Showroom virtuali, ecco come cambiano le esperienze di acquisto

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Beatrice Barbato

Stanze virtuali, realizzate in 3D, dotate persino di ascensori, espositori e camerini, in grado di rendere confortevole l’esperienza di acquisto. Ad aprire una business unit dedicata ai negozi digitali più evoluti l’agenzia di marketing e vendita online veneta Velvet Media

Poter provare tutto ciò che si vuole senza dover uscire di casa, ma restando davanti allo schermo del proprio computer o dello smartphone? È possibile e si tratta dell’ultima frontiera dello shopping online: gli show-room virtuali. A lanciare questa virtual buying experience a 360° è l’agenzia di marketing e vendita online Velvet Media. “L’esperienza che vive un utente all’interno di una piattaforma di virtual showroom, è la medesima che vive nell’offline – spiega Andrea Zaniolo, responsabile new business in Velvet Media –  L’ambiente stesso potrebbe essere la replica di un negozio che lui conosce oppure la creazione di un ambiente totalmente inesistente, che sia stato creato sulla base magari delle linee guida del brand. L’utente medio che non è solito fruire di questa tipologia di tecnologie, si sente più tranquillo nell’utilizzarlo perché di fatto ciò che vive è pari a una esperienza offline, è una passeggiata in alcune stanze nelle quali va a scoprire i prodotti”.

Showroom virtuali: in cosa consistono

Stanze virtuali  - programmate in 3D e con immagini che ruotano di 360 gradi – così realistiche da sembrare vere, dotate persino di ascensori, espositori e camerini, tutto finalizzato a rendere l’esperienza di acquisto virtuale il più vicino possibile al vero. La realtà aumentata permette di simulare la prova dei capi o degli accessori, riducendo al minimo da un lato i tempi, dall’altro i resi. Un’esperienza unica non solo per i consumatori, ma anche per le aziende che possono in questo modo personalizzare la fase di acquisto per ciascun cliente, guidandolo attraverso avatar nel ruolo di assistenti. “È ovvio che non potremmo mai riprodurre il profumo o la possibilità di toccare un prodotto. Ma se c’è un minus da una parte, c’è un plus dall’altra – precisa Bassel Bakdounes, CEO di Velvet Media – Ossia la possibilità di vedere molti più prodotti, di vedere collezioni intere che non avremmo potuto vedere prima e di conseguenza velocizzare determinati tipi di processo. Penso che la digitalizzazione abbia supportato una economia – soprattutto quella del fashion - che altrimenti rischiava di collassare”.

Come la pandemia ha cambiato il fashion business

E in effetti il mondo della moda è stato letteralmente messo in ginocchio dalla pandemia e ha dovuto reinterpretarsi, ma anche reinterpretare il cambiamento. Una metamorfosi che ha toccato anche gli showroom virtuali: “I risultati hanno dato un exploit da subito – prosegue il CEO dell’agenzia veneta –  inizialmente verso il B2B, il Business to business, ovvero la possibilità da parte degli show room di presentare collezioni che altrimenti non avrebbero potuto mostrare. Dal B2B siamo passati al B2C, il business to consumer”. Di fatto quello che prima era solo un rapporto tra aziende e addetti ai lavori, adesso coinvolge anche il cliente finale.

“Buona parte di tutte le innovazioni realizzate nell’ultimo anno, sono state accelerate proprio dalla pandemia perché ha creato un’esigenza, un bisogno di cui forse avevamo coscienza anche prima, ma che è diventata una realtà il giorno prima per il giorno dopo – aggiunge Bassel Bakdounes – C’era la necessità in primis di rompere il problema dato dalla presenza fisica e lo si poteva fare solo con l’innovazione digitale. Oggi questa stessa esperienza ci offre la possibilità di stare tranquillamente comodi a casa nostra e di mettere in pratica non dico il 100%, ma il 90% di cose che potevamo fare anche prima, recandoci, però, nel luogo fisico”.

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