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Raised by Wolves, la recensione del finale di stagione

Serie TV sky atlantic

Marco Agustoni

Ecco cos'è successo negli ultimi due episodi, il nono e il decimo, della prima stagione di 'Raised by Wolves' (la serie è disponibile on demand e in streaming su NOW TV). ** ATTENZIONE: SPOILER **

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Raised by Wolves, cos'è successo nel nono episodio


Il nono episodio di Raised by Wolves porta la serie tv in onda su Sky Atlantic “là dove nessun umano osava immaginare”, rendendo ancora più fitta la rete di misteri e introducendo elementi in bilico fra il bizzarro e il disturbante. A cominciare dalla soluzione trovata da Madre per nutrire la sua sempre più esigente creatura, verso la quale più che affetto, in mancanza della “normale” empatia umana sembra provare più che altro curiosità: per soddisfare le necessità nutritive del feto, così come in precedenza si era servita dell’androide dottore Karl per curarsi, ora utilizza il chierico stupratore Otho a mo’ di riserva di cibo ambulante, collegandolo al suo corpo con una sorta di “cordone ombelicale”. Tempest avrebbe preferito un’esecuzione più rapida e cruenta per il suo aguzzino, ma vederlo costretto a seguirle come un cagnolino mentre gli viene letteralmente succhiata la vita di dosso è una punizione tutto sommato soddisfacente.


All’accampamento, Hunter riesce a redimersi: dopo aver capito che il messaggio trasmesso in codice morse dal dito di Padre altro non era che la password scelta dai mitraici per proteggere il suo “core”, riesce a riprogrammarlo, restituendogli la sua vecchia personalità. Marcus, ignaro, porta i due con sé alla strana struttura che aveva trovato nel deserto con i mitraici, nella speranza di ricevere istruzioni da Sol. L’unica cosa che ottiene è di essere mollato nel mezzo del nulla da Hunter e Padre (ma con lui ci sono comunque Lucius e un paio di fedelissimi), che fuggono a bordo del lander. Padre rileva una forza “fuori scala”, pari a quella di Madre, e decide di scoprire di cosa si tratti.

Madre e Tempest incontrano il gruppetto di fuggitivi e i ragazzi fanno scudo davanti all’androide per proteggerla da Sue, furibonda e determinata a distruggerla. Madre rivela di essere incinta di “numero 7”: il riferimento numerico è rivolto in particolare a Campion, per fargli comprendere come quello che porta in grembo sia fratello suo e degli altri cinque nativi di Kepler-22b. Quando le viene chiesto come ciò sia possibile, l’androide ammette l’impossibilità di spiegare l’accaduto.

 

La creatura i cui livelli di energia sono così alti, si scopre, è Otho, che ha beneficiato di un flusso di energia inverso da parte del feto, acquisendo una forza sovrumana. Pur sempre con il suo elmo da prigioniero in testa, l’uomo di notte prende il controllo della situazione e trascina via Tempest, ovviamente con pessime intenzioni. Per fortuna, aiutata da Holly, è proprio Tempest a mettere fine alla vita di quello che è senza dubbio uno dei personaggi più esecrabili di Raised by Wolves: con un’ottima pensata, riesce ad afferrare la testa del suo androide da guardia dallo zaino che Otho porta in spalle e lo getta lontano. Ecco quindi che l’allarme di prossimità scatta e il casco si chiude stritolando la testa del chierico. RIP.


Hunter e Padre raggiungono il gruppo capitanato da Madre e Sue. Campion è incredulo e felice nell’accogliere l’androide. In quanto al famelico feto portato in grembo da Madre, ci pensa Sue a nutrirlo, offrendosi come volontaria per una trasfusione di sangue (“ma non più di una pinta”, si raccomanda con Madre). Nel mentre, sconfortato per la fuga di Hunter, Marcus è abbandonato anche dal resto dei mitraici dopo aver giustiziato uno di loro, reo di essersi abbioccato invece di fare la guardia. I suoi ormai ex fedeli lo mollano nel mezzo del deserto, con un’orbita oculare di androide ficcata in gola. Che sia la fine per il wannabe-prescelto di Sol?

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Raised by Wolves, le anticipazioni del finale di stagione. FOTO

Raised by Wolves, cos'è successo nel decimo episodio


Rispondiamo subito al quesito lasciato in sospeso: ebbene no (e per fortuna, visto che quello interpretato da Travis Fimmel - FOTO - rimane uno dei personaggi più interessanti di Raised by Wolves). Marcus, per quanto malconcio, è vivo e vegeto e si rialza per seguire un lander che passa sopra la sua testa. Nel frattempo il pancione di Madre sta lievitando e l’androide indica al gruppetto il luogo propizio per partorire, indicatole da una “visione”. Avvolto in una nebbia che non lascia passare un filo di sole e apparentemente infestato di creature rilevate dal radar della navicella, la località in questione fa in realtà apparire il sito della colonia in cui sono cresciuti (a stenti e con risultati a dir poco altalenanti) Campion e fratelli come il giardino delle meraviglie. Madre, però, è sicurissima: il posto è proprio quello.


