Presidente, preoccupazione per livello costi raggiunti
(ANSA) - TRENTO, 03 MAG - Il valore della produzione della Federazione provinciale degli allevatori del Trentino nel 2021 ha raggiunto la cifra di 15,4 milioni di euro e un utile di 74.000 euro. È quanto emerso - informa una nota - dall'assemblea annuale dei soci.
"In generale il 2021 ha risentito ancora dell'appesantimento su tutte le attività causato dalla pandemia. Dall'autunno si è aggiunto l'aumento dei costi energetici che ha determinato un +25% della voce anno su anno, a chiusura dell'esercizio.
L'attuale andamento fa prevedere, per il 2022, un raddoppio del conto per gas, elettricità e trasporti", ha precisato il direttore Massimo Gentili, evidenziando un quadro complessivo buono.
L'attività tecnica della federazione, che raccoglie 1.115 soci allevatori trentini, è proseguita in linea con gli anni precedenti. Il personale ha eseguito 7.210 prime visite mensili in allevamento con registrazione, oltre 181.000 rilievi produttivi, 19.355 parti, 7.175 identificazioni, 185.000 analisi di campioni di latte e oltre 28.000 movimentazioni. Il centro di produzione seme bovino Alpenseme, a Toss di Ton, si è confermato tra i migliori a livello nazionale sia per quantità, sia per qualità del seme prodotto. Il punto vendita ha chiuso complessivamente in linea con il 2019. "La proposta di carni e prodotti trentini ha raccolto il favore dei consumatori: l'aumento delle vendite al dettaglio ha compensato il calo del settore ingrosso ristorazione causato dal Covid", ha spiegato il direttore.
In Trentino, il settore conta 708 allevamenti di bovini, con 19.696 vacche da latte, 90 allevamenti ovocaprini (per 2.300 capi), 390 allevamenti di cavalli iscritti al libro genealogico haflinger e norico e 12 allevamenti di conigli.
"Per il futuro è grande la preoccupazione per il livello dei costi raggiunti dagli alimenti per il bestiame e i prodotti energetici. Una situazione che ha notevolmente incrinato la stabilità delle nostre aziende. Se guardiamo ai primi mesi del 2022 è difficile dare un messaggio positivo: i nostri caseifici fanno fatica a scaricare sul consumatore tutti i rincari, con il rischio concreto che il nostro prodotto rimanga sugli scaffali dei supermercati", ha detto il presidente Giacomo Broch. (ANSA).