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Nel revival di Sex and the City si parlerà anche del Covid-19

Serie TV

Camilla Sernagiotto

HBO

La star Sarah Jessica Parker ha rivelato che il reboot della serie includerà nella storia la pandemia. Si tratta dell’ultimo di un’ormai lunga lista di progetti (televisivi e cinematografici) che trattano direttamente o indirettamente dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo

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Anche il revival di Sex and the City tratterà del Covid-19, come già stanno facendo moltissimi film e serie TV. A rivelarlo è stata la protagonista Carrie Bradshaw, alias Sarah Jessica Parker: durante un’intervista con Vanity Fair USA, la star ha confermato le supposizioni dei fan.

Sarà una parte ovvia della sceneggiatura”, ha dichiarato al magazine, confermando ciò che infatti molti si aspettavano. Il reboot della serie è ambientato e anche girato a New York, città fortemente colpita dal Coronavirus in cui quindi non ci si può esimere - anche volendo - dal rappresentare l'emergenza sanitaria in atto.

Il revival della serie al passo con i tempi

Sex and the City da sempre è stata una sorta di “cartina di tornasole” dei nostri tempi, quindi era presumibile che il Covid-19 non potesse mancare all’appello.

Le attrici non avrebbero ancora ricevuto i copioni dagli sceneggiatori, come rivelato dalla Parker, tuttavia durante l’intervista a Vanity Fair la protagonista si è lasciata scappare già qualche anticipazione succulenta.

Ci saranno nuove esperienze di vita, visioni del mondo politico e visioni del mondo sociale diversificate. […] Il Covid-19 farà ovviamente parte della trama perché quella è la città in cui [questi personaggi] vivono. E come sono cambiate le relazioni una volta che gli amici sono spariti?”, ha rivelato Sarah Jessica Parker.

 

La celebre Carrie è impaziente di leggere la sceneggiatura completa (che starebbe a sua detta ancora aspettando, assieme alle colleghe, in fibrillazione totale): Michael Patrick King, regista, produttore televisivo e sceneggiatore televisivo statunitense vincitore di un Emmy Award, è colui che sta dirigendo un gruppo di autori che, eccezion fatta per lui, pare sia composto solo ed esclusivamente da donne.

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Il revival di Sex and the City

L’attesa è ormai spasmodica: il revival di Sex and the City racconterà le avventure delle ora cinquantenni Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), Charlotte York (Kristin Davis) e Miranda Hobbes (Cynthia Nixon).
Il personaggio di Samantha Jones, interpretato da Kim Cattrall come quarta protagonista nella serie originale, non sarà più presente. Al suo posto? La Parker ha ammesso che lo show incorporerà la città stessa come “quarto personaggio”.

Quella New York tanto amata da Carrie & Co., città che anche nella serie originale non ha mai fatto da semplice sfondo ma si è sempre imposta quasi come un’altra amica aggiuntiva. Amica che quest’anno vedremo munita di mascherina: la Grande Mela non sarà esente dal Covid-19 nemmeno a livello diegetico perché il reboot ne parlerà apertamente, inglobando la pandemia nella trama della serie.

 

Il revival sarà composto da 10 episodi di mezz’ora ciascuno e la produzione incomincerà alla fine della primavera. Lo show è prodotto da Michael Patrick King e dalle stesse tre protagoniste, Parker, Nixon e Davis.

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Sarah Jessica Parker non vede l’ora di scoprire la Carrie cinquantenne

La protagonista ha ammesso di essere animata da tantissima curiosità e di non vedere l’ora di scoprire come gli sceneggiatori hanno immaginato la sua Carrie e le altre nella nuova inedita veste che conta cinquanta primavere.

 

“Penso che Cynthia, Kristin e io siamo tutte entusiaste del tempo che è passato. Vedremo chi sono loro adesso, se si sono adattate, che cosa hanno fatto finora, se hanno trovato la loro strada o se hanno commesso errori. Insomma, come si sentono? Confuse, minacciate, nervose? Sono davvero curiosa ed entusiasta di vedere come gli scrittori immaginano queste donne oggi!”, ha dichiarato Sarah Jessica Parker.

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Le altre serie TV che parlano della pandemia

Quello del revival di Sex and the City è l’ormai ennesimo caso di serie televisiva che menziona il Covid-19. Il Coronavirus è talmente insito nella nostra società così come nella nostra mente da non poter mancare all’appello sullo schermo. Sia quello piccolo sia quello grande hanno incominciato a incorniciare la pandemia, eleggendola a scenario di tanti film e show televisivi di oggi.

 

Un esempio è Love in the time of Corona, titolo che si riferisce all’opera letteraria L'amore ai tempi del colera: si tratta di una miniserie di quattro episodi girata da remoto durante il lockdown per seguire la vita in quarantena di alcune persone.
Su Netflix c’è Social Distance, miniserie prodotta dalla creatrice di Orange is The New Black composta da 8 episodi che segue le vite stravolte puntellate di sfide quotidiane a cui si sottopongono alcune persone in isolamento.

Anche Connected, la serie prodotta dalla NBC, è legata all’emergenza sanitaria grazie a un formato speciale che rimanda a quello di Zoom, la piattaforma molto utilizzata in isolamento sociale. La serie mostra personaggi che non interagiscono tra loro ma che parlano direttamente in macchina, bucando la cosiddetta quarta parete e rivolgendosi al pubblico.

Ma non solo serie nate ex novo in tempi dominati dal Covid-19: anche tanti show già noti, come Sex and the City appunto, hanno iniziato ad ambientare gli episodi nell’era pandemica.

Da This is Us alla 17esima stagione di Grey’s Anatomy, da The Good Doctor a New Amsterdam, l’emergenza sanitaria ormai fa parte del copione.

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Non solo serie TV: anche i film parlano di pandemia

Oltre al piccolo schermo, pure quello grande ha dovuto per forza “accogliere” la pandemia. Sono ormai moltissimi i film che trattano l’emergenza sanitaria, sia direttamente sia indirettamente.

C’è la commedia Lockdown all'italiana di Enrico Vanzina o il documentario sulla Venezia in quarantena Molecole di Andrea Segre (in cartellone in questi giorni al Festival di Göteborg con un unico spettatore su un’isola deserta): tutti i generi cinematografici si stanno “piegando” al virus, inglobandolo nella diegesi e nelle proprie sceneggiature.

 

Parla di pandemia iSola di Elisa Fuksas, il film girato con l’iPhone che testimonia la scoperta di avere un tumore alla tiroide in piena pandemia, presentato alla 77° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Sempre presente a Venezia nel 2020, c’è pure il cortometraggio del regista Luca Guadagnino, Fiori, Fiori, Fiori!, un ritratto della Sicilia in quarantena che racconta uno spaccato del lockdown.

In uscita quest’anno c’è invece Songbird, la pellicola diretta dal regista Michael Bay in cui si immagina che tra quattro anni il virus non sia stato ancora debellato.
Corona del regista iraniano Mostafa Keshvari è ambientato in un ascensore e ha come protagonista la psicosi del contagio: un gruppo di persone bloccate si lascia prendere da un’isteria insensata non appena una donna cinese incomincia a tossire.

Locked Down è invece il film con protagonisti Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor che mettono a segno un colpo milionario nei magazzini Harrods di Londra in piena quarantena. Infine Netflix ha ingaggiato Judd Apatow, il regista di commedie come 40 anni vergine e Molto Incinta, per ideare e girare una pellicola di genere comedy ambientata proprio durante il lockdown.

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