Nelle comunicazioni al Consiglio comunale la prima cittadina ha parlato in merito alle indiscrezioni emerse dalle carte dell'inchiesta in cui è coinvolto il suo ex portavoce, accusato di averla ricattata
"Non sono ricattabile e non esistono segreti indicibili". A dirlo è la sindaca di Torino, Chiara Appendino, nel suo intervento in Consiglio comunale in merito alle indiscrezioni emerse dalle carte dell'inchiesta sulla presunta estorsione commessa dal suo ex portavoce, Luca Pasquaretta, ai suoi danni. "Non c'era nessun motivo - ha affermato - né personale né lavorativo per potermi ricattare. Chi dice o scrive che io mi sarei attivata personalmente per procurare una consulenza a Pasquaretta in Iren o Afc dice il falso. Io quelle ipotesi le ho bloccate perché contraria. Questo vale per me e per la mia giunta".
La sindaca: "Non sono ricattabile"
"Adesso che sono state rese pubbliche sui giornali le carte delle indagini - ha proseguito - si può finalmente affermare con certezza che non ero ricattabile, per alcun motivo. Sono venuta in aula subito dopo l'interrogatorio a dire che se fossi stata sotto ricatto non sarei stata nelle condizioni di esercitare il mio ruolo. Allora però c'era solo la mia parola a dirlo. Oggi, rese pubbliche le carte delle indagini, confermo nuovamente, che non c'è nessun motivo, né personale né lavorativo alla base di un presunto ricatto, che non sono ricattabile e che non esistono segreti indicibili".
La sindaca ha poi spiegato che "uno dei motivi del presunto ricatto proviene da un'intercettazione ambientale tra due dipendenti comunali. L'ipotetico 'segreto inconfessabile'. Bene - ha sottolineato - gli investigatori hanno messo nero su bianco che quell'ipotesi non ha trovato alcun riscontro nei materiali sequestrati al diretto interessato. Quindi - ha sottolineato - pienamente consapevole della correttezza del mio operato, continuerò a ribadire la mia posizione e a smentire con i fatti qualunque notizia falsa o infondata".
"Certa della mia totale correttezza"
"Non intendo in alcun modo commentare gossip, voci di corridoio e conversazioni private riportate in forma parziale e fuori da ogni contesto. Non appena ho avuto notizia delle imputazioni a suo carico per le note ipotesi di reato che mi vedrebbero coinvolta, ho interrotto immediatamente tutti i rapporti", ha ribadito la prima cittadina affermando di essersi sempre detta "serena e certa della mia totale correttezza.
E oggi mi sento di poterlo confermare con ancora più forza. Nell'ultimo anno e mezzo sono cambiate molte cose e, con tutta la squadra, stiamo lavorando in piena serenità per portare avanti il lavoro di questa amministrazione per Torino - ha concluso - Lavoro su cui siamo massimamente concentrati e di cui anche quest'aula spero possa tornare presto a dibattere. Non conversazioni di corridoio e telefonate parziali e decontestualizzate. Portare tutto questo in Aula credo non faccia bene a nessuno. Men che meno alla Città".
I verbali
La scorsa sttimana erano stati diffusi i verbali degli interrogatori resi dalla sindaca ai pubblici ministeri Enrica Gabetta e Gianfranco Colace nell'ambito dell'inchiesta. Secondo Appendino, Pasquaretta "voleva vuotare il sacco" in procura. Inoltre, "era solito sfogarsi in maniera colorita" e voleva chiamarla in causa per due episodi a suo dire compromettenti. Pasquaretta, "diceva in giro che mi voleva bene e mi stava proteggendo", spiega la sindaca. Ed è anche per questo motivo, oltre che per il fatto di non essersi mai sentita minacciata, che il rapporto tra i due non si è interrotto. Fino allo scorso primo febbraio, un venerdì pomeriggio. "Dopo che ho appreso della vicenda giudiziaria di Pasquaretta, in particolare dell'accusa appresa a mezzo stampa - sottolinea Appendino - che riguarderebbe appuntamenti con i miei assessori per interessi privati, non ho avuto più contatti con lui".
La vicenda
Secondo quanto emerso dall'inchiesta, l'ex braccio destro l'avrebbe minacciata per ottenere un nuovo incarico dopo la cessazione, il 3 agosto 2018, del suo contratto di lavoro in Comune. Era stato l'assessore al Commercio, Alberto Sacco, a riferire alla sindaca delle presunte manovre con cui, secondo l'accusa, Pasquaretta aspirava a ottenere nuovi lavori. La prima circostanza compromettente è legata alla consulenza che Pasquaretta aveva ottenuto dal Salone del Libro nel 2017 e per la quale è tuttora indagato per peculato. Il giornalista diceva "in giro" che Appendino era a conoscenza di quella consulenza, questione per la quale in un primo momento è stata indagata, ma la sua posizione è stata stralciata e si profila una richiesta di archiviazione.
L'uso della macchina di servizio
L'ex portavoce, inoltre, "sosteneva che io avevo usato la macchina di servizio per andare a Ivrea per un impegno del partito", si legge nei verbali. "Nulla da nascondere", secondo Appendino: "In auto verso Ivrea ero con un pubblico ufficiale, un poliziotto municipale. Inoltre avevo già testimoniato in procura sulla consulenza per il Salone del Libro", ricorda la sindaca ripetendo di essere stata lei a convincerlo a restituire i cinquemila euro dell'incarico.