Rosita Brucoli canta Pino Daniele a Napoli: "Ti entra nella vita, per me è un mistico"

Napoli ha convocato ieri sera in Piazza Plebiscito tanti artisti e alcuni giovani artisti per celebrare Pino Daniele a 70 anni dalla sua nascita e a 10 anni dalla sua scomparsa. Senza dimenticare che in questo 2025 ricorrono anche i 45 anni dall'uscita di quell'album capolavoro che fu Nero a Metà. La festa è stata ribattezzata Pino è - Il Viaggio del Musicante e oltre a ospiti illustri ha voluto sul palco i giovani talenti finalisti del Musicante Award - Premio Pino Daniele, il Live Music Contest di musica pop rock che offre a giovani artisti che studiano musica, compongono e interpretano il loro repertorio, un’esperienza formativa e un’opportunità concreta di emergere e sviluppare la propria carriera. Tra loro c'è Rosita Brucoli, cantautrice pugliese classe ’99, che già altre volte in passato si è cimentata col repertorio dell'impareggiabile artista napoletano e che per questa occasione speciale ha scelto Che Ore So, brano che Pino Daniele aveva scritto quando morì il suo amico Massimo Troisi. Rosita ci racconti come è arrivata in Piazza Plebiscito. Il contest Musicante Award - Premio Pino Daniele ha avuto per me due fasi: la prima una settimana fa a Roma con una diretta su Rai Radio Due e la seconda quella sera stessa quando hanno annunciato i finalisti. Insomma lo abbiamo saputo una settimana fa che saremmo stati a Napoli per Pino è - Il Viaggio del Musicante. Come ha reagito? Di solito ho due tipi di reazione: quando so di dover fare una cosa così grande subito trovo energia, entusiasmo, carica e sensazione adrenalinica. Non ho ancora capito quando arrivano paura e tensione ma spero presto per famigliarizzare con quella sana paura. Che effetto le ha fatto quel palco? Un palco così non lo ho mai visto da artista, solo da fruitrice di concerti! Era pazzesco, poi farlo in questa città è stato ancora più pazzesco; sapere che sono i napoletani il grosso del pubblico e Pino non solo è uno dei più grandi cantautori di sempre ma un vero pezzo di storia significa toccare corde molto profonde. Ho sentito tanta responsabilità. Come ha scelto i due pezzi da proporre? Ho optato per Lasciamo Papà che è mio e la mia rielaborazione di Che Ore So di Pino. Il mio brano è personale e autobiografico, nelle ore precedenti l'esibizione ho temuto di non riuscire a gestire l'emozione. Che Ore So è dedicato a Massimo Troisi, la canzone parla di perdita in maniera semplice. Pensiamo ai versi "non sai quanto mi manchi e forse oggi di più fa caldo ed ho fumato troppo in ogni istante cerco di ridere un po' ma poi ci resto male chissà che io stasera berrò": un effetto semplice che però fa visualizzare la sofferenza e la mancanza. Io la ho riprodotta in maniera elettronica con l'aggiunta di una strofa scritta da me. Ricorda come ha incontrato la musica di Pino Daniele? Certo. In famiglia c'è un solo musicista oltre a me che è mio zio, che suona benissimo la chitarra anche se non lo fa per professione. Me le ha sempre cantate a tu per tu le canzoni di Pino, cercava di imitarlo e dunque lo ho sempre sentito di famiglia. Pino ha la capacità di entrarti in casa come un vecchio un amico. E' speciale e inarrivabile, ti entra nella vita, mi sento di dire che la sua è una semplice complessità. Che Ore So troverà spazio nei suoi concerti? Mi hanno chiesto se sarà pubblicata, ha acquisito un'altra vita, tutto questo interesse mi ha incuriosito e vorrò approfondirla. Parlando con gli storici musicisti di Pino che curiosità aveva? In generale sono incuriosita dagli aspetti umani, certo gli aneddoti sulla nascita di un riff sono sempre affascinanti, ma io volevo sapere come era prima di salire sul palco, come si faceva a farselo più amico, se era simpatico, se raccontava storie, come caricava il gruppo prima di un live o di una session in studio. Al di là di questo contest, rientra nei suoi ascolti abituali? Lo ho sempre ascoltato ma con questa esperienza lo ho conosciuto di più e approfondirò ulteriormente. Mi piace guardare i suoi live, sentirlo parlare negli intermezzi tra una canzone e l'altra, l'interazione col pubblico, come cambia espressione quando è cantante e quando invece è narratore, c'è come una forza che dall'alto lo invade, è misterioso ma vicino a quello che facciamo. Mi sento di affermare che è un mistico.

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Fabrizio Basso