Oasis Live '25, a Cardiff tra i fan dei fratelli Gallagher

Appena arrivo alla stazione di Cardiff resto piacevolmente sorpresa dall’organizzazione perfetta: all’uscita ci sono dei volontari che ti indicano dove andare, ti spiegano cosa fare a fine concerto e soprattutto ti ricordano che il centro città, proprio per i concerti degli Oasis, è pedonale. Che cosa meravigliosa, penso appena vedo centinaia di persone dentro e fuori dai pub, con una birra in mano e gli Oasis nel cuore. Inizio a curiosare tra i vari bar che hanno la musica di Noel e Liam Gallagher nelle casse e noto che ci sono persone di tutte le età. Sento accenti di tante parti del mondo, e anche qualcuno che parla italiano. C'è chi è arrivato ieri e rientra domani, ma è importante esserci: "Questo concerto è un pezzo di storia" Ci sono tantissimi italiani a questo concerto, e con alcuni di loro parlo più tardi, quando si avvicinano mentre aspetto di collegarmi per la diretta. C’è chi mi racconta che ha visto Liam un sacco di volte ma che questa reunion non ha prezzo. C’è chi è arrivato ieri ma dopo il concerto deve ripartire perché essere a casa in tempo per andare a un matrimonio, ma per gli Oasis questo ed altro! Mi dice questo ragazzo sorridendo. C’è chi mi chiede perché non ho il biglietto per il parterre, perché un live come questo deve essere vissuto saltando con altre migliaia di persone. Sono ragazzi entusiasti di questo ritorno, che amano gli Oasis per i testi ma anche per quell’irriverenza che, nella vita, magari in piccole dosi, serve sempre. Dopo aver incontrato un po’ di miei conterranei, tutti molto carini e simpatici, cerco il gate per entrare allo stadio: uno steward mi indica la scala, e io salgo al sesto piano. "Qui nessuno è solo" Mentre cammino incontro una signora a cui chiedo se sto andando nella giusta direzione: lei, che era ferma sulla scala, mi dice ridendo: Ah, è dove dovrei andare io ma fare le scale mi sta distruggendo! Mi chiede se ho bisogno di aiuto, perché mi assicura che può salire con me. Io la ringrazio e salgo, e vado al mio posto. Dietro di me una coppia arriva con quattro birre, di cui due cadono per terra, bagnandomi parte della giacca: io cerco diplomaticamente di non preoccuparmi, ma loro mi aiutano a pulirla e si scusano per almeno una decina di volte. Sono gli stessi ragazzi che, vedendomi da sola durante il concerto, mi prendono sottobraccio per cantare insieme Morning Glory . Poi accanto a me ci sono altri ragazzi, sempre con più bevande in mano, ma con un sorriso stampato che quasi non sembra vero. Uno di loro, un ragazzo inglese di cui non ricordo il nome, mi spiega quanto la musica degli Oasis l’abbiano aiutato ad affrontare dei momenti difficili e quanto sia stato felice nell’aver trovato i biglietti. Anche lui, durante il concerto, cercherà di farmi ballare sulle note di Rock & Roll Star . Generosità e condivisione, tra tutti Mi vede sola ma non sa che sono qui anche per lavoro, ma lui in più occasioni mi ripete che “Chi è qui per gli Oasis no, non è solo mai”. C’è chi lancia bicchieri di birra dalle altre tribune, c’è chi trova il modo di cantare con me alcune canzoni. Ma c’è anche chi ti vede in difficoltà e ti viene a chiedere se hai bisogno di aiuto nel tenere il cavalletto, o anche il cellulare per registrare un video. Senza mai chiedere nulla. Ecco, se c’è qualcosa che ricorderò oltre alla musica di questo concerto, è il senso di comunità e generosità che ho trovato tra tutti i presenti: qualcosa che difficilmente si dimentica, soprattutto oggi quando c’è la tendenza a voler fare tutto da soli, dimenticandoci degli altri. Ecco, il popolo degli Oasis ha ricordato a tutti che non si è soli e che c’è voglia di stare insieme, con tante persone di tutto il mondo, in uno stadio e altri 70mila come te. Ed è bellissimo.

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