Pinguini Tattici Nucleari a Reggio Emilia: “Un concerto per sognatrici e sognatori”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Andrea Cesare Sirio Ciliberto

La band di Bergamo chiude alla RCF Arena un tour da record, costellato di sold out e con oltre 550mila biglietti venduti. Solo nella città emiliana erano oltre 80mila: “Mai vista così tanta gente insieme”, hanno commentato i ragazzi. IL COMMENTO E LA RECENSIONE

Ce ne fossero notti da rubare e da raccontare con un pastello bianco come quella che i Pinguini Tattici Nucleari hanno regalato agli oltre 80mila che ieri, sabato 9 settembre, hanno affollato la RCF Arena di Reggio Emilia: “Non abbiamo mai visto un pubblico così grande”, ha più volte ripetuto il frontman Riccardo Zanotti, in alcuni momenti visibilmente emozionato come per altro il resto della band: Nicola Buttafuoco, Lorenzo Pasini, Simone Pagani, Matteo Locati ed Elio Biffi; e poi c’è il manager Gianrico Cuppari, an angel over their shoulders, che li ha incontrati in una pasticceria di Brescia e con loro sta costruendo “La Storia Infinita”. Con questa fantastica avventura negli stadi, nata quasi per caso perché in origine si pensava di fare solo un San Siro poi dopo il sold out in dodici ore sono diventati due ed è partito un tour con oltre 550mila biglietti venduti, i ragazzi di Bergamo hanno dimostrato che i sogni possono diventare realtà. Nessuna scorciatoia per loro, nessun talent, solo la forza di una musica che, giorno dopo giorno, passaparola dopo passaparola, è diventata il manifesto di una generazione. E anche di quelle confinanti: perché alla RCF Arena c’erano famiglie, coppie, amici, c’era la bella Italia multietnica e multiculturale che ha voglia di fare festa ma anche di ascoltare canzoni che fanno riflettere. Un brano come Scatole, che Riccardo ha dedicato a suo padre, è lo specchio di una generazione che vuole crescere libera, inseguendo progetti e ideali che spesso sono distanti da quelli che i genitori avrebbero desiderato per i figli. Quasi due ore e mezzo di concerto tra spunti pirotecnici, ironia, tatuaggi e spensieratezza. Fuori dalla RCF Arena una organizzazione perfetta, una invasione pacifica di oltre 80mila persone accolta con gioia dalla città emiliana e gestita con ordine e raziocinio. Peccato che non si pensi a una Arena “a fisarmonica”, ovvero adattabile anche per concerti che fanno numeri più piccoli: l’estate musicale potrebbe essere di sei mesi.

Pinguini

LA MUSICA è ANCHE PENSIERO

l prologo del concerto è stato alle 14, quando il sole era alto nel cielo. Caldo ma non bollente. All’apertura dei cancelli c’è stata la corsa per conquistare la transenna della Red Zone e della Golden Zone, le due più vicine al palco. I più veloci hanno trovato ad attenderli i Pinguini: erano tutti lì per un abbraccio, una foto, un saluto con i primi fan a entrare nell’Arena. È stato emozionante, in alcune persone si è dipinto sul volto uno stupore, quando li hanno visti, che neanche la Sindrome di Stendhal avrebbe provocato simili mancamenti e rossori. Si spengono le luci che sono da poco passate le 21, c’è l’introduzione ironica sulle Fake News e poi si parte con Zen seguita subito dopo da Giovani Wannabe, accolta con un boato da finale dei mondiali. La prima sorpresa arriva con Hold On: si parla di tatuaggi e i Pinguini si sono portati un tatuatore con loro. Che accade? Che una ragazza del pubblico viene invitata sul palco, annuncia il titolo della canzone, e mentre la band canta lei si affida al tatuatore. Momento intenso è la canzone che dedicano alla loro città, Bergamo: per sottolineare le radici profonde che hanno con la loro terra Elio Biffi anticipa il brano con una citazione de La Luna e i Falò di Cesare Pavese. Riccardo Zanotti si mangia il palco e oltre a cantare fa il Virgilio del Pop, accompagna con le sue parole il pubblico in un mondo dove il pensiero è dominante: “Il mondo cambia e hai due possibilità: o resti ancorato al presente o lo segui, ti affidi al panta rei e ne segui le correnti. La musica è divertissement ma anche pensiero, non tutto deve essere distrazione”. Si avanti, tra le altre con Coca Zero e Ricordi e poi, cantata da tutti, ma proprio da tutti, arriva Lake Whasington Boulevard un brano che “non è mai stato un singolo. A volte stiamo a lungo a parlare col manager, con l’etichetta discografica su quali canzoni devono diventare singoli e poi accade come in questo caso che siete voi ad avere trasformato un pezzo in una hit”. Sul palco è comparso un tavolo e la band è seduta lì ma in realtà, e Riccardo lo sottolinea, “questo è un tavolo apparecchiato per 80mila”. Arriva Scatole che è la storia di un ragazzo che non voleva né fare il mestiere del papà né farsi carico di sogni altrui. Voleva semplicemente vivere la sua vita: “Questo è un concerto per sognatori e sognatrici - dice Riccardo Zanotti - e se sei sfigati come noi possono proporre la loro musica a Campovolo significa che chiunque può farcela”. Poi arrivano le birichinate di Giulia e la nostalgia della Cena di Classe. Non c’è tregua e alle canzoni si annoda qualche aneddoto come quello del famoso furgone, il loro primo furgone, che ha dato vita al brano Dentista Croazia. Il finale è di quelli che moltiplicano le palpitazioni: Ridere e Rubami la Notte chiudono il concerto. Ma prima dei fuochi artificiali c’è tempo per altre tre pietre angoli della storia del Pop italiano dal Duemila a oggi: si tratta del sanremese Ringo Starr, di Scrivile scemo e di Pastello bianco. Una vera epifania laica, un nuovo testamento che diventa nuova testimonianza. Il pubblico sciama verso casa felice, d’altra parte “sembrava la storia infinita e forse era solo la felicità”. Sì, lo era, ma era, è una felicità infinita!

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