Diavoli, Roberto Oliveri si racconta e dice: "Mi piacerebbe fare un film sugli homeless"

Serie TV sky atlantic

Fabrizio Basso

Un ruolo piccolo ma che condiziona almeno due vite. Roberto Oliveri è Ramiro Flores in Diavoli, la serie originale Sky tratta dal bestseller di Guido Maria Brera. Appuntamento venerdì 8 maggio alle ore 21.15 su Sky Atlantic (anche in 4K HDR con Sky Q satellite) e su NOW TV (disponibile anche on demand)

Un ruolo piccolo ma che condiziona almeno due vite e che racconta i disastri economici che il popolo argentino, ciclicamente, è costretto a subire. Roberto Oliveri in Diavoli interpreta Ramiro Flores, il fratello di Sofia, l’attivista e amica di Massimo Ruggero. Quando ci fu la crisi in Argentina, era il 2001, lui andò in banca per ritirare i suoi risparmi e acquistare da mangiare per sé e la sorella: gli diedero una manciata di banconote e lui, nell’atrio dell’istituto, si sparò in bocca. C’era anche la sua sorellina. Lei fu costretta a una vita di difficile per un lungo periodo e Ruggero che speculò su quella situazione e ora è legato a Sofia si sente responsabile di una morte così assurda. Per altro Oliveri è anche il Ronni di Gomorra – La Serie, uno degli ultimi fedelissimi di Sangue Blu. Abbiamo chiacchierato al telefono.

DIAVOLI, LO SPECIALE

Come sei diventato Ramiro?
Il ruolo è arrivato anche per le mie origini argentine. E un po’ per caso. Ero già concentrato sulla nuova stagione di Gomorra.
Contento?
Felice di questa cosa anche se è un ruolo piccolo condiziona la vita di Sofia e Ruggero.
Conoscevi un po’ il mondo della finanza?
Poco anche se ho un cugino broker a Londra. Mia madre ricorda la crisi del 2001 in Argentina, anche i miei famigliari hanno perso soldi. Sono entrato in profondità, Ramiro mi apparteneva a livello di esperienza umana.
Il popolo argentino è speso in situazioni difficili.
E’ gente abituata a vivere la crisi, ci ha sempre a che fare. Non c’è un ceto medio, ci sono gli estremi e là la povertà è non poter mettere un piatto a tavola. In quegli anni soffrì il mondo ma lì ci fu un picco.
Sei di Buenos Aires?
Sono di Rosario nella Pampa, a tre ore dalla capitale.
Sei in buona compagnia. Ci sei stato recentemente?
Pochi mesi fa. Arrivi con moneta favorevole ma se prendi un caffè costa 1,10 euro che è caro anche a Napoli, dove ho radici. E’ vantaggioso per il turismo. Ho una famiglia ampia: conosco le due facce, la più ricca e quella meno e vedo le difficoltà. E’ un peccato perché tutto il Sud America ha grandi potenzialità.
Come è andata con Greta ovvero Sofia da piccola?
E’ eccezionale. Ci siamo voluti subito bene: ha 9 anni ma un grande talento.
Sofia adulta?
La ho conosciuta e le ho dato una mano anche dal di fuori, emozionalmente. Poi sono andato a trovarla a Barcellona sul set di una serie che girava.
Alessandro Borghi?
Condividiamo una scena. Già ci conoscevamo. Mi piace la sua arguzia attoriale,, è molto simile a me, resta concentrato e collegato emozionalmente alla scena che andrà a interpretare, è reale e di pancia. Tra noi ci sono due mesi di differenza.
Hai lavorato con entrambi i registi?
Con Jan Maria Michelini ho girato solo una scena, ho lavorato di più con Nick Hurran: ha un approccio internazionale, ha tatto, la cosa più bella è che ti lascia il tempo di creare una relazione, un legame, con l’altra attrice, nel mio caso una bambina, che doveva approcciarsi con la morte di Ramiro, suo fratello. D’altra parte la scena è forte.
Come la hai gestita?
Ti racconto un aneddoto. Il regista le ha chiesto se riusciva a piangere. Io le dissi “Greta cosa può farti piangere?” e mi rispose “niente tranne le api”, Ok allora pensa a un’ape. Nick mi è arrivato molto in quel senso.
Altri ruoli?
Sono in una scena de I Due Papi: anche lì interpreto un ragazzo argentino. Una scena con Jonathan Price, una fantastica esperienza. Questo materiale in spagnolo mi tornerà utile per un’eventuale proposta nel mercato spagnolo. Ho girato un film per il Cinema, Ritorno al Crimine di Massimiliano Bruno, dove mi hanno fatto biondo.
Il teatro ti galvanizza.
Al Teatro Bellini avrei dovuto recitare tra metà Aprile e inizio Maggio in Dignità autonome di prostituzione di Luciano Melchionna, uno spettacolo che fa da tanti anni. Io amo il teatro, per me è palco, piedi scalzi e pelle d’oca. Sto muovendo i primi passi nel doppiaggio con Connie Bismuto.
Sei anche autore?
Scrivo anche. Ho un monologo che si intitola O guappo e cartone che parla della depressione giovanile in questa società; poi un cortometraggio di una kamikaze e un bambino che hanno un dialogo su Dio. Si intitola 7 minuti. Sto elaborando un soggetto di un film che si svolge tra Catania e Napoli..
Ti vedi regista?
Non mi ci sento.
Cosa ti affascina?
Due ruoli e magari da protagonista dopo anni di gavetta. Sono affascinato dai barboni. Spesso mi sono fermato alla stazione Termini per studiarli, sono osservatori della vita dal loro punto fermo quotidiano. E poi un action movie dove salvo un parente a me vicino.

Da quando è arrivata la serie tv Diavoli, il nostro vocabolario si è arricchito di una parola, shortare. Un termine che, a conoscerne il significato più profondo, fa rabbrividire.

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