Guerra Russia-Ucraina, gli appelli per la pace da parte degli sportivi
Minuti di silenzio, abbracci, scritte sui banner e cartelloni: in queste ore sportivi e tifosi di varie nazionalità stanno lanciando numerosi appelli contro il conflitto
Dalla serie A alla Liga fino alla Bundesliga e al rugby, anche il mondo dello sport lancia appelli per la pace e chiede la fine del conflitto scoppiato in Est Europa (qui il messaggio "Smettila, Putin!" al Deutsche Bank Park, dove si è giocata la partita tra Eintracht Francoforte e Bayern Monaco)
GUARDA IL VIDEO: Profughi ucraini in fuga dal PaeseLa scritta "No war" ("Niente guerra") ha accompagnato il match tra Empoli e Juventus allo Stadio Castellitti. Tutte le partite di Serie A iniziano con 5 minuti di ritardo in segno di protesta contro la guerra
TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTARobert Lewandowski, calciatore polacco del Bayern Monaco, è sceso in campo contro l'Eintracht Francoforte indossando una banda al braccio a fasce gialle e celesti, i colori della bandiera dell'Ucraina
Guerra Russia-Ucraina, lo speciale di Sky TG24Lewandowski, capitano della Nazionale polacca, ha appoggiato la decisione della Polonia di non partecipare ai playoff contro la Russia per la qualificazione ai prossimi Mondiali di Qatar. "Non posso immaginare di giocare una partita contro la Russia in una situazione in cui l'aggressione armata all'Ucraina continua", ha detto il calciatore
I video dall'UcrainaAl Goodison Park di Liverpool i giocatori del Manchester City e dell'Everton si sono raccolti insieme di fronte a un messaggio di pace
Guerra Russia-Ucraina, Zelensky agli stranieri: "Venite a combattere"Avversari sul campo, i calciatori ucraini Oleksandr Zinchenko e Vitalli Mykolenko si sono abbracciati prima del match
Milano Fashion Week, gli appelli contro la guerra in UcrainaEcco il capitano dell'Everton Seamus Colemon avvolto nella bandiera ucraina
Gli eventi sportivi che chiudono alla Russia"Inghilterra e Galles condannano con forza l'aggressiva invasione dell'Ucraina. Siamo solidali con loro", è la frase trasmessa durante la partita tra la squadra di rugby inglese e quella gallese in occasione del Guinness Six Nations al Twickenham Stadium di Londra