresa completa avverrà nel corso del 2022, un altro 40% la prevede per il 2023 mentre per il rimanente 20% essa non si verificherà prima del 2024", ha proseguito Fontanari.
"Nonostante alcune criticità che ostacolano una ripresa piena, la guerra e soprattutto i rincari delle materie prime - ha aggiunto - direi che i ristoratori guardano con ottimismo ai prossimi mesi. Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi, con il 24% che non l'ha fatto. Certo è che le imprese stanno subendo rincari che mediamente assommano al 10%, mentre la stima della revisione dei listini è del +2%, segno che la categoria cerca di assorbire quanto possibile gli aumenti per non riversarli sulla clientela". (ANSA).