Venerdì 11 settembre è uscito l’album d’esordio del rapper casertano Masamasa, Fernando Alonso. Un disco leggero ma introspettivo che ha già conquistato giovani genarazioni. L’intervista
Masamasa, nome d’arte di Federico De Nicola, prima del suo album d’esordio Fernando Alonso, uscito l'11 settembre, vantava già all’attivo un EP dal nome “Ostbahnof” e due singoli rilasciati a inizio 2018, “Friendly”, “Contento” e “TIPAINDIE”, con cui ha ottenuto ottimi riscontri dal pubblico e dalla critica, raggiungendo fino alla top 5 nella playlist Viral 50 Italia su Spotify.
Arrivate le prime soddisfazioni, confida, ha dovuto riassestarsi e bilanciare i propri spazi per essere produttivo e portare a termine, insieme alla sua squadra, il suo primo album. “L’ispirazione può anche arrivare in momenti concitati, ma per scrivere ho bisogno di tranquillità. E prima non ero tranquillo”.
Dopo una lunga pausa, Masamasa torna in studio a lavorare a nuovi brani e sceglIe il 2020 come l’anno per l’uscita del suo primo album. L’intervista
Perché Fernando Alonso?
Stavo cercando un titolo che racchiudesse tutte le canzoni e Fernando Alonso era perfetto. L’album non parla in alcun modo di Formula 1 o del pilota in sé ma bensì del suo carattere in cui mi sono sempre rivisto.
Il disco è un mix di generi diversi, quanto la rispecchia?
È la fotografia di me. È quasi una playlist della musica che ascolto, non c’è stato alcun ragionamento di fondo nel farlo, abbiamo fatto e basta, giorno dopo giorno.
C’è una traccia che sente più come una "figlia"?
Timidezza è il brano che mi rende più orgoglioso. Lo sento completo, comprensibile e molto profondo, mi rispecchia parecchio.
In che modo la musica è entrata nella sua vita?
Non so dare una risposta precisa. Sicuramente l’amore per la musica mi è stato trasmesso dai miei genitori. Mio padre mi suonava il sax quando ero ancora nella pancia di mia mamma.
E l’appellativo Masamasa?
Mi è stato dato dalla mia insegnante di Tecnologia delle scuole medie che, siccome ero molto irrequieto, mi chiamava “masaniello” come il famoso rivoluzionario napoletano. Da lì in poi tutti hanno cominciato a chiamarmi così e trasformarlo in Masamasa mi è venuto naturale.
Quanto è stato fondamentale per lei trasferirti a Berlino?
Prima di trasferirmi lì per studio ascoltavo molta musica organica. Berlino è stata un po’ la mia scuola per l’elettronica. Quello che sono oggi è anche grazie a questa città.
So che non le piacciono le classificazioni ma sono curiosa di chiederglielo: in quale corrente musicale si identifica ora?
Non è che non mi piacciono è che non sono bravo a trovarlo. Spesso vengo associato al cantautorato italiano più che all’hip hop.
I suoi artisti di riferimento?
Per questo disco ce ne è solo uno ed è Pino Daniele. Punto di riferimento costante nella mia vita. In particolare in quel periodo ascoltavo molto il disco Che Dio ti benedica. Meraviglioso.
Un featuring nel cassetto?
Se devo sognare in grande, volerei con una collaborazione mega pop con Jovanotti o Dua Lipa.