Su Sky Atlantic sta per arrivare The L Word: Generation Q, il sequel/spin-off del cult targato Showtime. In attesa del debutto (l'appuntamento è ogni lunedì sera alle 21.15 a partire dall'11 maggio, episodi disponibili anche On Demand e in streaming su NOW TV), ecco cinque motivi per cui non potete proprio perdere questa serie tv.
5 motivi per cui The L Word: Generation Q va vista
Perché è il sequel di una serie cult
All’epoca del suo debutto, nell’ormai lontano 2004, The L Word (ndr, letteralmente “la parola che inizia con la elle”, un evidente riferimento alla parola lesbian, lesbica) fece molto parlare di sé, suscitando dibattiti piuttosto accesi. Non che fosse la prima serie tv a mettere in scena dei protagonisti appartenenti alla comunità LGBT (qualcuno ha detto Will & Grace e Queer As Folk?), ma è stata sicuramente la prima serie con un ventaglio di personaggi principali composto al 99,9 per cento da personaggi femminili di orientamento omosessuale o bisessuale. E scusate se è poco! Da questo punto di vista The L Word: Generation Q non si può dire abbia dato vita a chissà quali polemiche o discussioni, fortunatamente ormai certi argomenti non sono più considerati scandalosi, ma resta il fatto che comunque ha portato avanti la “missione” della sua progenitrice, ovviamente con i dovuti aggiornamenti. Un occhio al passato e uno al presente, per una formula semplicemente vincente e avvincente.
Perché l’effetto nostalgia funziona sempre
Sì, inutile negarlo, l’effetto nostalgia funziona, e funziona SEMPRE! Quando uscì la notizia della decisione di Showtime di realizzare un sequel/spin-off di The L Word, uno dei suoi titoli storici e più conosciuti, i fan della serie madre si spaccarono in due fazioni: da una parte quelli assolutamente estatici all’idea di ritrovare alcune delle protagoniste a un decennio di distanza, dall’altra quelli assolutamente contrari, perché si sa, riesumare show ormai conclusi da tempo è sempre rischioso, e a volte è veramente meglio vivere nel ricordo delle glorie passate. Eppure siamo sicuri che anche i fan di vecchia data più scettici hanno apprezzato e apprezzeranno questo ritorno, vedere per credere!
Perché è ancora più queer (e inclusive)
Le due parole chiave di The L Word: Generation Q – dove la Q sta per queer, termine ombrello che significa letteralmente bizzarro, curioso, ma che da un bel po’ di tempo è utilizzato come termine colloquiale per indicare le persone omosessuali, bisessuali, transessuali e quant’altro – sono diversity e inclusion, e lo si capisce fin dal primo episodio. Fino a non moltissimo tempo fa la parola queer era usata in tono dispregiativo, ma negli ultimi anni è stata rispolverata in grande stile, andando a raccogliere sotto di sé un po’ il concetto di “differenza” in senso esteso, dunque non solo in riferimento alla comunità LGBTQ. E’ il termine ombrello per eccellenza, e non è un caso che The L Word: Generation Q vi faccia riferimento fin dal titolo. Solo nel cast principale abbiamo: un personaggio afro-americano (Bette), un personaggio asiatico-americano e transgender (Micah, interpretato da Leo Sheng, transgender anche nella vita reale), e due personaggi di origine latino-americana (Dani e Sophie). Poi ci sono i personaggi secondari, e qui la lista è ancora più lunga, come avrete modo di scoprire guardando la serie. C’è infine un aspetto fondamentale: è vero, The L Word: Generation Q parla direttamente alla comunità LGBTQ, ma in realtà parla a tutti, perché mette in scena tematiche veramente universali come l’amore, la famiglia, la lotta per i propri ideali, l’amicizia, la propria identità, tutte cose che ci toccano profondamente da vicino.
Perché i nuovi personaggi sono interessanti quanto quelli storici
Qualcuno guarderà The L Word: Generation Q per ritrovare Shane, Bette e Alice, qualcun altro per mera curiosità…ma tutti ameranno Angie! Scherzi a parte, è evidente che Showtime ha fatto molto affidamento sull’effetto nostalgia e sul richiamo che un titolo del genere avrebbe inevitabilmente avuto sui fan di vecchia data della serie madre, ma c’è da dire che i nuovi personaggi principali (ma anche quelli secondari) sono altrettanto interessanti. Ovviamente, appartenendo a una generazione successiva, le (dis)avventure di Dani, Micah, Sophie e Finley saranno più vicine a un pubblico di una certa fascia d’età, ma anche chi ha superato gli “anta” da qualche anno si ritroverà in loro. E poi, per davvero, c’è Angie, la figlia di Bette e Tina ormai adolescente: semplicemente adorabile!
Perché è una serie godibilissima e piacevole da seguire
L’ultimo motivo per cui dovete assolutamente guardare The L Word: Generation Q è il più semplice: perché è divertente, ma è anche commovente. E poi, diciamola tutta: dopo la terza stagione di Westworld, un po’ di leggerezza non guasta!