Sue comincia a preoccuparsi quando i test sul feto rivelano risultati fuori scala. Intanto Paul, alla ricerca del suo topolino, si avventura in una grotta e trova una sorta di sala le cui pareti sono decorate da graffiti che sembrano rappresentare molto di quanto accaduto, a cominciare dalla missione di Padre e Madre per colonizzare il pianeta. A proposito della “coppia (di androidi) più bella del mondo”, Padre è comprensibilmente confuso dalla gravidanza di Madre e si confronta con lei. La spiegazione della sua compagna non è solo difficile da comprendere, ma anche da accettare. E l’androide non riesce proprio a digerire il fatto che i loro sei figli potessero essere un semplice test per prepararli alla vera missione, ovvero prendersi cura del nuovo nato. Paul intanto rivela a Sue di aver sentito la voce di Sol, da cui ha appreso che la divinità vorrebbe tenerli lontani dalla zona tropicale di Kepler-22b.

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Raised by Wolves, la recensione degli episodi 7 e 8

Madre si reca presso una delle gigantesche buche nelle vicinanze, già vista nel corso della sua precedente visione popolata di misteriose creature incappucciate che veneravano un’ancora più strana creatura, la cui testa spuntava fuori da una struttura pentagonale. Qui viene attaccata da una figura anch'essa incappucciata (la stessa, probabilmente, incontrata dai mitraici), ma riesce ad avere la meglio. Raggiunta da Padre, scopre che si tratta di una sorta di umanoide. I due si interrogano sul passato del pianeta – i cui abitanti sembrano andare incontro a una singolare “de-evoluzione” - e Padre suggerisce di abbandonare quel luogo inquietante, ma Madre non ne vuole sapere. Padre, stanco dei misteri della sua compagna, rivela di aver chiesto a Hunter di cancellargli la memoria, per non dover pensare alla rabbia causatagli da Madre.


Da qui la situazione precipita. Paul fronteggia Sue, spiegandole che Sol gli ha rivelato la sua vera identità. Sue, o meglio Mary, prova a chiedere scusa a suo “figlio”, ma questi le spara a sangue freddo. Madre nel frattempo cerca risposte in alcuni cunicoli sotterranei, ma quando giunge in presenza di alcuni resti che sembrano confermare la veridicità della sua visione il suo pancione scompare. In compenso, dalla sua bocca emerge una specie di serpente (o meglio una lampreda, a giudicare dalla bocca “a ventosa”) volante, che le si attacca per cominciare a succhiare la sua energia. Padre, che nel frattempo ha cambiato idea e nonostante tutto vuole stare vicino alla sua "amata", la raggiunge. Madre a quel punto gli rivela la vera natura della creatura, ammette di essersi sbagliata - non è stato il loro creatore a donargliela, è stato qualcos'altro... - e dichiara di volersi sacrificare per distruggere il parassita.

 

Di nuovo insieme, i due androidi si gettano con il lander nella buca, diretti verso il centro incandescente di Kepler-22b. Ed ecco l’inaspettato: invece di bruciare nel magma, a sorpresa il veicolo, così come i suoi passeggeri, attraversano l’intero pianeta per sbucare dall’altra parte incolumi, serpentone compreso. I due androidi rinchiudono il mostro nel lander e si gettano fuori. La navetta precipita, ma la bestia ne emerge all’apparenza senza un graffio, più grossa e probabilmente affamata che mai. E Marcus? Marcus incappa in un manipolo di atei, ma li liquida con relativo agio, apprendendo da una ricetrasmittente che si tratta solo dell’avanguardia di un gruppo ben più ampio di nuovi arrivati sul pianeta.

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Raised by Wolves, il cast della serie tv di Ridley Scott. FOTO

Raised by Wolves, il commento al finale di stagione


Se qualcuno sperava che il nono e il decimo episodio di Raised by Wolves - nei quali abbiamo assistito ad alcune delle scene più disturbanti ed enigmatiche dello show - rispondessero ai tanti quesiti sollevati nelle precedenti puntate della serie tv in onda su Sky Atlantic, ebbene, è vero l’esatto contrario. In un finale che richiama (non a caso, visto che dietro c’è lo zampino di Ridley Scott) Alien, ma anche Rosemary’s Baby, gli interrogativi lasciati in sospeso sono ancora più numerosi di prima. Il che non fa altro che rendere i fan della serie impazienti dell’arrivo di una seconda stagione.


Il più grande di questi enigmi è, ovviamente, il seguente: chi è Sol (o chi per esso)? Chi o cosa è la voce che finora ha pilotato non solo Marcus e Paul, ma anche Madre, come se tutti i coloni sbarcati su Kepler-22b non fossero altro che burattini utili a realizzare i suoi funesti scopi? Ed è sempre questa entità che ha permesso a Padre, Madre e al serpente volante di attraversare il centro infuocato del pianeta senza andare incontro all’oblio?


Il finale di stagione di Raised by Wolves è senza dubbio di quelli che lasciano spiazzati. Ma, come accade nella fantascienza quando questa poggia su un solido substrato concettuale, una volta lasciate sedimentare le emozioni provocate dalla visione, ecco che la trama ricca di colpi di scena e di trovate spettacolari diventa terreno fertile per la riflessione. Dopotutto, i temi toccati dalla serie tv sono a dir poco problematici, nel senso che vanno a toccare la natura stessa della vita umana e, di conseguenza, il suo significato ultimo (sempre che un significato ci sia).


Si tratta di temi su cui è impossibile fornire responsi definitivi, mentre l’unica certezza è che di certezze assolute, su questi argomenti, non ce ne saranno mai. Eppure non ci resta che continuare a interrogarci, come spinti da un imperativo categorico, per quanto consapevoli, come l’Ulisse dantesco, che superare le Colonne d’Ercole della conoscenza umana, situate in questo caso su un pianeta remoto, non potrà che portarci sconforto e perdizione.

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