Poseïdona: "Ora l'ansia è quasi una amica grazie alla mia stella polare che è la musica"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

La giovane artista italo-francese non abbandona la melanconia e quel senso struggente della vita ma il singolo "Lei" ci mostra una persona forte e consapevole, capace attraverso le sue parole e la sua filosofia di portare fiducia a chi fatica a vedere un orizzonte sereno. L'INTERVISTA

Poseïdona è una sfida. In primis a se stessa ma poi al mondo che deve seguirla ed entrare in sintonia col suo pensiero libero e avvolgente, maturo e anarchico. La giovane cantautrice italo-francese Celia Serrao, che ha scelto come nome d'arte quello di una divinità marina, incanta con un talento spontaneo. Il suo ultimo singolo è Lei ed è un brano contro l’ansia che lascia il segno con la sua melodia accattivante e suadente sin dal primo ascolto. Quando le parole non bastano, la musica viene in nostro aiuto.

Celia direi che il viaggio inizia dal singolo Lei, che nasce in una notte di brutti pensieri: come sono nati ed è stato liberatorio trasformarli in canzone?
Ci sono arrivata perché io la notte penso tanto: non so dirti da dove arrivino i pensieri ma posso dirti che scrivo spesso la notte, non dormo bene proprio per i pensieri. E’ stato liberatorio, è come il punto finale di un percorso nel quale mi sentivo diversa dalle altre perché inseguita da pensieri neri. Chi mi conosce mi vede come il sole ma sono double face. Ora lo ho accettato ed è stato un lungo viaggio interno. Ho voluto condividere Lei perché non avevo il controllo sull’altra me.


Personificare l’ansia è anche coraggio, è affrontare un corpo, una fisicità: come hai costruito l’ansia-persona? Prima della sequenza allo specchio, intendo.
Per anni ho pensato fosse esterna a me stessa, col tempo ho capito che sono io la mia nemica. L’ansia ora è quasi una amica, a volte fatico ancora a conviverci ma prima proprio non ci provavo, era troppo grande per me. C’è anche un percorso di terapia.


Ed eccoci al confronto con te stessa davanti allo specchio: la prima cosa che fai è puntare la pistola: perché? Non conviene prima ragionarci?
Man mano che il video va avanti c’è il mio camminare nella casa che rappresenta la mia vita. La pistola che diventa una rosa significa che su tante cose ci ho ragionato e le ho accettata. Al liceo avevo pensieri neri ma ora va bene.


Nel video mi ha incuriosito che usi il microfono tradizionale: c’è un motivo?
Volevo una cosa non troppo moderna, per simboleggiare la musica che poi è lei che mi ha salvato. L’ansia è il motore che mi ha portato alla musica. Da piccola scrivevo cose felici. Ho sofferto molto per la separazione dei miei, fu uno choc, ho avuto difficoltà con la scuola, ero molto triste.


I rimandi all’iconografia di James Bond da dove nascono?
Sono femminista e la figura della Bond Girl non mi piace, è debole ed è un oggetto sessuale. Io penso che spesso le persone più fragili sono quelle che sanno battersi di più. E’ una questione di empowerment, voglio essere io l’eroe.


Anche in Lost parli di notte e buio interiori: l’inquietudine ti accompagna sempre?
Ho letto un testo sulla melanconia nostalgica: io sono triste quando mi accade qualcosa di bello perché so che finirà. Sono ipersensibile ma affetta da nostalgia perché so che la magia finirà.


Cosa rappresenta l’oggetto che tieni in mano nel video? Credo abbia una sua simbologia.
Un tridente realizzato da mio papà, ha uno stile particolare. E’ il tridente di Poseidona e per me è come un Grammy del mare.


Alla fine, quando sparisci nel mare, è un gesto di purificazione e liberazione oppure è il ritrarsi da un mondo ostile? D’altra parte Poseidona è un nome molto…acquatico.
Fuggo dal mondo esterno. E’ un battesimo in base al quale divento Poseidona per davvero: mi sono cercata e mi sono trovata, c’è un afflato mistico nel tutto. Sul palco dicono che sono una statua…mistica.


Quattro anni fa eri Celia quando hai fatto Come il Tramonto: perché hai cambiato il nome? Già in quel brano c’è melanconia, c’è già l’invocazione a portarti lontana da te.
Sono sempre stata avanti col pensiero, ho sempre lavorato per guardare davanti agli altri. Non mi sentivo capita da nessuno. Mi chiedevo come sarebbe la vita senza i pensieri negativi? Eppure avevo voti buoni a scuola. Sono una perfezionista, cerco il dettaglio: chi lavora con me a un certo punto deve fermarmi. Per anni sono stata Celia why not me. Andavo nei bar con la chitarra, proponevo cover e due brani miei. Ero timida e seduta dietro la chitarra. Ora sono un’altra persona. Parlare del mare che mi fa stare bene. Non più devo più nascondermi, mi aiuto da sola ed è arrivata a supportarmi Poseidona.


Ti senti figlia della tua generazione?
No, avrei voluto avere la mia età negli anni 70 e 80. Sono nostalgica di un’epoca che non ho mai vissuto. Sia musicalmente che nello stile.


In Lost ci sono un telefono che non squilla e qualcuno che non arriva: hai paura della solitudine? Per altro quello che percepisco dai due brani è un costante senso dell’assenza, come se mancasse sempre qualcuno nei tuoi testi.
Ho una doppia cultura, mai mi sono sentita al mio posto: Italia e Francia sono due mondi diversi. Ovunque stavo non ero mai completa. Mio padre era il mio eroe e se ne è andato. Prima temevo la solitudine, ora so curarmi da sola, ho meno paura di prima.


A proposito di stile: come è la tua camera?
Dipende dai periodi, se è disordinata lo è anche la testa e cerco di rimettere in ordine. Ho tante giacche di pelle o di jeans. Ammiro Dalida e Françoise Hardy mentre secondo me, pur essendo una icona, non simbolizza il bello francese Brigitte Bardot.


Alla fine possiamo dire che oggi sai chi sei, che sai sorridere e puntare alle stelle?
Sì tutte e tre le tue indicazioni e la mia stella è la musica. Quando sono nata dentro di me sentivo che ero nato per una missione. E’ viscerale la mia missione, da piccola analizzavo i pezzi alla radio.


Al di là del progetto Kadebostany, col quale collabori, che accadrà nelle prossime settimane?
Farò un Ep, magari preceduto da un altro singolo. Ma senza fretta voglio fare le cose bene.

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