Darin si racconta a Sky TG24: “Non so dove mi porterà il futuro, seguo le vibrazioni"

Musica
Matteo  Rossini

Matteo Rossini

Crediti: Jonathan Perlmann

Tra i massimi esponenti del pop svedese, Darin ha messo a segno numerosi successi in Italia: da Superstar e Can’t Stay Away al più recente Electric. Il cantautore scandinavo: “Ho fatto cose straordinarie, questi anni sono stati delle montagne russe, differenti ere musicali. Ciò che mi rende più felice è il non sapere dove sarò tra due anni, mi entusiasma l’idea dell’ignoto”. L'intervista

Darin è tra i principali artisti dell’ultima generazione musicale svedese protagonista di una grande ascesa a livello internazionale. Giovanissimo, ma già con una carriera ventennale, Darin è tutto ciò che di più bello la musica pop ha da offrire: vibrazioni positive, testi introspettivi e suoni su cui ballare fino a tarda notte.

Darin: “Faccio ciò che sento nel presente”

Dopo il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America, la Svezia è generalmente ritenuta il terzo Paese esportatore di musica pop a livello internazionale. Nonostante sia difficile misurare tale valore, vista l’impossibilità di individuare elementi specifici e quantificabili, nel corso degli anni la nazione scandinava ha lanciato artisti giunti sul tetto del mondo, tra questi gli ABBA, Avicii, i Roxette, gli Swedish House Mafia, Robyn, Alesso, Tove Lo ed Eagle-Eye Cherry.

 

La storia del pop svedese potrebbe essere suddivisa in tre fasi: la prima dalla vittoria degli ABBA con Waterloo all’Eurovision Song Contest 1974 ai primi anni ’80, la seconda dai primi anni ’90 agli inizi del terzo millennio con artisti come gli Ace of Base, i Roxette e i The Cardigans, infine la terza dal 2005 ad oggi con Darin, Eric Saade, Agnes Carlsson, Zara Larsson, Loreen e molti altri.

 

Darin, classe 1987, è tra i più amati e importanti artisti dell’attuale scena nordica. Divenuto noto con la partecipazione alla prima edizione del talent-show Idol, successivamente il cantante ha inanellato una serie di primi posti nelle classifiche della sua terra natia alternando album in inglese a lavori in lingua madre. Nel corso degli anni Darin ha sperimentato generi differenti passando dal pop di Lovekiller, Nobody Knows e So Yours alle sonorità disco di Satisfaction fino a brani dalle vibrazioni elettroniche come Electric. Lo abbiamo intervistato.

 

Negli anni hai sperimentato continuamente. A livello musicale sei passato dal pop alla disco music fino ai suoni elettronici, mentre per quanto riguarda i testi hai iniziato in inglese passando poi allo svedese per proseguire pubblicando contemporaneamente lavori in entrambe le lingue, come ad esempio Fantasi ed Electric. Qual è la tua direzione oggi?

In questo momento mi trovo in un buon punto, sto facendo musica felice che mi fa sentire vivo permettendomi di osservare il mondo da nuovi punti di vista. Brani da ballare e good vibes. Negli ultimi due anni ho rilasciato canzoni in inglese e in svedese, amo pubblicare brani in entrambe le lingue, magari a breve canterò anche in italiano. Mi piace fare ciò che sto sentendo in quel preciso istante. Mi lascio guidare dal presente.

 

C’è una canzone che senti più vicina a te?

Direi Electric. La canzone racconta l’incontro con una persona, avvenuto durante una serata con il mio miglior amico. È stata la serata più bella della mia vita. Un brano felice, da ballare in discoteca e che racconta tanto di me.

 

Il videoclip di Electric è stato girato a Palma di Maiorca

Dopo un periodo tra Svezia e Spagna, da un paio di anni mi sono trasferito a Palma di Maiorca. Sono sempre in giro, ma la mia base ormai è lì, così per una volta ho fatto venire tutti a casa mia.

 

Quest’anno festeggi vent’anni di carriera

Mi sembrano 50 anni! Sono accadute così tante cose che dovrei sentirmi più vecchio di quanto in realtà non sia. Ho fatto cose straordinarie, questi anni sono stati delle montagne russe, differenti ere musicali. Ciò che mi rende più felice è il non sapere dove sarò tra due anni, mi entusiasma l’idea dell’ignoto, magari tra due anni sarò in Italia, chi può saperlo, vedremo.

 

Cosa diresti al te di vent’anni fa?

Non cambierei molto perché gli sbagli servono per crescere e imparare. Gli errori mi hanno fatto scoprire altri modi di scrivere e generi musicali. Forse mi suggerirei di non prendere le cose troppo sul personale perché quando sei giovane tendi a trasformare anche i fatti più piccoli in grandi macigni, magari perché sei più vulnerabile. Inoltre, mi consiglieri di non preoccuparmi troppo di ciò che pensano gli altri e di seguire la mia strada. Infine, mi direi anche di divertirmi tanto, ancora di più.

 

Il tuo primo ricordo legato alla musica?

Il video di Like a Prayer di Madonna. Ero davvero piccolo, avevo due o tre anni, ricordo di aver visto il videoclip della canzone. Lei in una chiesa con un’atmosfera misteriosa, mi sono subito innamorato di quel tipo di musica. Un altro momento molto importante è stato il mio primo concerto a nove anni: Michael Jackson in Svezia. Questi due momenti hanno avuto un impatto grandissimo sulla mia vita.

 

Sei cresciuto con il pop

I miei genitori ascoltavano tantissima musica pop, sono cresciuto con Michael Jackson, Madonna, Whitney Houston e Stevie Wonder. Ho tanti ricordi bellissimi legati al pop.

Crediti: Jonathan Perlmann
Crediti: Jonathan Perlmann

Nel 2010 hai preso parte al Melodifestivalen, la competizione nazionale per rappresentare la Svezia all’Eurovision Song Contest, dove ti sei esibito come Interval Act nel 2013. Hai mai pensato di partecipare nuovamente?

La Svezia prende molto seriamente il Melodifestivalen, una manifestazione davvero importante, come il Festival di Sanremo per l’Italia. Ci sono artisti straordinari. Non so se la musica e il me di oggi siano in linea, nonostante ciò trovo sia fantastico e amo guardarlo!

 

La Svezia è una grande esportatrice di musica svedese: dai cantanti ai produttori più importanti al mondo come Max Martin. Qual è il segreto?

Credo sia per l’educazione musicale presa molto seriamente, tante persone si dedicano a questo mondo. Abbiamo una lunga storia di artisti e band di successo che continuano ad ispirare tante persone. E poi gli inverni sono lunghi, quindi viene naturale sedersi in studio a scrivere.

 

Stai per concludere il tour primo tour estivo in sei anni, com’è stato il ritorno sui palchi dei festival?

Lo scorso anno ho fatto un tour nelle arene, quindi questo tour è stato davvero diverso per me, in primo luogo per la luce perché in estate le giornate sono molto lunghe in Svezia. Un ambiente differente comporta vibes diverse, così ho creato una scaletta che valorizzasse al massimo il momento.

 

Tour nelle arene o nei festival? Cosa preferisci?

Sono davvero entusiasta di questa tournée, sta andando benissimo, ma amo le arene. Puoi avere un controllo diverso sulle luci, sulla scenografia, sei in grado di creare un altro mondo per il pubblico.

 

Programmi per il futuro?

Trascorrere più tempo in Italia e continuare a scoprire tanti altri artisti. Stiamo preparando qualcosa, ma non posso svelarlo, magari un duetto, chissà.

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