'E Zézi, festeggiano i 50 anni col brano Vocca d'Oro

Musica
Credit Cesare Accetta

Il singolo è una canzone-collage gioiosa in uscita il 17 maggio sulle piattaforme di streaming e dedicata a un simbolico pesce-femmina

“Vocca d’oro” è il brano firmato ‘E Zézi che celebra i 50 anni di militanza e festa del Gruppo Operaio di Pomigliano d’Arco. Una canzone-collage gioiosa – in uscita il 17 maggio sulle piattaforme di streaming – dedicata a un simbolico pesce-femmina. “Essendo innamorato del canto antico de Lo Guarracino ho immaginato una favoletta-scioglilingua moderna”, racconta Angelo De Falco, tutt’ora emblema e maître à penser della formazione. “Alcune volte ho persino fatto disegnare questa storiella ai miei alunni delle scuole medie. ‘E Zézi portano ancora la loro luce nel 2024, ricorrenza dei nostri 50 anni. Il singolo apre una serie di progetti, a cominciare dall’album in vinile che verrà pubblicato entro fine anno”.

Dall’hinterland vesuviano, dalle catene di montaggio, dagli scioperi dei lavoratori alienati e fantasmi, ‘E Zézi hanno sempre rappresentato un faro per la comunità. “Solitamente le nostre canzoni istruiscono il popolo e innescano una reazione di sangue, cervello e braccia. In questo caso, le strofe di “Vocca d’oro” sono un cruciverba di tammurriate antiche, votate e filastrocche recuperate in decine di libri di archivio. Il desiderio è far ballare la gente; un diritto che ognuno ha ma che spesso viene perduto o dimenticato. Dopo aver composto tante canzoni drammatiche,

testimonianze sui lavoratori e le loro condizioni disgraziate, questo è un invito alla gioia di vivere. Dovrebbe essere concesso a chiunque festeggiare la propria esistenza, a prescindere dai profitti. Il ballo è catarsi così come ‘E Zézi sono la voce quotidiana del popolo. È questo il verbo originario e quello futuro. Non smetteremo mai. Ecco perché in questo “manicomio creativo” subentrano i giovani. Zézi è una casa, una famiglia”. La band oggi include Angelo De Falco (percussioni popolari), Alessio Sica (batteria; insegnante), Enzo Salerno (basso; tecnico del suono), Nico

Conte (fisarmonica; musicista), Fabio Soriano (fiati; insegnante), Massimo Ferrante (canto e chitarra; musicista), Myriam Lattanzio (canto e nacchere; segretaria di compagnia), Dario Mogavero (canto e tammorra; orafo) e Toto Toralbo (canto e bouzouki; musicista).

Il pezzo “Vocca d’oro” nasce concretamente il 1° maggio 2000 a Ravenna, con il titolo “Tammurriata nova”, però prima d’ora non era mai stato inciso in una produzione discografica. Al di là delle esplicite rivendicazioni politico-sociali, che sin dalla nascita sono lo status del Gruppo Operaio, l’intenzione stavolta è creare un flusso sonico-letterario che possa agire nella dimensione coreutica. E nel ballo si prende coscienza di sé. “Le parole raccontano una storia diretta perché sono parole scritte dal popolo

ignorante: fravecature / pezzienti arraggiate / li fierre v’è mpignate / povero zappatore, nonché il finale a scoppio, Sono le vere espressioni del popolo,

senza intellettualismi, a prescindere dai secoli in cui sono state espresse, raccolte e custodite. Infatti anche quelli che i più assoceranno a “Fenesta vascia” sono stanze di tammurriate e canti con origini campagnole. Successe così in passato pure per “Spingule frangese” di Salvatore Di Giacomo. Le rime finali sono l’esaltazione del momento goliardico e eccitato delle feste di paese, con la gente ubriaca che inventa e improvvisa poesia involontariamente, quando beve e si bacia e racconta scene

incredibili. Per noi quella poesia si infila nel tempo e diventa a suo modo una pagina letteraria. Sono storie inossidabili, sotterranee e trovano il loro sbocco come e quando vogliono. Lo dimostrano le origini del Carnevale: dalla Mesopotamia arrivano fino alle terre napoletane. E da quella fonte nasce la Zeza, alias la nostra identità”.

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