"A Trento l'hanno vista spegnersi a causa delle vessazioni"
(ANSA) - TRENTO, 11 GEN - "Gli avvocati della difesa hanno riportato frasi di Sara decontestualizzate, scritte da in un momento in cui viveva un disturbo post traumatico da stress, come diagnosticato da un medico di base una settimana prima che scomparisse. 'Sono un morto che cammina' è stata detta non a un collega, ma al compagno di vita, a cui solitamente non si mente, a causa dell'ambiente di lavoro tossico in cui si trovava". Lo sostiene Emanuela Pedri, sorella della ginecologa di Forlì scomparsa il 4 marzo del 2020 in Trentino, intervenuta in risposta a quanto rilevato dall'avvocato Salvatore Scuto, legale di Saverio Tateo, ex primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Trento, dove la professionista lavorava.
"Certamente Sara era fragile, come lo siamo tutti, ed era abituata a lavorare lontano da casa, come dimostra il lungo periodo trascorso a Catanzaro, dove aveva trovato nella sua fragilità un equilibrio. Ci sono invece le testimonianze di persone che a Trento l'hanno vista spegnersi a causa dei maltrattamenti e delle vessazioni provenienti da due persone precise. E le imputazioni non arrivano dalla famiglia Pedri, che di quanto stava succedendo a Sara non ha saputo nulla fino all'ultimo momento, ma dall'azienda sanitaria e dalla commissione dei garanti, che ha ritenuto di dover licenziare il primario e trasferire la sua vice", ha aggiunto la sorella, evidenziando anche come "la risonanza mediatica del caso è legata all'interesse sociale di quanto emerso". (ANSA).