Strumento ideato dalla Commissione europea nel 2012
(ANSA) - TRENTO, 04 MAR - L'Università di Trento è tra i primi atenei italiani ad adottare il Gender equality plan (Gep).
Il documento traccia linee di indirizzo e azioni da mettere in pratica sulla strada dell'equità. Dal bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa al riequilibrio di genere in organi e posizioni di vertice, dall'uguaglianza tra donne e uomini nel reclutamento e nella progressione di carriera all'integrazione della dimensione di genere nella ricerca e nei programmi di insegnamento al contrasto a violenza, mobbing e molestie.
Il piano della parità di genere è uno strumento ideato dalla Commissione europea nel 2012 e promosso l'anno scorso da un vademecum della Conferenza dei rettori delle università italiane. Il documento redatto dall'Università di Trento traccia linee di indirizzo e azioni da mettere in pratica nel periodo 2022-2024 a favore dell'equità di genere. Perché ci sono ancora ineguaglianze e asimmetrie da sanare. Le donne a UniTrento rappresentano il 50,6% della popolazione studentesca; il 51,9% delle persone laureate e il 37,8% della componente dottorale; il 45,2% delle persone assegniste; il 27,5% fra il personale di ricerca a tempo indeterminato; il 31,5% dei/delle docenti di seconda fascia e solo il 17,1% tra i/le docenti di prima fascia (e nel 2015 le professoresse ordinarie erano appena l'11,7%).
La decisione di dotarsi del piano della parità di genere - precisa l'Università di Trento - si colloca in un percorso che ha visto l'ateneo di Trento dal 2014 introdurre un piano di azioni positive, dal 2006 stilare rapporti annuali sulle pari opportunità e l'anno scorso redigere il primo bilancio di genere. Negli anni, inoltre, UniTrento ha anche creato una rete di organi (a partire dal comitato unico di garanzia), strutture (come l'ufficio equità e diversità), servizi (ad esempio lo sportello della consigliera di fiducia), impegnati a vari livelli in questa direzione. (ANSA).