Il titolo della canzone prende a prestito una citazione del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Il Gattopardo
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Con Gattopardi, pecore e sciacalli ho voluto porre l’accento sul fatto che, nella società attuale, i più non si rendono conto di quanto le loro idee siano pilotate, non sono capaci di aprire gli occhi e ragionare con la propria mente ma soprattutto con il proprio cuore. Per girare il videoclip ufficiale del brano, d’accordo col regista Luigi Soraci, ci siamo recati in uno dei paesi che hanno dato i natali al famosissimo libro, e che ospitò Tomasi nel periodo della seconda guerra mondiale, l’antico borgo di Ficarra (Messina). A questo sono legati moltissimi passi dell’opera tra cui il passo del sodato borbonico ucciso, alter ego di un soldato tedesco che qui perse la vita durante lo sbarco degli americani nel 1943, e di cui io stesso realizzai una scultura commemorativa alcuni anni addietro. I set scelti, per l’uso dei quali debbo un tributo all’Assessore alla Cultura che ha fortemente creduto nel progetto, sono il Museo delle marionette di Palazzo Busacca, la fortezza carceraria sede del Museo del giocattolo medievale ed il Palazzo baronale Milio che, oltre agli eleganti interni del piano nobile, conserva una interessantissima collezione d’arte contemporanea. Nel videoclip, infatti, figurano alcune di queste opere con autori come Lois Weinberger, Hugo Canoilas, Genuardi-Ruta, Federico Baronello ed altri.
Il titolo della canzone prende chiaramente a prestito una citazione del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa “il Gattopardo”, autore al quale sono fortemente legato perché, per l’altra mia grande passione per l’architettura, la scultura e l’arte figurativa in generale, ne condivido i luoghi di ispirazione.
Per esprimere il senso del mio brano “Gattopardi, pecore e sciacalli” mi sono servito di un teleschermo che si impone nell’ umanità. Chi vi entra in contatto acquisisce la facoltà di ripercorre la storia attraverso uno scorrere facoltativo del tempo. Alcuni esseri, rappresentati in scena da alcuni allievi del Dams di Messina, vengono mostrati come spettri che vivono e danzano in una storia passata o futura. Una volta avvenuto il contatto con il tubo catodico tutto diventa chiaro. Essi diventano osservatori imparziali di vicende umane vissute dagli uomini incoscienti che ormai non appaiono se non nelle vesti di marionette o pedine di una scacchiera. Le loro idee, i loro movimenti sono pilotati da mani e menti esterne a loro e se le cose non cambieranno inevitabile e catastrofica sarà l’autodistruzione.