Il brano non è solo una narrazione di distanza fisica ma anche di una distanza dai propri sogni e dalle proprie aspirazioni
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Il video di Lontano è stato girato da Fabrizio Lecce, per Esterno notte, in tre differenti
luoghi, tutti tra Corigliano d'Otranto e Zollino, nel cuore della Grecía Salentina, in provincia di Lecce. In particolare sono stati utilizzati luoghi storici come la Masseria Sant'Angelo di Corigliano, le campagne della zona denominata Lu Mbroia, sempre a Corigliano d'Otranto, la riserva naturale Spalungano, a Zollino. Tutto ciò con l’intento di determinare un contrasto netto tra la vivacità e la brillantezza dei colori della campagna salentina e le storie invece malinconiche e ripiegate su se stesse attorno alle quali sembra svilupparsi la canzone.
Lontano è infatti l’ennesimo capitolo di una storia mancata che succede a una fuga resa inevitabile da pesi insopportabili, siano essi di natura politica o economica, sociale o religiosa. La storia potrebbe essere quella di milioni di esseri umani che ogni giorno solcano il mare, alla ricerca della loro Itaca, la terra agognata dove finalmente piantare nuove radici, alla ricerca di altre opportunità di vita. Ma potrebbe anche essere il racconto di un uomo obbligato a un intollerabile isolamento in un contesto sociale aberrante perché condanna all’anonimato ogni impulso individuale, ogni autonomia di scelta. E potrebbe anche riferirsi a molte altre vicende analoghe, accomunate dall’idea di una distanza dai propri sogni e dalle proprie aspirazioni, una distanza che diventa una piaga che si cicatrizza su gigantesche rimozioni che non ci fanno più ricordare da dove veniamo e verso dove saremmo voluti andare, in un presente dilatato oltre misura, un presente senza memoria e senza futuro.
Anche per questa sua capacità di evocare tante e diverse ipotesi di vita ho voluto che Lontano fosse il brano che dava il titolo al mio nuovo album, pubblicato da Squilibri, a sua volta organizzato attorno a dodici canzoni incentrate tutte sul tema del tempo che si consuma sotto forma di distanza e attesa. Così, nel contesto di un frastagliato paesaggio meridiano, qual è quello del video, tra smaglianti pieghe di colore e più sommesse piaghe di un atavico dolore, piccole storie narrano di lavoro e solitudine, di separazioni anche forzate e di un difficile rapporto tra generazioni che vivono in modo differente il senso d’appartenenza. Anche suoni e ritmi sono figli di queste storie e di questi paesaggi, evocando sapori mediterranei combinati con profumi che arrivano dal nord dell’Africa come dalle sponde balcaniche, sulle note di un violino, il suono di un sax o anche sul soffio del vento di libeccio.
E, ad accompagnarmi in questo viaggio nella memoria, oltre a Daniele Sepe, altri ormai abituali compagni di viaggio come Alessia Tondo, per i cori, Valerio Daniele, chitarre, Francesco Pellizzari, percussioni, e Matteo Resta, basso elettrico.