Copyright: gli effetti dannosi sul mercato musicale dell'AI generativa

Michael Smith è un musicista americano che al momento è accusato di aver creato almeno 200 mila brani con l'Intelligenza Artificiale e distribuite sui servizi di streaming più noti attraverso 10 mila falsi account dai quali vengono generati milioni di streaming artificiali. Tutto questo gli avrebbe fatto incassare circa 10 milioni di dollari in diritti d'autore. In tutto questo Smith si sarebbe avvalso ovviamente di una squadra di complici per gestire tutta questa lunga lista di falsi account che generavano streaming in maniera autonoma e artificiale. Ovviamente questo caso rappresenta la punta dell'iceberg e il problema degli streaming gonfiati da sistemi automatici è noto da tempo, ma con l'avvento dell'Artificial Intelligence e la possibilità di creare milioni di brani in modo molto facile e veloce, questo fenomeno è esploso e si è industrializzato. Già nella primavera del 2023 Spotify aveva annunciato la cancellazione di decine di migliaia di brani realizzati dalle start up che generano brani da intelligenza artificiale, sospettando anche in quel caso su un milione di streaming per far aumentare i proventi dei diritti che la piattaforma di streaming deve versare gli autori. La denuncia di RIAA Insomma, anche nella musica l'intelligenza artificiale generativa sta cambiando le regole del gioco: nascono sempre più nuovi strumenti per generare canzoni, cresce la qualità e la versatilità di questi software potenziati con gli algoritmi che aiutano il lavoro dei musicisti, tuttavia restano per ora irrisolti i nodi legati al rispetto del copyright. Probabilmente in molti si sono già imbattuti in canzoni descritte come "create con l'intelligenza artificiale" e si sono stupiti per quanto siano spesso indistinguibili da quelle create dall'uomo. Nel giugno scorso la Recording Industry Association of America per conto di Sony Music, Warner Music e Universal Music, ha presentato due cause per violazione del diritto d'autore contro i servizi musicali di intelligenza artificiale generativa. Secondo Riaa, si profila «la violazione di massa di registrazioni sonore protette da copyright, copiate e sfruttate senza autorizzazione da due servizi di generazione musicale multimilionari». Le richieste dell'associazione ai giudici sono, quindi, di dichiarare che i due servizi hanno violato le registrazioni sonore protette da copyright dei querelanti, di prevedere ingiunzioni che impediscano in futuro ai servizi di violare le registrazioni sonore protette da copyright dei querelanti e, infine, vengono chiesti i danni per le violazioni avvenute. Gli strumenti disponibili Ci sono due grandi categorie di sistemi di AI applicati alla musica: ci sono quelli rivolti a un pubblico amatoriale e che permettono di creare musica da zero con l'AI e poi ci sono quelli usati da musicisti che servono a supporto del loro lavoro professionale. Partiamo dai primi. I già citati Suno e Udio, ad esempio, funzionano sostanzialmente come ChatGpt: attraverso un prompt si crea musica con le caratteristiche indicate – partendo dagli strumenti, la voce e anche il testo. Molti di questi sistemi sono addirittura gratuiti: Suno fornisce nel suo piano base 50 crediti giornalieri per creare dieci canzoni, per fini non commerciali. Pagando si possono utilizzare anche per fini commerciali: il piano Pro costa 10 $ al mese e fornisce 2.500 crediti con rinnovo mensile ; il piano Premier costa 30 $ al mese e offre 10.000 crediti con rinnovo mensile . Più o meno simili le caratteristiche e il piano offerto da Udio. Per i professionisti ci sono in commercio strumenti più sofisticati come Soundful, Loudly o Soundrow che funzionano come assistenti per la produzione musicale grazie ad un editor integrato che permette, ad esempio, di modificare il brano creato, personalizzare il tempo, la tonalità e la strumentazione. Soundrow ha il piano base da 20 $ al mese, poi ci sono quelli più sofisticati che permettono anche di registrare voci o fare altre operazione più sofisticate – in questo caso si può arrivare fino a un abbonamento di 100 $ al mese. Soundrow è un sistema rispettoso del copyright considerato che l'ampia libreria è formata da suoni originali creati da un team di produttori musicali interni. Ovviamente il problema è dato dai molti sistemi AI addestrati su una grande quantità di dati audio e con regole del copyright un po' oscure. La situazione normativa in Europa e in Italia L'Europa dal punto di vista della normativa sulla proprietà intellettuale è già in una posizione avanzata, basterebbe applicare alla lettera le norme che già esisotno dalla Direttiva Copyright all'AI Act. Il fatto che gli sviluppatori di sistemi AI possono trarre composizioni musicali e melodie da Internet, non significa che debbano avere carta bianca per farlo. Il vero problema comunque in questo caso sono i cosiddetti contenuti deepfake, ovvero quelli che si appropriano della voce e della somiglianza degli artisti, con lo scopo di trarre in inganno i fan, causare gravi danni alla reputazione di un artista. I casi della scorsa primavera di canzoni con la voce di The Weeknd e Drake sono piuttosto noti. In Italia è in discussione in Parlamento un disegno di legge sull'Artificial Intelligence che affronta anche questa materia. Se la giurisprudenza o le leggi confermeranno che non si può creare musica con l'AI senza un accordo esplicito con i detentori di copyright, molti strumenti dovranno chiudere. Da parte degli utenti per non rischiare problemi, dovremo anche stare attenti a come usiamo la musica creata in questo modo, se non siamo certi di avere usato uno strumento rispettoso del copyright.

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