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Piazza San Carlo, grande folla ai funerali di Marisa Amato

Piemonte
La sindaca di Torino Chiara Appendino e l'assessora Antonella Parigi partecipano ai funerali di Marisa Amato (ANSA)

"Il Signore susciti, in chi ha determinato la tragedia di piazza San Carlo, un sussulto di dignità e di rimorso” così l'arcivescovo di Torino. Il marito: "Non mi aspettavo tutta questa gente" 

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Torino si è stretta attorno alla famiglia di Marisa Amato, la 65enne morta nei giorni scorsi dopo essere rimasta paralizzata per le ferite riportate il 3 giugno 2017 in occasione della proiezione su maxi-schermo della finale Champions tra Juventus e Real Madrid. Presenti alle esequie anche le autorità cittadine, la sindaca di Torino, Chiara Appendino ha voluto dare un abbraccio a Viviana, figlia di Marisa Amato. In chiesa molte corone di fiori, oltre a quella della Città, anche quelle della Juventus e del comitato vittime Heysel.

Le parole dell'arcivescovo

"Il Signore susciti, in chi ha determinato con il suo comportamento la tragedia di piazza San Carlo, un sussulto di dignità e di rimorso delle coscienze. Un sussulto che sfoci nell'assunzione delle proprie responsabilità, riconosciute davanti alla giustizia umana che è condizione necessaria per ottenere la misericordia di Dio". Questo il messaggio dell'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, letto dal parroco di un affollato Santuario di Santa Rita, don Roberto Zoccalli, che ha celebrato il funerale. Monsignor Nosiglia, nel suo messaggio, formula anche una preghiera "per la nostra città ferita. La morte di Marisa susciti in ogni suo cittadino responsabilità della cosa civile e un forte impegno di ripresa morale fondata sui valori cristiani e civili". 

Il marito: "Non mi aspettavo tanta gente"

"Non mi aspettavo tutta questa gente": è commosso Vincenzo D'Ingeo all'uscita dal santuario di Santa Rita, al termine dei funerali della moglie, Marisa Amato. "Mi è dispiaciuto vederla soffrire, ma sono felice che oggi sia venuta la sindaca Appendino - ha aggiunto l'uomo -: è sempre stata presente ed è venuta a trovarci in ospedale". Con l'uomo, anche i figli, Viviana e Danilo: "porteremo avanti tutto quello che nostra madre ha fatto in questo anno e mezzo. Ci ha voluto trasmettere la sua forza", hanno detto ricordando le attività benefiche avviate dalla donna durante la malattia. "Io un po' di rabbia per quello che è accaduto ce l'ho, lei quella parola non l'ha mai conosciuta", ha osservato il fratello Francesco. "Marisa è stata sempre altruista e a volte non l'ho condivisa totalmente. La presenza della sindaca Appendino? Ai miei nipoti ha fatto piacere, io condivido le parole dell'arcivescovo Nosiglia. Perdonare tutto? Ci proverò".

Il processo alla 'banda dello spray'

Il processo alla 'banda dello spray' per i fatti di piazza San Carlo, che comincerà il 7 febbraio a Torino nell'aula bunker delle Vallette, potrebbe avere un numero ridotto di parti civili. Quasi tutte le persone offese, secondo quanto trapela dagli ambienti giudiziari, non intendono costituirsi parte civile a carico dei quattro giovanissimi di origini marocchine accusati di avere scatenato il panico. L'avvocato Caterina Biafora, che assiste una sessantina di parti lese ed è la capofila di una squadra di legali che in totale ne tutela quasi duecento, conferma che non prenderà iniziative: "Ci siamo già costituiti parte civile nel procedimento che riguarda gli amministratori del Comune e i funzionari di polizia. Noi non vogliamo addossare tutte le colpe ai quattro presunti rapinatori, dei quali si occuperanno i giudici. Noi ci concentriamo sulle gravi responsabilità di chi ha organizzato l'evento in piazza di quella sera e di chi ha predisposto e gestito le misure di sicurezza", conclude Biafora.