Tra finanza e tecnologia

Quanti soldi servono e dove devono essere investiti

Le nuove guerre del Clima

Le nuove guerre del Clima

Le guerre del clima hanno lasciato delle cicatrici profonde sul climatologo Michael Mann. Parecchi anni fa è stato preso di mira da killer mediatici negazionisti - evidentemente su commissione - per avere guardato a dei dati scientifici e averlo fatto con la forma di una mazza da hockey. Il suo celebre grafico è chiamato infatti “hockey stick” perché assomiglia effettivamente a una mazza da hockey. Con la parte lunga che rappresenta la temperatura media globale, così come è stata per migliaia di anni, e la parte corta a rappresentare l’aumento causato dall’uomo a partire dalla rivoluzione industriale.

Il grafico della mazza da hockey

Il grafico della mazza da hockey

Oggi i negazionisti del clima si sono trasformati in ritardatori, dice Mann. Cercano di ritardare la transizione energetica. Le tattiche dei delayers hanno un influsso diretto sulla finanza climatica, cioè su uno dei motori della transizione energetica.

Barbara Buchner guida CPI - Climate Policy Initiative, una tra le più importanti organizzazioni internazionali indipendenti che si occupa di studiare la finanza per il clima e di supportare le azioni dei governi

Barbara Buchner guida CPI - Climate Policy Initiative, una tra le più importanti organizzazioni internazionali indipendenti che si occupa di studiare la finanza per il clima e di supportare le azioni dei governi

630 miliardi di dollari
sembrano una cifra esagerata

In realtà è molto lontana

da quello che serve per poter muovere qualcosa in termini di finanza climatica

Barbara Buchner non fa distinzione (guarda il video in alto), tra finanza pubblica e finanza privata. A Glasgow si è parlato soprattutto della finanza pubblica ma è chiaro che la finanza privata, come ha detto lo stesso Draghi in apertura del G20 a Roma, è probabilmente il più grande acceleratore per i processi di transizione.

È chiaro che la finanza privata si orienta, anche in maniera molto veloce, se sul piatto ci sono incentivi adeguati in termini di redditività e in termini di rischio. Ad esempio, in un contesto come quello industrializzato sappiamo che le energie da fonti rinnovabili hanno oggi una redditività anche superiore alle fonti fossili. Non è la stessa cosa nel resto del mondo nei paesi emergenti dove dobbiamo colmare questo gap attraverso opportuni meccanismi.

Paul Ekins, University College di Londra

Paul Ekins, University College di Londra

Tta le personalità più attive in tema di finanza e clima c'è Mark Carney che è l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Climate Action and Finance. In passato è stato governatore della Banca d'Inghilterra

Tta le personalità più attive in tema di finanza e clima c'è Mark Carney che è l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Climate Action and Finance. In passato è stato governatore della Banca d'Inghilterra

Alberto De Paoli, CFO di Enel sul ruolo dei privati

Alberto De Paoli, CFO di Enel sul ruolo dei privati

Il modo in cui la finanza opera genera una serie di conseguenze che ricadono direttamente su di noi intesi come piccoli risparmiatori. Sul modo in cui investiamo i nostri risparmi.

Così come succede per i prodotti che utilizziamo e consumiamo ogni giorno, anche per quanto concerne i prodotti finanziari, negli ultimi anni, c'è stata una grande attenzione al tema della sostenibilità .

Sara Lovisolo - Head of Esg Euronext di cui fa parte Borsa Italiana

Sara Lovisolo - Head of Esg Euronext di cui fa parte Borsa Italiana

Finanza Green e finanza sustainable-linked

Finanza Green e finanza sustainable-linked

Quando si parla di climate change e di soldi investiti, sembra quasi impossibile non imbattersi nell'espressione "Greenwashing"

C'è chi dice che sia nata nel 1986 da Jay Westerwelle:
se la prendeva con le catene di alberghi che chiedevano
ai clienti di non cambiare asciugamani,
apparentemente per non inquinare.
In realtà per tagliare i costi del lavaggio degli asciugamani

Di fatto si tratta di un'espressione che utilizziamo da molto tempo, tanto che è stata coniata proprio la parola decoupling, disaccoppiamento, ad indicare il fatto che - in certe situazioni - le organizzazioni, gli individui, le imprese si comportano in un certo modo di fronte a dichiarazioni di intenti che sono in realtà molto diverse.

Questo costituisce un ostacolo perché distoglie risorse finanziarie da investimenti che invece devono andare verso le tecnologie per la decarbonizzazione. E quindi non è soltanto una questione della "pitturata" di verde che ci si dà, non è soltanto una questione di comunicazione. C'è proprio un danno anche in termini finanziari.

Jennifer Morgan è stata per anni la Global Director di Greenpeace. Oggi è l'inviata speciale per il clima del governo tedesco.

