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Alberto Veronesi licenziato per aver diretto bendato: “Epurazione di carattere politico”

Musica
©Ansa

Il direttore d'orchestra è stato licenziato dal Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lucca) perché è salito sul podio con gli occhi bendati per contestare l'allestimento dell'opera. La replica del musicista: "Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine"

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"Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine. Nel contratto non c'è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente, il mio lavoro è dirigere e per farlo ho rinunciato a tante proposte in questi due mesi e mezzo, sollevarmi dall'incarico ora è un danno". Così Alberto Veronesi replica dopo che il Festival Pucciniano di Torre del Lago, in provincia di Lucca, lo ha "licenziato" come direttore delle prossime repliche della Bohème alla cui prima, venerdì scorso, si è esibito sul podio con gli occhi bendati per contestarne l'allestimento. All'indomani di queste dichiarazioni, a Sky TG24 il maestro ha spiegato: "Quella della Fondazione Festival Pucciniano è un'epurazione di carattere politico ideologico. Loro mi allontanano dal Festival perché ho espresso un dissenso da una messa in scena, sia da un punto di vista estetico, sia da un punto di vista dei contenuti, non potendo parlare, semplicemente con una mascherina".

Veronesi: "Manifestazione innocua"

Veronesi ha dichiarato di aver compiuto "una manifestazione molto chiara ma innocua del fatto che mi dissociavo da quella regia che era diversa da quella concordata 6 mesi prima". Il direttore d'orchestra ha spiegato di aver chiesto espressamente che non ci fossero segnali di propaganda politica "e invece tutta la regia è basata sulla propaganda politica". Il maestro ha sottolineato di essere stato cacciato solo per non aver aderito al messaggio che si stava mandando con quella regia e che "l'esecuzione è stata perfetta. Tanti direttori nel passato dirigevano a occhi chiusi, io stesso ho diretto tante volte opere a memoria con gli occhi chiusi, non c'è nulla di male, anzi c'è un maggior impegno delle maestranze nel fre un bel prodotto, che c'è stato. La gente ha poi fischiato il regista, proprio cercando di distinguere". 

Veronesi: "Mi hanno inviato un'email"

Le repliche sono previste per il 29 luglio e poi il 10 e il 25 agosto ma il presidente del Festival, Luigi Ficacci, ha deciso di revocare l'incarico al maestro. "Mi hanno inviato una lettera di licenziamento per email - ha spiegato Veronesi - motivandola su un ritardo alle prove che non c'è stato, ho i documenti che lo confermano, e per il quale tra l'altro mi hanno già sanzionato; e poi su dichiarazioni che avrei fatto sulla Bohème durante la conferenza stampa a Roma. Peccato però che io non abbia detto niente anche perché mi avevano vietato di dare anticipazioni e così ho fatto". "La ragione giuridica non c'è - ha commentato ancora Veronesi - l'esecuzione del 14 luglio è stata perfetta, senza sbavature. Non possono dire che non so dirigere perché faccio il Festival da 25 anni. La verità è che questa è una vendetta politica, è un reato di opinione. È un fatto grave. Alcuni membri del cda hanno perso alle amministrative comunali di Lucca, motivo per cui non mi fu rinnovato il contratto. Il presidente di fronte alla mia richiesta di rispettare l'accordo su regia e scene, secondo cui non ci sarebbe stata nessun riferimento ideologico politico, mi ha risposto diffidandomi di parlare della recita".

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Ficacci: "Decisione presa per togliere Veronesi dall'imbarazzo di dirigere un'opera che non riconosce"

Alla prima dell'opera, Veronesi si è esibito bendato per mostrare il suo dissenso riguardo l'allestimento, preparato e voluto dal regista francese Christophe Gayral e dallo scenografo Christophe Ouvrard, ambientato nel '68, con Mimì in minigonna e altri richiami alla contestazione giovanile. Il presidente della Fondazione del Pucciniano Luigi Ficacci, come riportato dalla stampa, ha spiegato che "per togliere il maestro Veronesi dall'imbarazzo di dirigere un'opera che non riconosce e togliere dall'imbarazzo anche orchestrali e artisti abbiamo deciso di revocare allo stesso Veronesi la direzione delle prossime" repliche, in programma a luglio e agosto. Veronesi, che del Festival negli anni scorsi è stato direttore artistico, presidente e direttore musicale, sempre sulla stampa ha affermato che Ficacci "ha boicottato il concerto di inaugurazione delle celebrazioni pucciniane dell'11 luglio a Lucca perché era prevista l'esecuzione dell'Inno a Roma, opera scritta da Puccini, mentre ha organizzato una Bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l'opera, questi non scritti da Puccini. E chi non si allinea, chi vuole proteggere Puccini, chi contesta le strumentalizzazioni come il sottoscritto, viene licenziato". Il regista Gayral aveva spiegato di aver voluto attualizzare l'opera di Puccini collocandola nel Sessantotto "perché le vicende della Bohème si inseriscono già in un quadro politico, la rivoluzione del 1830, Les Trois Glorieuses della Francia, e i nostri bohemien sono artisti che mettono in discussione la società in cui vivono".

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Sgarbi: "La Costituzione garantisce il dissenso"

Sul caso è intervenuto il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha sottolineato come "il dissenso" sia "garantito dalla Costituzione". "La musica, come sappiamo, non prevede l'uso degli occhi. Luigi Ficacci lo sa bene", ha aggiunto Sgarbi. "Qui - ha continuato - non c'è nessuna censura invocata, ma una insofferenza estetica manifestata in una conferenza stampa e condivisa dal sindaco di Lucca e dagli altri membri del comitato fra i quali l'assessore del Comune di Pescaglia e Ilaria del Bianco dell'associazione 'Lucchesi nel mondo'. La protesta politica è stata invece, per sua stessa ammissione, la cifra della regia di Christophe Gayral, e la posizione assunta del presidente del Festival Pucciniano che ha licenziato d'autorità il direttore Alberto Veronesi per avere, senza rinunciare ai suoi doveri, manifestato il proprio dissenso, suo diritto costituzionale".

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