La stagione finale di In Treatment volge ormai al termine (gli ultimi cinque episodi andranno infatti in onda sabato 6 maggio alle 21.15), dunque è tempo di dire addio al Dr. Mari, magari in favore di un terapeuta reale: ecco alcune cose da sapere prima di andare in analisi
di Linda Avolio
La terapia, questa sconosciuta: chi ci va ha già “varcato la soglia” e sa cosa aspettarsi (più o meno!), ma per chi magari sta meditando di intraprendere questo percorso, ecco alcune cose che è bene sapere prima di andare “in trattamento” dopo aver detto addio al Dr. Mari, che ci saluterà definitivamente sabato 6 maggio, quando alle 21.15 andranno in onda su Sky Atlantic gli ultimi cinque episodi della terza stagione di In Treatment.
1. Non c’è bisogno che vi sia diagnosticata una malattia mentale per andare in terapia. E’ una convenzione errata, eppure radicata, che chi va in terapia è “pazzo”, qualunque cosa ciò significhi. I motivi per cui una persona può decidere di andare in terapia sono svariati, e il più delle volte non hanno niente a che fare con la malattia mentale. Ma se anche fosse, non ci sarebbe niente di sbagliato o di cui vergognarsi: andare in terapia significherebbe cercare l’aiuto di un esperto, proprio come si dovrebbe fare per ogni tipologia di malessere.
2. Il solo fatto di andare in terapia non cambierà le cose: bisogna partecipare attivamente al processo. Andare da un terapeuta non è come andare dal dottore per farsi prescrivere un antibiotico. Ci vuole impegno, partecipazione, collaborazione. La terapia chiede molto, ma dà anche tanto.
3. La terapia non deve necessariamente andare avanti per lunghi periodi. Se una delle scuse che vi auto raccontate per evitare di cercare questa tipologia d’aiuto è “non ho voglia di iniziare qualcosa che potrebbe andare avanti per anni e anni e anni”, beh, potete smettere di raccontarvela. La durate del percorso dipende dalla persona, dai suoi bisogni e dai suoi obiettivi. E’ chiaro che un minimo di impegno quantomeno a medio termine è da mettere in previsione, ma non fatevi spaventare da questo.
4. Dire basta non significa smettere per sempre. A volte, quando si arriva a un certo punto del percorso, è tempo di fermarsi. Può essere lo stesso terapeuta a suggerirlo, oppure può essere una decisione del paziente, ma ciò non significa che debba essere una situazione definitiva. Se si sente di averne ancora bisogno, si può sempre tornare in terapia.
5. Non è compito del terapeuta salvare i propri pazienti o dar loro consigli. Non spetta certamente al vostro terapeuta dirvi se dovete divorziare o se dovete licenziarvi, il suo compito, semmai, è quello di aiutarvi a conoscervi e capirvi meglio, oltre ad aiutarvi a modificare i vostri schemi mentali. Certamente potrebbero darvi indicazioni concrete su come affrontare determinate situazioni in caso di disturbi come la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico o altro, ma quando si tratta di decisioni riguardanti la vostra vita non aspettatevi soluzioni “cotte e mangiate”.
6. Molto probabilmente il vostro terapeuta va a sua volta in terapia. Che, a pensarci bene, è una cosa molto sensata.
7. La maggior parte dei terapeuti non prescrive farmaci. Questo compito, eventualmente dopo consulto, spetta agli psichiatri, o comunque a un medico, che potrebbe anche essere il medico di base. Sottoporsi a una terapia farmacologica non è necessariamente segno di poco impegno o di desiderio di prendere la strada più breve. In alcuni casi i farmaci possono essere un valido supporto, ma sempre e soltanto sotto prescrizione e sotto stretto controllo.
8. Il vostro terapeuta non parlerà di voi con i suoi amici al bar, e non vi cercherà su Google. E no, non vi metterà in imbarazzo casomai doveste incontrarvi al di fuori delle sessioni. Un terapeuta serio osserverà sempre il segreto professionale.
9. Non esiste il terapeuta perfetto, esiste il terapeuta giusto per voi. I rapporti tra persone devono fare i conti con una quantità di variabili impossibili da prevedere, e, proprio come accade nella vita di tutti i giorni, quando si tratta di relazioni sentimentali, rapporti di lavoro o di amicizia, non è detto che ciò che funziona per qualcuno debba funzionare anche per voi, e viceversa. Non scoraggiatevi, dunque, potrebbe andarvi bene fin dall’inizio, oppure potreste dover cambiare alcuni terapeuti prima di trovare quello giusto. Ma come capirlo? Quando si va in terapia è importante sentirsi ascoltati, capiti e rispettati. Spesso non sarà divertente o piacevole, per questo sarà importante trovarsi di fronte alla persona giusta per voi.
10. I terapeuti non hanno tutte le risposte alle vostre domande. E’ sbagliato pensare che, solo per il fatto di esercitare questa professione, un terapeuta abbia la capacità di leggere nel pensiero! Sicuramente grazie alla loro formazione sono in grado di leggere le persone in modo approfondito, ma non sono dei maghi, quindi non aspettatevi miracoli.