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Reggio Emilia, arrivano i Rammstein nell’Arena più grande e visionaria d’Europa

Musica

Fabrizio Basso

Il progetto è costato circa 12,5 milioni di euro e ha come missione quella di arrivare a ospitare, ogni anno, 6 concerti grossi e 10 più piccoli. Con gli architetti che hanno progettato la struttura, scopriamo cosa rende la RCF Arena unica al mondo

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Manca poco al concerto che i Rammstein terranno alla RCF Arena di Reggio Emilia. L'appuntamento è domenica 21 luglio. L'apertura delle porte sarà alle ore 14.30, alle 20 saliranno sul palco Héloïse Hervouët and Emilie Aridon-Kociołek in musica Abélard e poi arrivano i Rammstein alle 21. A ora è l'ultimo concerto annunciato per questa estate 2024 all'ex Campovolo anche se gira voce che potrebbe esserci una sorpresa a settembre. Con gli architetti che hanno curato il progetto e che sono Paolo Iotti, Guido Tassoni e Luca Sassi, andiamo a scoprire il perché la RCF Arena è unica al mondo e, secondo loro, destinata a ospitare, ogni anno, sei concerti da circa 100mila persone e 10 più piccoli.

Dopo gli Ac/Dc dunque arrivano i Rammstein alla RCF Arena di Reggio Emilia, la più grande d’Europa e, con queste caratteristiche, del mondo. Al momento è il secondo e ultimo concerto annunciato per questa estate 2024 anche se si vocifera di una sorpresa last minute a fine estate. Perfettamente integrata con la città nasce da una progettualità di dieci anni e per nascere ha necessitato di tre anni di lavori, rallentati e inframezzati dal covid tanto è vero che Luciano Ligabue, che la ha inaugurata da buon padrone di casa, ha dovuto fare slittare il suo live. Per realizzare il progetto, che a oggi ha già messo in bacheca sei riconoscimenti, sono stati convolti tre studi: Iotti+Pavarani Associati, Tassoni and Partners e Studio LSA. E la prima cosa che precisano è che si tratta di una lenta crescita e non di uno spazio che non sta raccogliendo quando si pensava: “Sfatiamo il mito delle 104mila presenze e degli artisti che temono una platea così vasta e di conseguenza temono il confronto. E’ una scommessa per l’artista e noi la giudichiamo sempre vincente. In Europa è l’Arena più grande, negli Stati Uniti ci sono spazi più ampi ma si tratta di prati aperti”.

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Il primo grande concerto a Reggio Emilia fu quello degli U2 nel 1997. Poi più volte Ligabue e, tra gli altri, Harry Styles e i Pinguini Tattici Nucleari, questi ultimi già nell’epoca ex Campovolo, ovvero RCF Arena. Uno dei problemi più grossi, che con gli Ac/Dc ha trovato una soluzione e con i Ramstein verrà perfezionato, è il deflusso: “Ora ha raggiunto -dice il team di che ha studiato il progetta- il giusto livello di efficienza. In occasione degli Ac/Dc abbiamo calcolato circa un’ora (erano tre al live dei Pinguini, ndr) grazie anche alla localizzazione dei parcheggi aggiornata che ha ridimensionato l’effetto imbuto”. Lo spazio è tarato su tre livelli di capienza: 20, 60 e 100mila persone. Con Zucchero è stata la sola volta che il piano inclinato, uno degli elementi distintivi del progetto, ha permesso alla gente di godersi il concerto seduta. Ora si lavora, dal punto di vista artistico, per trovare artisti disposti a “occuparla” poiché nel piano economico si parla, ogni anno di sei concerti grandi e dieci un po’ più piccoli: “Quest’anno a ora sono due grandi e niente di piccolo, vorremmo anche uscire dal mondo della canzone. Quello che vogliamo evitare è di sminuirla con iniziative modeste”. Per prenotarla il primo contatto è con CiVolo, la società di riferimento, la concessionaria in quanto proprietario è l’Enac. L’apertura è già attiva in quanto si svolgono continuamente manifestazioni, e una recente ha ospitato oltre 20mila per un Festival di musica elettronica: “E’ a disposizione della città in un contesto che è stato ragionato per incontrare ogni tipo di esigenza”.

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Insomma non c’è scoramento né per la programmazione ancora sotto le aspettative né per la raggiungibilità. C’è la collaborazione con le ferrovie, si può prenotare il posto auto e tutto questo è possibile grazie al rodaggio fatto con Campovolo: “E’ una grande macchina protagonista in una città piccola. Noi non abbiamo costruito nulla, abbiamo creato un paesaggio per la musica. Ma tutta la città sta cambiando volto: tutti capannoni delle Reggiane verranno ripristinati, presto si metterà mano anche all’area fieristica. Sono sinergie pensate bene. Tutti e tre gli studi hanno collaborato in modo proficuo, ognuno ha portato il suo contributo poiché ognuno aveva già esperienza su qualcosa di analogo”. Alla RCF Arena si entra tutti dal centro, non c’è alcun senso di spaesamento, è uno spazio ricco di suggestioni e di segni, tanti elementi semplici e una economia contenuta. C’è un sistema permeabile all’aria e le bandierine si muovono col suono della musica; c’è un sistema fonoassorbente naturale, il suono è uniforme ma non esce; il prato ha resistenza all’usura, è fatto con una gramigna australiana, lo strato del suolo è fatto in totale drenaggio e impedisce che l’acqua scorra grazie a un effetto radiante: “Come studi presidiamo, ci siamo sempre, siamo pronti a intervenire e a confrontarci con i tantissimi soggetti coinvolti”. Dal punto di vista economico è stata realizzata con circa l’85 per cento di finanziamenti privati e un finanziamento di circa 1,5 milioni di fondi europei. Il costo totale è intorno ai 12,5 milioni. Il sogno? Avere Bruce Springsteen, Paul Mc Cartney e i Coldplay.

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