Stunt Pilots, l'album The Takeoff: "Il nostro viaggio è appena iniziato e ha tanti scali"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il disco è una miscela di sonorità analogiche con reference insolite, imprevedibili, che portano a canzoni che si evolvono e sviluppano con cambi velocissimi, influenzate anche dal lungo periodo che la band, seconda classificata a X Factor 2023, ha trascorso a Berlino dove sono nati la maggior parte dei brani. L'INTERVISTA

The TAKEOFF degli Stunt Pilots è un'estensione di Imma Stunt, l'inedito presentato a X Factor 2024: una serie di istantanee che ruotano intorno al tema dell'autenticità, catturato dallo sguardo dei giovani artisti Zo Vivaldi (Lorenzo Caio Sarti), chitarra e voce, Moonet (Simone Colombaretti) basso, e Farina (Emanuele Farina) batteria. Le 5 tracce di The TAKEOFF parlano di uscire dalla propria comfort zone, di ribellione  intesa come strumento necessario per definirsi, per stabilirsi come voce. E' il racconto trasparente del periodo intercorso dopo la partecipazione al programma da parte di una band che è rimasta anarchica nella sua essenza, pur trovando una strada con il mainstream: una riflessione sui trend, sulla visibilità passeggera e sull'importanza di rimanere realistici, ancorati alla propria positività.

Partiamo dalla storia dell’Ep: quando e come e nato e durante la lavorazione avete mai pensato che al takeoff segue un landing? Siete atterrati nel posto giusto per la vostra musica?
Nasce e si sviluppa tra Milano, Berlino e la Thailandia e il concetto del take off fa parte di noi per portare in giro la nostra essenza. Non ci abbiamo pensato a un landing perché dobbiamo ancora “takeoffare”, siamo in fase di preparazione. Lo definiamo un grande viaggio con più scali e siamo appena partiti.

In Trying parlate di decollare anche senza trovare nessuno alla ricerca di una strada che prima o poi sarà lei a trovarci: è una ricerca di identità interiore o di collocazione nel società?
Due letture corrette entrambe. Certo bisogna anche capire quello che fa al caso nostro. La canzone parla di una relazione, di una persona con la quale ci sono stati alti e bassi.

La vostra storia parla di mindset ribelle, mentalità ribelle: cosa significa oggi essere ribelli, con una classe politica che preoccupa e due guerre molto vicine?
La ribellione è contro noi stessi, contro la confort zone, non vogliamo vivere con l’autopilota, è facile lasciarsi trascinare e restare nella bolla di una vita ripetitiva. Ci sono tante belle cose che ci aspettano come esseri umani. Non c’è un risvolto politico. Ci siamo conosciuti nel 2020 e siamo inglobati dai nostri telefoni, sia tra noi che con le relazioni. Ecco perché sempre siamo insieme e siamo stati in Thailandia a fare volontariato.

La metà del cervello che ci definisce pazzi e salvifica o da sedare?
Nel nostro caso è da sedare. La avessimo seguita non avremmo fatto molte delle nostre scelte, vale soprattutto per la musica. Cerchiamo di tenere fuori quello che porta ad avere un metodo, noi disegniamo al contrario.

L’ossitocina dell’anima si produce in solitudine oppure sono gli stimoli ambientali e umani esterni che la sviluppano?
E’ tutto quello che viene stimolato dalla musica e la musica ce la stimola. Quando siamo con persone amiche o creative si sviluppa ancora di più.

I finestrini oscurati che sono in Sellout salvano dai discorsi tossici su tasse, costi e detrazioni?
E’ una metafora, quando facciamo musica senza pensare a questi discorsi la musica diventa connessione e spiritualità, se ci vedi alle prove siamo fluttuanti e sereni. Quei finestrini sono il filtro da applicare.

Chi è l’uomo che descrivete in Man Up? E’ terreno o ultraterreno?
Racconta una serie di esperienze dove ci siamo scontrati con una mascolinità tossica a partire dai nostri look. Da bambini eravamo gli unici coi capelli lunghi, eravamo gli unici “strani” e il bulletto di turno che tra parolina e commentini ha segnato un po’.

Blame Up: quel lasciare la città è una resa oppure significa prendere la strada di cui parlate in Trying?
E’ lasciarsi alle spalle certe cose, il collegamento ci sta ma qui è abbandonare quello c’è, è più una resa.

Avete la percezione che, seppur non evidenziata, c’è molta politica nei vostri testi?
Prendiamo posizioni, non siamo passivi. Le cose possono andare meglio se ci credi. La nostra può essere considerata una politica con radici generazionali, ci piace analizzare la nostra generazione, compararci con l’epoca dei nostri papà. Siamo cresciuti con le orecchie e la testa negli anni Settanta, poi quando devi cavartela da solo e vivere la quotidianità viene il paragone coi i video e i vinili di quell’epoca e ti domandi perché la musica arriva attraverso uno schermo.

E' in arrivo X Factor 2024: consigli a chi arriva dopo di voi?
Consigliamo di divertirsi, di avere le idee musicali chiare, di non andare per tentativi. Non preoccuparti, collegati con te stesso e vai sul palco. Non importa come va, fallire è la migliore cosa per strutturarsi, serve tanto tempo per sbagliare e rialzarsi ma è fondamentale.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Noi siamo per sbagliare, fallire e rialzarsi. Ai concerti siamo gasati, ne abbiamo uno importante il 6 luglio a Milano al Circolo Magnolia. Ci serve un po’ di relax che ne abbiamo bisogno. Ci spargiamo per globo come le sfere del drago per poi ritrovarci insieme con nuove suggestioni.

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