Gioia e dolori per i Radiohead e i loro fan

Abbiamo trascorso buona parte della tarda primavera e inizio estate a parlare – come mai prima, nel bene e nel male – di concerti. Dagli alti prezzi dei biglietti, a quelli venduti a metà prezzo per riempire gli stadi fino ai pellegrinaggi in UK per il tour nostalgia degli Oasis. Poi, dopo la pausa agostana, settembre è iniziato con un'ottima notizia: un mini tour a sorpresa dei Radiohead che non si esibivano insieme dal 2018. Venti date a novembre 2025 in 5 città europee: Madrid, Copenaghen, Berlino, Londra e anche al Palasport di Bologna. 4 date per ogni città. Stiamo parlando però dei Radiohead, a cui non piace fare le cose normali ma che amano continuamente innovare format e sistemi di distribuzione: furono i primi – anzi, forse gli unici – a vendere un loro disco online, scaricandolo esclusivamente dal sito della band con la modalità del “prezzo a libera scelta del compratore”. Si trattava di “In Rainbows” ed era il 2007, periodo di transizione in cui i supporti fisici venivano venduti sempre meno, cresceva il download, specialmente illegale, e non si era ancora diffuso lo streaming. Questa volta ecco invece un annuncio ravvicinato – piuttosto raro di questi tempi in cui vengono venduti biglietti per concerti che si terranno dopo 12-18 mesi. Ma ogni azione dei Radiohead contiene sempre un messaggio “politico” e questa volta il tema è quello di sconfiggere il secondary ticketing, ovvero il bagarinaggio online. Per questo è stato impiantato un sistema complessissimo fatto di pre-registrazioni, geolocalizzazione e codici. Il complesso meccanismo I fan e tutti coloro che volevano acquistare il biglietto per le date di Bologna dovevano registrarsi tra il 5 e il 7 settembre al sito della band – fornendo nome e cognome e numero di telefono, dopo di che sarebbe arrivato via sms un messaggio per completare la procedura e inserire successivamente altri dati come indirizzo mail e indirizzo fisico . E qui sono iniziati i primi inciampi: molti utenti – legati ad alcuni fornitori di rete mobile - non sono riusciti a ricevere l'SMS e quindi ad andare avanti. Conclusa la prima fase di registrazione che serviva da una parte a evitare eventuali interferenze di bot e dall'altra per premiare le persone più vicine al luogo del concerto , arrivava una mail in cui si diceva che entro il 10 settembre sarebbe stato inviato un codice di sblocco che dava la possibilità di poter comprare il biglietto. Questi codici non sono arrivati a tutti, ma sono stati assegnati a livello random seguendo alcuni criteri tra cui anche quello della geolocalizzazione . Con il codice di sblocco in mano, l'utente che finora era stato baciato dalla fortuna si trovava a fare ore e ore di coda in sala d'attesa sul sito di Ticketmaster per poter acquistare il biglietto, siti che talvolta sono andati in crash per i troppi utenti in linea e spesso non davano nemmeno l'opportunità di rientrarci. Insomma, un mezzo disastro che ha causato molti scontenti tra i fan dei Radiohead, basta leggere le centinaia di proteste sui commenti delle pagine social della band. Peraltro anche i prezzi normali dei biglietti non erano molti economici soprattutto se si considera che i Radiohead si sono sempre dichiarati una band democratica. Sebbene siamo tutti consapevoli che è sempre più difficile trovare metodi di vendita biglietti che accontentino tutti quando la domanda per partecipare all'evento supera di gran lunga l'offerta, tuttavia dai Radiohead ci si aspettava un sistema meno confusionario, con meno hype e più intelligente. Perdita di immagine e reputazione Insomma, non è stata una bella operazione di immagine e di reputazione per la band di Thom Yorke,. che non è mai intervenuta con dichiarazioni ufficiali su queste complicazioni ma solo sul fatto che durante l'estate erano state fatte delle prove che sono state “divertenti e naturali” e che nonostante ognuno di loro sia impegnato in progetti personali, hanno tutti deciso di fare questo ultimo mini-tour che non sarà accompagnato da nuovo materiale. Thom Yorke ha infatti dichiarato di avere "ancora difficoltà" a essere creativo dopo la pandemia di COVID-19. Oltre a questo ostacolo dei biglietti, l'aura intorno ai Radiohead non è così positiva: la band inglese infatti è oggetto di un pesante boicottaggio da parte del BDS, movimento per i diritti umani del popolo palestinese che propone boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. La causa deriva dal fatto che il gruppo "non ha ancora chiesto scusa" per uno spettacolo a Tel Aviv nel 2017 e inoltre sono state criticate le passate esibizioni di Jonny Greenwood con il musicista israeliano Dudu Tassa. Insomma, comunque la si pensi, non un periodo felice per i Radiohead.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Gioia e dolori per i Radiohead e i loro fan

Michele Boroni