In attesa del prossimo appuntamento con Master of Photography, in onda in prima tv assoluta su Sky Uno e in contemporanea su Sky Arte ogni giovedì alle 21.15, leggi nell’intervista cosa ci ha raccontato uno dei giudici del talent
di Barbara Ferrara
Rut Blees Luxemburg, classe 1967, è sempre stata affascinata dalle immagini, nonostante abbia iniziato il suo percorso di studi universitario alla facoltà di Scienze Politiche. La sua ricerca artistica prende ispirazione dagli spazi urbani e dalle sue più svariate rappresentazioni. Si laurea in Fotografia al Royal College of Art di Londra dove tuttora è docente di Estetica Urbana. Ed è proprio la città con le sue luci notturne e la sua apparente freddezza a diventare il fuoco della sua attenzione. Il luogo perfetto su cui posare il suo sguardo di artista.
Le fotografie di Rut sono state esposte in mostre internazionali e fanno parte di collezioni pubbliche, dalla Tate Modern al Victoria&Albert Museum passando dal Centre Georges Pompidou di Parigi. Famosi sono i suoi lavori fotografici su larga scala e le installazioni d’arte pubbliche. E’ insolito vederla a Master of Photography, al fianco di Oliviero Toscani e Simon Frederick, vestire con disinvoltura i panni di giudice nel primo talent dedicato alla fotografia, ma al contempo è la persona giusta nel posto giusto. In attesa di vederla giudicare i concorrenti, ogni giovedì alle 21.15, in prima tv assoluta su Sky Uno e in contemporanea su Sky Arte, scopri cosa ci ha raccontato della sua esperienza sul set.
Come è stato lavorare con Isabella Rossellini, e i suoi colleghi Oliviero Toscani e Simon Frederick?
Posso dire che lavorare con tutto il cast italiano è stato fantastico. Un piacere enorme lavorare ad un certo livello di intensità. Il progetto è appassionante.
Al di là dei soliti stereotipi, cosa le piace dell’Italia?
Mi affascia il fatto che la storia faccia parte del presente, mi piace la costante attenzione che gli italiani hanno verso lo stile e la bellezza. Accoglienza e ospitalità fanno il resto.
Cosa pensa di Oliviero Toscani fotografo?
Oliviero è un fotografo estremamente importante, ha cambiato i termini della discussione sulla fotografia e proposto con urgenza problemi politici, sociali attraverso idee visual. Apprezzo tantissimo la sua conoscenza della storia dell’arte e la sua abilità a portare questa nei suoi lavori. Le sue opere hanno sempre uno stretto legame con le immagini della storia dell’arte. Dalla foto del malato terminale di aids, al bacio del prete con la suora. La pittura italiana e la sua iconografia è sempre evidente.
Come è avvenuto il salto dalle Scienze Politiche alla Fotografia?
Sono sempre stata interessata alle immagini, e al potere supremo di queste. Un’immagine può essere interpretata in maniera ambivalente, ci sono infinite possibilità di lettura. Il fatto che siano “aperte” mi ha profondamente influenzata e spinto a lavorare in questo mondo. Penso che oggi, vent’anni dopo la mia decisione di fare fotografia, l’immagine sia ancora più importante. Basti pensare a quanto siamo circondati dalle immagini.
Se non avesse fatto la fotografa, cosa avrebbe fatto?
Oddio, non ci ho mai pensato. Però forse produrrei vino.
Italiano?
No vino tedesco, sono tedesca.
Tre qualità che un fotografo deve avere?
Coraggio, intelligenza e deve sapersi divertire.
Come si accorge che un concorrente ha una marcia in più?
Indubbiamente chi mostra, in ogni prova a cui è sottoposto, una identità visiva molto forte. E’ il linguaggio visivo a fare la differenza, tutti ne hanno uno, ma vince quello che ha un imprinting più forte degli altri.
Cosa occorre per vincere la competizione di Master of Photography?
Così come per ogni genere di competizione, ciò che occorre è innanzitutto la determinazione, la voglia di farcela. Devi essere estremamente aperto, flessibile e motivato. Questo è lo spirito giusto. Non sai mai “cosa ti aspetta dopo” per cui è indispensabile essere pronto a tutto. Non tutti lo sono.