Il caso dovrebbe finire nel tribunale di Trento
(ANSA) - PERUGIA, 06 APR - Un ex commercialista romano, che si faceva chiamare "imperatore", è ritenuto l'artefice di un complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati, sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell'erario. E' quanto emerge da un'indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia. Il gip di Perugia - si legge ancora nella nota della Procura - nel condividere il quadro indiziario delineato ha però individuato nel Tribunale di Trento - dove si è stata collocata la bancarotta più datata - la sede competente a celebrare un eventuale processo per i reati che gli inquirenti ritengono siano stati commessi nel corso degli ultimi otto anni in più regioni.
L'uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da tempo residente nel perugino sono finiti in carcere in quanto ritenuti "figure apicali" del gruppo mentre tre indagati, operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.
Secondo quanto emerso dalle indagini - si legge in un comunicato della procura di Perugia -, il presunto meccanismo illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare nell'acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio; nell'intestazione fittizia a prestanome delle aziende acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società riconducibili all'organizzazione. (ANSA).