Jennifer Morgan è stata per anni la Global Director di Greenpeace. Oggi è l'inviata speciale per il clima del governo tedesco.

Barbara Buchner - Cpi

Barbara Buchner - Cpi

L'insieme delle trasformazioni, delle decisioni di politica energetica, in alcuni casi anche di geopolitica, hanno una presa diretta sulla nostra vita Per esempio nel modo in cui noi usiamo l'auto. Alcune informazioni ci aiutano: oggi sappiamo da alcune ricerche che il 95% del tempo un'automobile rimane parcheggiata. Inoltre sappiamo che solo 1,5 dei 5 posti a disposizione viene occupato durante la vita di un mezzo. Quindi lo utilizziamo anche male. Complessivamente la quantità di energia che viene inserita nell'automobile, dall'estrazione delle materie prime fino alla fine della vita, viene utilizzata in modo inefficiente.

Ritornando al tema della competizione tra le diverse tecnologie: lo standard del motore endotermico che si è affermato negli anni è il risultato di un espediente competitivo. Henry Ford ha introdotto la catena di montaggio e in questo modo ha abbattuto in maniera sostanziale il costo di produzione di un mezzo, rendendolo accessibile a tutti e rendendolo un prodotto di massa. In questo modo si è affermato lo standard che oggi abbiamo, che non è detto che fosse quello più efficiente.

Nel frattempo, nel mercato dell'auto com'è adesso qualcosa si sta muovendo ma non è sicuramente abbastanza.

Thomas Deloison - World Business Council for Sustainable Development

Thomas Deloison - World Business Council for Sustainable Development

Una questione di metriche: come calcolare l'impatto di un birrificio

Come vedevamo il futuro dell'auto

Corriere della Sera, 9 luglio 1964

Corriere della Sera, 9 luglio 1964

Corriere della Sera, 7 luglio 1978

Corriere della Sera, 7 luglio 1978

New York Times, 29 gennaio 1967

New York Times, 29 gennaio 1967

New York Times, 2 aprile 1959

New York Times, 2 aprile 1959

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Corriere della Sera, 9 luglio 1964

Corriere della Sera, 9 luglio 1964

Corriere della Sera, 7 luglio 1978

Corriere della Sera, 7 luglio 1978

New York Times, 29 gennaio 1967

New York Times, 29 gennaio 1967

New York Times, 2 aprile 1959

New York Times, 2 aprile 1959

Il trasporto a lunga percorrenza

L'impatto che si genera nel trasporto aereo è molto superiore rispetto a quella dell'auto. Alcuni dati ci dicono che su un trasporto medio di circa 88 passeggeri, abbiamo emissioni per 285 grammi di CO2 per passeggero per chilometro. In un auto le emissioni sono circa 42 grammi a passeggero a chilometro. E allora la soluzione qui quale potrebbe essere? Sicuramente un mix di efficienza, tecnologia e ancora una volta di cervello.

Il punto con Laura Cozzi e Amory Lovins

Il punto con Laura Cozzi e Amory Lovins

Il trasporto navale

Sappiamo che circa il 90 per cento delle merci viaggia sulla base del trasporto marittimo. Inoltre sappiamo che il 10-12 % del totale delle emissioni di trasporto, sono legate al trasporto navale. Di questo, il 40 per cento - in peso - è legato al trasporto di combustibili fossili ovvero gas petrolio e carbone.

Ed ecco che improvvisamente si compone un puzzle che ci dice che l'elemento importante è che noi personalmente possiamo mettere in questa transizione, è cominciare a ragionare un po' fuori dagli schemi. Perché la tecnologia è una risposta ma non è l'unica.

Amory Lovins

Amory Lovins

Nell’incrocio tra finanza e tecnologia una direzione la indica Larry Fink, il numero uno della più grande società di investimento al mondo, Blackrock. Nella sua ormai consueta lettera annuale ai CEO di mezzo mondo c’è un passaggio che vale la pena sottolineare

“Le prossime 1.000 imprese unicorno – quella non ancora quotate in borsa ma che valgono più di 1 miliardo – non saranno motori di ricerca o social media, bensì innovatori sostenibili e scalabili; startup che aiutano il mondo a decarbonizzarsi e rendono la transizione energetica accessibile a tutti i consumatori”.
Larry Fink, CEO Blackrock

Allora vi vogliamo lasciare con le parole di chi cerca di trasformare la fantascienza in realtà. È Kirsten Dunlop, CEO di Climate Kic, un acceleratore – come si dice in gergo – di startup cleantech quelle che puntano proprio a cercare soluzioni alla crisi, attraverso l’innovazione.

Il futuro secondo Kirsten Dunlop, CEO di Climate-Kic

Il futuro secondo Kirsten Dunlop, CEO di Climate-Kic