Si intitola 8 il nuovo album dei Subsonica, l'ottavo nella loro ventennale carriera. La band torinese è protagonista di uno speciale su Sky Uno sabato 8 alle ore 18.50. Nell'attesa abbiamo intervistato Boosta
(@BassoFabrizio)
L'andatura è quella che porta verso l'infinito. E scopriamo così, al passo con i Subsonica, che l'infinito può essere anche racchiuso in vent'anni. Si intitola 8 il loro nuovo album, l'ottavo della loro carriera. Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio sono i protagonisti di uno speciale su Sky Uno in programma sabato 8 novembre alle ore 18.50. Nell'attesa abbiamo intervistato Davide Dileo ovvero Boosta, il tastierista dei Subsonica.
Davide come va?
Bene. E' un periodo felice della vita. Sono, siamo molto impegnati. Respiriamo grande gioia.
Bello in una stagione di scarsa energia umana.
E' vero, vedo tante persone che si adagiano.
Abbiamo perso lo spirito ribelle?
Storicamente è un momento difficile ma credo che abbiamo scavallato il vuoto degli anni Zero. Percepisco una velocità nuova, mi sembra si respiri un'aria carica di fermenti interessanti. La risacca sta finendo.
Eccoci a 8. Cosa vi siete detti quando vi siete ritrovati dopo tanto tempo?
Ci siamo guardati...ma tu chi caz.. sei? E' da un po' che non ci si vede. Scherzo, ovviamente. Subsonica è l'astronave madre intorno alla quale ruotano i nostri satelliti individuali. E ci tengo a sottolineare che siamo gli stessi di vent'anni fa.
In effetti ognuno di voi segue altri progetti.
Il nostro ego sviluppato porta a una necessità di deriva. Ma resistere due decenni è anche sintomo di intelligenza se no non ci arrivi.
Come funziona?
Che fai le tue cose poi ti prende un po' di nostalgia e torni sull'astronave madre. Esserci è un pregio. Arrendersi al proprio ego è distruzione.
L'unico featuring è L'Incubo con Willie Peyote.
Ci leghiamo agli albori degli anni Novanta. In quel periodo la musica era in crescita e muoveva un movimento identitario.
Che intende?
Metteva insieme persone che facevano opinione.
Quindi perché Willie Peyote?
Ai suoi concerti c'è gente che partecipa. Lui ama il nostro primo disco. Nato un po' prima poteva essere uno di noi. E' anche di Torino.
Continuano a dire che tradite o simulate Microchip Emozionale.
Non me ne frega niente. Il timbro è nostro e giochiamo col tempo. Esploriamo. Ci aggiungo che fare la copia di se stessi è complicato. Siamo semplicemente noi.
In 8 si parla di ansia. ma è anche un lavoro che toglie l'ansia.
Fa parte della struttura delle persone. Oggi nessuno ti aiuta. Difficilmente qualcuno in famiglia o un amico ti dice: tranquillo ci penso io. Servirebbe più tranquillità.
Stato di salute della musica?
Se non erro il 2001 è stato l'ultimo anno con la supremazia del cd. Poi siamo passate ad altre forme, ora c'è lo streaming e non ci fermeremo qui.
Come lo spiega?
Cambia la cultura, il disco ha perso la sua ritualità. Eppure è l'ultima forma d'arte per tutti. Posso non entrare mai in un museo, ma esisterà sempre la colonna sonora di un'epoca.
Una condanna.
Allora si dedicano mille attenzioni al cibo bio ma l'ascolto della musica è distratto. Si vendono prodotti da mangiare che fanno bene ma non si insegna ad ascoltare bene la musica. La gente dovrebbe imparare ad ascoltare.
Lo farà di certo ai vostri concerti (promoter è Vertigo). Partire dall'estero, per altro.
Un bel segnale debuttare oltreconfine in una stagione in cui l'Italia non fa tantissima simpatia. Suoneremo per tutta quella gente, per quei ragazzi che considerano l'Europa una opportunità Magari quella che l'Italia non gli ha dato. Non parlo di fughe di cervelli ma di giovani liberi di esprimersi ovunque.
Perché 8? numero ad alto livello di simboli.
E' il giro su se stessi, è protezione, è rinascita, è chiusura, è infinito...per noi è il giro temporale dell'album. Sono certo che qualche anno fa mai avremmo chiamato un disco con un numero.
Cosa è la musica oggi?
E' racconto. Noi lavoriamo molto sulle parole.
Non è sempre scontato.
Basterebbe sapere usare bene il congiuntivo. Baratterei due parole in meno con due congiuntivi giusti in più. La nostra è una lingua complessa e profonda, ha termini appropriati e musicali. Ci vorrebbero più cultura, più scuole e una educazione più attenta.
I social incidono sulla parola?
Noi siamo menestrelli della parola. I social ci sono, li usiamo, ma restiamo uomini di parole e storie.