Non possono rientrare nel loro paese per blocco delle frontiere
(ANSA) - TRENTO, 17 MAR - C'è allarme per i lavoratori stagionali stranieri, che a seguito della chiusura degli alberghi nelle località turistiche sono rimasti senza lavoro e alloggio, ma non possono nemmeno rientrare nel loro paese d'origine in quanto le frontiere sono chiuse. Un allarme lanciato dal presidente dell'associazione italo romena Dan Ioan, e sul quale ha richiamato l'attenzione anche Vincenzo Passerini, ex presidente regionale del Cnca (Coordinamento nazionale comunità d'accoglienza).
In Trentino la maggior parte di questi lavoratori si trova in val di Fassa e val di Fiemme e ora - come riporta Passerini - l'ambasciata romena è in contatto con la Provincia per trovare una soluzione provvisoria di accoglienza. "C'è davvero da augurarsi che l'ente pubblico dia una pronta risposta di accoglienza", afferma l'ex presidente del Cnca. "Resta lo squallore di chi ha si è servito di queste persone straniere e poi le ha abbandonate al loro destino. I lavoratori stagionali stranieri sono da anni la colonna portante di tanti nostri settori economici e sociali. Senza di loro l'Italia chiude. Però l'Italia ha dato un mare di voti al partito che odia gli stranieri e li addita come la peste. Un mare di ipocrisia e inciviltà".
Passerini ricorda inoltre i problemi che si stanno riscontrando in queste settimane anche nel settore dell'agricoltura: "Poco più di due settimane fa Gianluca Barbacovi, presidenti della Coldiretti del Trentino, lanciava l'allarme per le tante disdette di lavoratori stagionali stranieri. La raccolta dei piccoli frutti è a rischio. E siamo solo all'inizio. Un quarto del made in Italy agricolo dipende dai 370 mila lavoratori regolari stranieri. Noi aggiungiamo: altre centinaia di migliaia di irregolari sono sfruttati come schiavi. "Comprate prodotti trentini e italiani!" si insiste oggi. Forse è il caso di ricordare che frutta e verdura trentina e italiana dipendono in gran parte dal lavoro degli stranieri".
(ANSA).