E' Atlantico il nuovo album di Marco Mengoni. Lo abbiamo incontrato a Milano e ci ha raccontato la sua nuova visione della vita, i suoi tempi più rilassati, l'impegno per la salvaguardia del mare. E non è mancata la commozione. Oltre a essere super ospite alla finale di X Factor giovedì 13, è protagonista l'indomani, di uno Speciale su Sky Uno (canale 108) e sul digitale terrestre al canale 311 o 11, venerdì 14 dicembre alle 17. Lo Speciale ci porta "Attaverso l'Atlantico". L'INTERVISTA e IL VIDEO
(@BassoFabrizio)
Un oceano di emozioni. A livello sensoriale, umano, intimo. Questa volta, con Atlantico, Marco Mengoni ci accompagna in un viaggio rispettoso della persona e del tempo. Non più una corsa folle per mordere la vita ma una andatura rilassata e attenta per amare la vita e tutto quello che ci dona. Per coglierne gli aspetti più profondi e colorati. Al disco, in uscita domani e con cinque cover diverse, si abbina un tour (anticipato da cinque tappe europee ad aprile a Berlino, Zurigo, Monaco, Parigi e Madrid che anticiperanno il tour europeo previsto per fine 2019) che debutta il 27 aprile a Torino e a fine maggio ha in agenda tre date all'Arena di Verona (organizzato da Live Nation con Radio Italia come partner). Alla parte artistica Mengoni abbina un impegno al fianco di National Geographic per la tutela dell'ambiente, in particolare del mare. Milano accoglie l'uscita di Atlantico con una tre giorni di appuntamenti che vedranno Marco protagonista in più ruoli: il titolo è Atlantico Fest - Attraversa la Musica. In tutto questo, oltre a Sony Music, alla sua manager Marta Donà, a National Geographic e ai tanti sponsor che appoggiano Mengoni, un applauso va ai ragazzi di ShipMate che hanno contribuito con la loro creatività a rendere possibili tanti momenti legati all'Artista. Lo abbiamo incontrato a Milano in occasione della presentazione dell'album.
Marco sono passati praticamente tre anni dall'ultimo suo lavoro.
Avevo bisogno di staccare il cervello, avevo bisogno di fermarmi e ritrovare una dimensione più umana. Dovevo riprendermi il mio tempo.
Come ha affrontato la ricerca di se stesso?
Ho viaggiato molto. Ho attraversato più volte quello che è il secondo mare più grande del globo, l'Atlantico. Ogni traversato sono circa nove ore di volo e quindi c'è tempo per pensare
Atlantico.
La prima tappa?
Sono partito da Cuba e dalle sue contraddizioni. Poi ho fatto tappa a new York e nonostante sia un luogo che offre tutto mi sono sentito solo. Ma quella solitudine bella. Poi tanta Africa, tra cui la Tanzania. Il Nord Africa e anche gli Emirati Arabi, anche se fanno parte di un altro mare. Ecco perché è stato naturale chiamare il disco Atlantico.
Il mare è uno spazio immenso.
Unisce i popoli, raccoglie e distribuisce cultura. io sono per le contaminazioni, per gli scambi. Lo sono sempre stato ma ora che c'è chi tira su muri e vuole delineare nuovi confini lo sono con più forza ancora. Ci tengo a ricordare che solo trent'anni fa un muro è stato abbattuto.
In Hola (I say) ospita Tom Walker.
Sono sempre stato diffidente sulle collaborazioni nei miei dischi di inediti. Moi mi sono detto che a quasi trent'anni devo aprirmi al mondo ed ecco che compare Tom Walker. Lo contatto, lui accetta. Oggi ci sentiamo praticamente ogni giorno.
Dedica una canzone a Muhammad Alì.
Sono andato a cercare in rete molti suoi discorsi. Lui va oltre lo sport. Lui è un pensatore. Chiedo ai giovani di avvicinarsi a lui, di informarsi sulla sua storia. Io mi dico che se riesco a prendere esempio dale sue battaglie forse divento un uomo migliore.
E la casa azul è dedicata a Frida Kahlo e vanta un super featuring.
la Kahlo, per tutto quello che rappresenta meritava un ospite eccezionale. E' arrivato Adriano Celentano: quando ha accettato gli ho detto che poteva fare quello che desiderava e lui entra nel brano, non a caso, dopo un silenzio.
C'è qualcosa che la fa arrabbiare?
Voglio riprendermi la giusta lentezza. E sa perché? Oggi la cosa che più mi fa arrabbiare è racchiusa nel concetto del...c’è tempo. Non so se ci sarà una vita dopo questa e proprio per questo da oggi in poi voglio fare tutto quello che ritengo giusto per me, non voglio più rinviare con l'idea che tanto c'è tempo.
Si sente la mano del maestro Mauro Pagani in Atlantico.
Quando termino un lavoro di solito insoddisfatto al venti per cento e devo colmare il gap. Lavorare da lui è stimolante, tira fuori strumenti incredibili, che non sai che esistono e talvolta sono pezzi unici.
Ci sono anche i suoi musicisti.
Loro mi accompagnano da 15 anni e sanno cosa voglio, sappiamo tutti cosa vogliamo. Ci siamo scontrati su molte cose, a partire dalle ritmiche ispirateci da Mamma Africa molto distanti da quello che abbiamo fatto in passato.
Il suo amore per il mare ha anche una finalità ambientale.
Le dico solo che ogni giorno in America si consumano 500 milioni di cannucce e molte finisco in mare. Recentemente ho mostrato le immagini di una balena morta che hanno trovato piena di plastica. Il mondo non è proprietà privata, noi siamo di passaggio. Basta veramente poco per tenerlo pulito.
Oltre a viaggiare che ha fatto?
Mi sono preso tempo per cose personali, per stare con persone speciali.
Cosa porta a casa del suo viaggiare?
Tanta musica, ho scoperto artisti che non conoscevo. Ho assorbito una potenza che non mi aspettavo da quella musica. Volevo carpire ritmi nuovi che sono sudamericani ma arrivano da mamma Africa. E poi il silenzio, la nuova prospettiva del tempo, il fado, Rivoluzione prodotto dai Rudimental, la collaborazione con i Selton...potrei andare avanti all'infinito.
C'è un ringraziamento a Luca Guadagnino.
Si parla di talenti che escono dall’Italia e devono trovare all’estero la possibilità di esprimersi. Lo ho ringraziato perché ho molto riflettuto su alcuni monologhi che sono nel suo film Chiamami col tuo nome. Mi piacerebbe conoscerlo, fare quattro chiacchiere con lui e dirgli grazie. Io porto con la mia musica porto gioia e malinconia, lui nella mia ha portato sensazioni speciali in un processo mentale che stavo affrontando.
Il 2019 la riporta in tour. Niente stadi?
La voce girava ma io preferisco la politica dei piccoli passi. E poi nei palazzetti posso stare più vicino al mio esercito.