"Revolver", 55 anni fa usciva il capolavoro dei Beatles: tutto quello che c'è da sapere
ApprofondimentiIl 5 agosto del 1966 veniva pubblicato in Gran Bretagna uno degli album migliori e tra i più importanti della storia della musica. Nel disco sono presenti elementi di cultura indiana, misticismo, sperimentalismo e psichedelia con riferimenti anche all'Lsd. Il lavoro rappresenta una svolta per i Fab Four che da allora in poi abbandonano i live per concentrarsi sulla produzione in studio
Compie 55 anni uno dei capolavori dei Beatles. Il 5 agosto del 1966 veniva pubblicato in Gran Bretagna Revolver, da molti considerato uno degli album migliori e tra i più importanti della storia della musica. Nel disco sono concentrati elementi di cultura indiana, misticismo orientale, sperimentalismo e psichedelia con riferimenti anche all'Lsd. Un upgrade creativo da parte della band di Liverpool che contiene tracce di molta della musica che verrà successivamente: elettronica, punk, world music.
La svolta dei Beatles
Revolver rappresenta una svolta nel percorso artistico dei Beatles: da quel momento in poi lo studio di registrazione diventa uno strumento capace di dare corpo alle idee più ricercate ed estreme. I Fab Four abbandonano i live (ultimo concerto il 29 agosto del 1966 a San Francisco) e spingono oltre ogni limite la ricerca sonora. E come sempre trovano il primo alleato in George Martin, il loro storico produttore, sempre geniale nel dare corpo alle illuminazioni della band e soprattutto di John Lennon, Paul McCartney e George Harrison.
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La copertina in bianco e nero e il nome
Revolver è un manifesto di innovazione sin dalla copertina realizzata in bianco e nero, in un periodo in cui dominano i colori. L'autore della cover è Klaus Voorman, il bassista tedesco amico della band dai tempi di Amburgo, che raffigura i volti dei Fab Four, con disegni, ma anche attraverso fotografie e collage. Tra i capelli di George Harrison sul lato destro, subito sotto le labbra di John Lennon, si trova il volto di Voormann e la sua firma. Per quanto riguarda il titolo dell'album, Revolver si riferisce sia all’arma da fuoco, sia al movimento rotatorio cioè revolving, del disco in vinile sul piatto del giradischi. Il disco avrebbe potuto chiamarsi anche Abracadabra, ma venne scartato quando i Beatles si accorsero che era già stato utilizzato.
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Il contributo dei tecnici di Abbey Road
Il disco resta una pietra miliare anche per i contributi forniti dai tecnici degli studi di Abbey Road che cambiano per sempre il modo di registrare musica. Ken Townsend, l'ingegnere del suono, proprio durante le registrazioni di Revolver dà vita all'Automatic Double Tracking, tecnica che consente di migliorare il suono di voci o strumenti durante il processo di missaggio. Un altro ingegnere, fedelissimo di Martin, Geoff Emerick, s'inventa strategie all'avanguardia per registrare gli strumenti (in particolare il basso e la batteria). Con la settima produzione beatlesiana, il pop inoltre scopre l'uso sistematico dei loop (che all'epoca venivano realizzati con i nastri), gli strumenti suonati al contrario, l'alterazione della velocità di registrazione, le sovraincisioni, l'utilizzo di strumenti inconsueti come quelli della tradizione indiana.
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I brani: da "Eleanor Rigby" a "Yellow Submarine"
Elementi di novità caratterizzano dunque anche i brani, come Eleanor Rigby, in cui i Beatles non suonano, perché l'accompagnamento musicale è di un ottetto d'archi. Revolver è anche il frutto di uno sforzo collettivo della band: George Harrison firma tre brani, il polemico Taxman, Love you to, primo tentativo di compositore di utilizzare la musica classica indiana, e I want to tell you, testo con chiari riferimenti alla cultura lisergica. Sotto questa chiave va letta anche Tomorrow Never Knows, creazione di John Lennon ispirato dagli scritti di Timothy Leary che apre le porte alla psichedelia e mette insieme influenze orientali con i loop, ispirati dall'uso del nastro magnetico nella musica di Stockhausen. In un altro pezzo frutto della mente di Lennon, I'm Only Sleeping, Harrison incide al contrario il suo assolo di chitarra che poi viene registrato e stampato nella direzione corretta. In Yellow Submarine (a distanza di 55 anni, forse uno dei brani più popolari dell'album) si ascolta la voce solista di Ringo Starr, in Here, There and Everywhere e She Said She Said si alternano metri ritmici differenti. Secondo molti addetti ai lavori, invece, For No One, è uno dei primi segnali importanti della tendenza di McCartney ad accentrare il processo creativo e realizzativo.