The French Fries: "Overtones è sottintesi, è partire da noi per fare stare bene gli altri"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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La coppia formata dalla ballerina e coreografa Mia Meneghini e dal producer e batterista dei Negramaro Danilo Tasco pubblica un nuovo singolo dalle atmosfere un po' retro ma sempre visionarie, tra teatralità, passato e synth. L'INTERVISTA

Si intitola Overtones il nuovo, ipnotico brano di The French Fries, il duo composto dal producer e musicista membro dei Negramaro Danilo Tasco e dalla ballerina e coreografa Mia Meneghini. Si riaffaciano sul mercato discografico, sezione musica e poesia, con un brano magico in cui il loro sound electro-pop si unisce a melodie dal sapore swingOvertones è un crocevia di suoni e suggestioni che creano atmosfere sognanti con momenti di morbidezza seducente a cui si alternano lampi di sinuosa energia

Mia e Danilo finalmente è giunto il momento di Overtones: l’unico punto di contatto con i precedenti singoli è la sua natura visionaria. Che storia ha questo singolo e perché lo avete scelto?
All’origine c’è la voglia di fare una cosa un po’ diversa, il seme resta nel ritmo ma col desiderio di fare una scansione ritmica di partenza in ternario, come si dice in gergo, con atmosfere più passate, una sapore più retrò da Chicago anni Venti che ricordasse quel mix di teatralità e passato che è sempre presente nel nostro stile.

Conosco il vostro perfezionismo: quante versioni ne avete fatte?
Di solito accade così ne facciamo tante, ma stavolta è andata in maniera più veloce, l’idea si è visualizzata più in fretta. Imprinting è arrivato da subito, dalla prima versione, con i synth che richiamano ottoni e fiati trasportati nella modernità dagli stessi synth.

Rispetto ai brani precedenti mi è sembrato un brano un po’ più pop, con un respiro da Broadway. Ci sta come interpretazione?
E’ una delle nostre tante sfumatura, non è una rotta ma una tappa obbligatoria perché fa parte del nostro background, il musical e il teatro di Mia e gli esordi alla batteria da ragazzino di Danilo col fratello in una band di rythm and blues.

Il brano sembra scavare nelle inquietudini di una coppia dai toni esagerati: dove nasce questa introspezione?
Tutti i testi raccontano di qualcosa e in generale di stati d’animo, in primis il rispetto per le persone intorno. Ci viviamo quotidianamente, ci chiediamo come siamo visti e come porci, abbiamo paura di sbagliare eppure viviamo di incontri e di come ci relazioniamo con gli altri. Raccontare qualcosa è legato ai contenuti del musical che nelle canzoni diventa il racconto di una storia.

Il testo è in inglese ma lo commentiamo in italiano. “Tu non mi amerai a meno che non ti ami davvero”: l’amore, qualunque sia la sua forma, parte in primis da se stessi?
Assolutamente sì, è una forma di inquietudine che non ha età, bisogna consapevolizzare prima chi si è e poi aprirsi agli altri in un equilibrio precario che ci accompagna sempre. A volte si ferma la domanda perché si segue il corso della vita ma ogni tanto dobbiamo rallentare e riprendere a interrogarci.

In amore dove è il confine tra le aspettative che uno ha verso l’altra persona e l’accettazione di quello che è, della sua identità?
L’altro deve sempre stupirci e questo non fa mai male, è come la legge della libertà che termina quando limita quella del prossimo. A volte è facile idealizzare ma è bello anche essere contaminati. Ogni giorno cambiamo, chi siamo oggi tra un anno sarà un’altra persona. Il limite è veramente sottile. La formula è essere se stessi facendo stare bene l’altro.

“Risvegliarsi e trovare il posto cui apparteniamo”: qui c’è il passaggio tra una dimensione onirica e la quotidianità. I sogni sono nutrimento della vita o sono solo…sogni?
E’ una questione di carattere, per noi i sogni ci fanno svegliare e lavorare durante la giornata, sono quello in cui credi. Serve attenzione a non perdere di vista le cose, non è utopia il sogno bensì è una trasposizione di quello che siamo da svegli. Non dobbiamo viverli separati. (Mia aggiunge che Danilo il sogno lo rende realtà, questo progetto lo ha reso reale e nasce come un sogno, ndr).

Occhi spalancati sempre…su cosa? Verso dove?
Verso la consapevolezza, affinché la vita non offuschi i sogni, che non si creino situazioni che non ci fanno stare bene, verso lo svegliarsi e vigilare su una vita di scelte consapevoli. Il titolo ha diversi significati: overtones musicali, cromatici ma in inglese significa anche sottintesi!

Mi dite qualcosa dei vostri progetti extra The French Fries?
Danilo: E’ in uscita al cinema il documentario sui Negramaro, poi col gruppo andremo in studio per qualche cosa di nuovo e ci sono i due stadi annunciati nel 2024. Siccome non lo dirà segnalo che Mia per mesi è stata protagonista di uno spot televisivo sul riciclaggio del vetro.
Mia: La fase di scrittura è continua e poi c’è la musica che facciamo con Danilo.

Promettete per il futuro un po’ meno perfezionismo e un po’ più brani?
E’ un impegno, sono quegli occhi aperti che dobbiamo spalancare.

Che accadrà nelle prossime settimane dei The French Fries? C’è la possibilità che vi si possa vedere dal vivo anche per un mini set?
Bisognerebbe farlo, i cromosomi artistici ci portano a esibirci in pubblico. Nel caso ti dico che saremmo i primi spettatori di noi stessi. A volte troviamo l’ispirazione in macchina durante i viaggi, ci mettiamo a cantare. Poi è capitato qualche volta con amici a cena che gli facciamo ascoltare idee anche in fase embrionale, chi non è del nostro ambiente spesso di fornisce spunti interessanti.

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