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Processo Last Banner, condannati sei ultrà

Piemonte

Secondo la procura, nella stagione 2018-2019 la tifoseria organizzata bianconera esercitò pressioni illecite sulla Juventus per non perdere una serie di benefici e agevolazioni. Il club e alcuni dirigenti che si sono costituiti parte civile hanno ottenuto il diritto a un risarcimento

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Sei condanne e sei assoluzioni hanno chiuso oggi in tribunale a Torino il processo Last Banner sulle pressioni esercitate dagli ultrà sulla Juventus. La più alta, 4 anni e 10 mesi, è stata inflitta a Dino Mocciola, indicato come il leader dei Drughi, per il quale la procura aveva chiesto oltre 13 anni di reclusione.

Le accuse agli ultrà

Secondo la procura, nella stagione 2018-2019 la tifoseria organizzata bianconera esercitò pressioni illecite sulla Juventus per non perdere una serie di benefici e agevolazioni. I giudici hanno riqualificato molti dei capi d'accusa da estorsione a tentativo di estorsione. Per Domenico Scarano la condanna è a 3 anni e 3 mesi di reclusione; per Salvatore Cava 2 anni e 4 mesi; per Sergio Genre 2 anni e 6 mesi; per Umberto Toia un anno e sei mesi; per Giuseppe Franzo un anno e due mesi. La Juventus e alcuni dirigenti bianconeri che si sono costituiti parte civile hanno ottenuto il diritto a un risarcimento e a provvisionali che in totale ammontano a 53 mila euro. "Per la prima volta in Italia è stato riconosciuto il reato di associazione a delinquere ad un gruppo ultras, i Drughi Juve", ha dichiarato Il pubblico ministero Chiara Maina dopo la lettura della sentenza. "Siamo soddisfatti - ha aggiunto - perché ha retto l'impianto accusatorio".